Manifesto 22 giugno 2001 "Ma
quali aperture?"
Il Genoa social forum insiste: "Garanzie
precise". Ruggiero pure: "Sto con voi"
Tre miliardi E' la cifra stanziata dal governo per accogliere i manifestanti:
"Come 4 cene per giornalisti". E intanto il sindaco delega di nuovo tutto a Roma
CINZIA GUBBINI - ROMA
" La montagna ha partorito il topolino. La chiusura da parte del
ministro Scajola verso il movimento contro il vertice del G8 continua". E' un fiume
in piena Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social forum, la struttura che
raccoglie 730 associazioni e che da mesi sta tentando di aprire un confronto con le
istituzioni sull'agibilità di Genova e sulla garanzia del diritto a manifestare. "Il
ministro si è dimostrato molto bravo solo nel promuovere la propria immagine, ma nei
fatti l'unico elemento positivo che registriamo sono i 3 miliardi destinati
all'accoglienza, una cifra equivalente a quella stanziata per i 4 buffet dei giornalisti
invitati al G8".
Il Gsf rompe la pastoia mediatica imbastita dal governo, che in questi giorni si è
dimostrato molto "aperto" nei confronti del movimento ma che ancora latita nello
spiegare in cosa consistano esattamente queste "aperture". Giudica quindi
"molto preoccupante" l'incontro che si è svolto ieri con il Comune di Genova,
durante il quale il vicesindaco ha annunciato che il piano di accoglienza c'è, ma che
verrà esposto soltanto dal governo a tempo debito (si vocifera il 28). "Non è
possibile - sbotta Agnoletto - tutte le istituzioni si stanno prendendo una grandissima
responsabilità. Questo significa negare i diritti costituzionali".
Egualmente indignato Fausto Berttinotti, che ieri alla camera ha detto: "Qui non si
capisce ancora se si potrà manifestare, oppure no". L'impressione, in effetti, è
che la città di Genova sia ormai posta "sotto tutela" governativa, come se
l'amministrazione comunale non avesse alcuna competenza, persino al di fuori della
"zona gialla". "Un segnale politico inaccettabile - si infervora Paolo del
centro sociale genovese Zapata, presente ieri all'incontro - sembra che ormai
Genova sia totalmente una "zona gialla". Abbiamo presentato al Comune un piano
di accoglienza definitivo l'11 aprile scorso, scaturito dopo mesi di lavoro a contatto con
le stesse autorità cittadine. Ma per ora solo la Provincia ci ha assicurato un elenco di
strutture. Ovviamente saremo presenti al tavolo con il governo - spiega Paolo - e speriamo
sia fissato il prima possibile. Ma a questo punto siamo molto, molto preoccupati".
Le questioni da derimere sono ancora tante tra cui le zone di accoglienza (secondo il Gsf,
dovrebbero esserci anche lo stadio Marassi e il Lagaccio), il percorso dei cortei e
l'apertura delle frontiere. Tra l'altro il Comune ha chiarito, durante la riunione di
ieri, che non ha alcuna intenzione di avviare il piano d'accoglienza a partire dall'inizio
di luglio. I manifestanti saranno presi in considerazione soltanto nell'ultima settimana
del mese: in pratica esisitono solo come contrappunto degli "otto grandi".
Nonostante ciò il ministro degli esteri, Ruggiero, continua nella sua strategia di
dialogo con gli "antiglobalizzatori". Anche ieri è tornato a tesserne le lodi,
liquidando in poche battute il rapporto del Sisde sui presunti pericoli di attacchi
terroristici ("non ho la più pallida idea di questa cosa", ha detto), ribadendo
che incontrerà associazioni e sindacati, immaginando un possibile pre-vertice "con i
paesi poveri" (la prima sera, alla presenza di Ciampi e di alcuni capi di stato come
Nigeria, Sudafrica, Bangladesh), e rafforzando l'appello alla "non-violenza".
"E' normale che ci siano preoccupazioni - ha detto ancora Ruggiero - avete sentito
anche voi la gente che dice "dichiareremo guerra"". Ma le Tute bianche,
autrici della "dichiarazione", non ci stanno a questo giochetto e a sorpresa
annunciano il silenzio stampa: "perché - spiegano - il movimento è composto da
tanti gruppi, e non solo dalle Tute bianche troppo spesso indicate come "il
movimento"". Al governo chiedono "passi concreti". Ovvero:
"Perché non dimostra che la sua non è una politica neo-liberista tutta tesa alla
globalizzazione selvaggia?".
Su questo fronte Ruggiero è quasi sfacciato: "Se invece di combatterci gli uni con
gli altri unissimo le nostre forze potremmo davvero cambiare il mondo". E aggiunge:
"Le Ong hanno già raggiunto molti obiettivi. Se oggi il vertice di Genova è sulla
povertà, sull'Aids e lo sviluppo sostenible è anche perché ci sono questi
movimenti", dichiara l'ex direttore del Wto. "Questo è verissimo -
replica a distanza Raffaella Bolini dell'Arci - ma non basta che ne parlino. Non
siamo più nell'epoca dei sovrani che gentilmente concedono qualcosa ai sudditi. Siamo
nell'epoca della democrazia: ogni paese deve contare al pari di un altro. Il G8 è la
negazione di tutto questo, è un governo mondiale basato sul censo. E' illegittimo, e per
questo il vertice va annullato. Dovrebbero avere il coraggio, finalmente, di portare
queste discussioni in una sede adatta, come le Nazioni unite, impegnandosi seriamente per
rendere questo organismo più efficace".
Intanto il G8 entra a pieno titolo nel dibattito parlamentare. Ieri alla camera i verdi
hanno calato uno striscione contro il vertice. "L'approvazione dei 3 miliardi chiesti
dai verdi è solo un primo passo - ha dichiarato Paolo Cento - ora pretendiamo l'apertura
dell'aeroporto e delle stazioni ferroviarie durante il summit". |