Il Nuovo 1 luglio 2001

Ruggiero punta tutto sul G8

Il ministro degli Esteri, sotto l'ala benedicente di Ciampi, lavora instancabilmente per far sì che il G8 si concluda con un bilancio positivo. Sarebbe la miglior vetrina per il governo Berlusconi

di Laura Trovellesi Cesana

ROMA  - Non c’é solo il popolo antiglobabilizzazione. In vista del vertice dei G8 il ministro degli Esteri Renato Ruggiero deve anche occuparsi dei Grandi che si incontreranno a Genova. Tesse la sua tela l’ex direttore generale del Wto. L’agenda delle prossime settimane é fittissima. Il titolare della Farnesina probabilmente il 5 luglio sarà a Londra su invito del ministro degli Esteri britannico, il 9 a Madrid dove incontrerà il suo omologo spagnolo, poi l’11 a Roma si tratterrà a colazione con il ministro degli Esteri belga nonchè presidente di turno del Consiglio Ue.

Fin qui, tutto normale. Ma Ruggiero starebbe facendo di più, molto di più. Un ruolo di regia, in parte dovuto e e in parte voluto, lo vedrebbe impegnato su due fronti: quello del dialogo “a tutti i costi” con il popolo di Seattle e quello di primo ambasciatore di uno dei governi degli otto grandi del mondo. Se i giorni del vertice italiano fossero caldi solo per la temperatura estiva, allora sì che Ruggiero potrebbe aver avuto ragione nel tessere la sua tela occupandosi pure delle ragioni interne alla preparazione del vertice. Anche quando si parla di sicurezza, lui é presente.

Era presente al vertice di Palazzo Chigi la scorsa settimana tra il premier e il ministro degli Interni e il Capo della Polizia. E’ stata la Farnesina a promuovere un incontro con il portavoce del Genoa Social Forum e altri rappresentati del popolo antiglobabilizzazione. E’ vero che al ministero degli Esteri c’era anche quello degli Interni Claudio Scajola e il Capo della Polizia De Gennaro. E’ vero che in quell’occasione Ruggiero ha cercato il dialogo parlando di contenuti. Ma il problema fondamentale per tutti resta la sicurezza. Aspetto che evoca gli episodi di guerriglia urbana registrati anche all’ultimo vertice di Goteborg e che non é scisso dal come verrà consentito di manifestare a Genova. Dall’organizzazione dell’evento dunque. Dal consentire o meno l’accesso del popolo di Seattle alle zone nel piano della sicurezza considerate ancora off-limite.

E Ruggiero lo sa bene. Come lo sa bene il Presidente della Repubblica che con il titolare della Farnesina ha trovato fin da subito una immediata sintonia. Anche Ciampi ha voluto incontrare il capo della Polizia. E sempre il Capo dello Stato, come ha riferito lo stesso ministro degli Esteri, ha contribuito a promuovere per la metà di luglio, prima del vertice, un dibattito al quale prenderanno parte nove grandi personalità con un indiscussa autorità morale (da Mandela a Menchu, a Robinson a Athissari). “Abbiamo pensato – aveva detto Ruggiero ai rappresentanti del gsf riguardo a questa iniziativa – che un incontro con queste personalità darebbe maggiore visibilità alle vostre tesi e potrebbe aprire la via, ad esempio, ad un vostro documento, condiviso da queste nove personalità da trasmettere agli otto Capi di stato o di governo”.   

All'incontro di Genova fra i rappresentati del popolo della protesta e il Capo della Polizia, Ruggiero non é presente, ovviamente. Non é presente neppure Scajola. La tela va tessuta lentamente. Anche se per il Gsf l’incontro di oggi viene considerato ‘l’ultimo’, la volontà di dialogo c’è, pur nelle differenze, ovviamente. 

Che il G8 fosse un appuntamento importantissimo si sapeva già. Le Camere sono state sciolte anticipatamente anche per consentire al futuro governo di essere nella pienezza dei poteri proprio in vista del vertice di Genova. Lo aveva chiesto espressamente il Capo dello Stato. Lo sa bene l’attuale premier che ne sente il peso. Lo sa bene anche Ruggiero che sembra essersi fatto carico del buon esito dell’appuntamento.

Un bilancio soddisfacente gli consentirebbe un doppio risultato: non solo per aver contribuito al successo della organizzazione italiana del G8 (Berlusconi tirerebbe un gran sospiro di sollievo e Ciampi ne sarebbe molto soddisfatto), ma anche per aver incassato un risultato personale spendibile sul piano internazionale. Il suo prestigio ne guadagnerebbe. E non poco.

Da apprezzatissimo mediatore ai tempi dell’incarico di direttore generale del Wto, Ruggiero potrebbe fregiarsi del titolo di uomo del diaologo con il popolo antiglobablizzazione. E l’Italia potrebbe vantare il primato di essere dai tempi di Seattle (luogo della prima protesta mondiale) il primo Paese capace di garantire uno svolgimento normale dei vertici dei Grandi. 

Un ostacolo, non da poco, potrebbe, però, far strappare la tela che sta tessendo. Nonostante gli sforzi Ruggiero resta “lontanissimo” dal popolo della protesta. “E’ uno dei maggiori responsabili dei disastri di questa globalizzazione” ha detto del titolare della Farnesina Vittorio Agnoletto portavoce del Genoa Social Forum. Il presidente della Lila ha anche lasciato intendere di non riconoscerlo come interlocutore per affrontare i problemi che la globablizzazione.

Problemi di lungo periodo che – secondo Agnoletto - sarebbe meglio affrontare con altri rappresentanti istituzionali. E da giorni chiede di incontrare i presidenti dei gruppi parlamentari. Una richiesta alla quale starebbe lavorando anche Rifondazione comunista (Agnoletto é stato candidato di Prc alle ultime elezioni). E questo per diversi motivi: da una parte il partito di Bertinotti da tempo cerca sempre di più di farsi interprete delle ragioni dei molti soggetti movimentisti dall’altra perché in questa fase avrebbe avuto la possibilità di porsi all’interno delle istituzioni portatore di queste istanze.  E non é detto che prima del G8 l’incontro non possa avvenire. Ma per quel tempo il diritto di manifestare, benchè garantito dalla Costituzione, dovrà essere espressamente permesso.