Corriere della sera 29 giugno 2001

La ragnatela della Farnesina tra politica e un po’ di fantasia

di STEFANO FOLLI

La ragnatela tessuta da Ruggiero e Scajola in previsione del G8 comincia ad assomigliare a una politica coerente. E’ presto per dire se darà anche qualche risultato. Ma se ne riconosce ormai l’ordito. E si capisce che nel dialogo con i contestatori gli italiani, quest’anno, si sono spinti più in là di altri paesi organizzatori. L’idea che il presidente della Repubblica incontri a Genova, a margine del G8, i presidenti di un gruppo di paesi poveri o poverissimi, dimostra se non altro uno sforzo di fantasia. Non risolverà alla radice il problema, visto che il Genoa Social Forum insiste a negare la «legittimità» del vertice. Ma aiuta a smussare gli angoli. Idem per il progetto esposto da Ruggiero ieri alla Farnesina: aprire il G8 alle voci del Terzo Mondo, trasformarlo in una sorta di assemblea tra nazioni ricche e indigenti. In breve, la tessitura della ragnatela è in corso. E non si può negare che i vertici del ministero degli Esteri conoscano la virtù della tenacia, condita con la dovuta pompa protocollare. Il punto di partenza è quello fissato da Ruggiero a Goteborg: «Noi e il movimento anti-globalizzazione perseguiamo gli stessi obiettivi». Un’affermazione alquanto spregiudicata, sulla quale però il governo Berlusconi ha appeso la sua linea del «dialogo» quasi a ogni costo. Fino all’annuncio di ieri sera sull’allargamento delle giornate genovesi ai rappresentanti del Terzo Mondo.
All’interno di questo gioco diplomatico, che ha lo scopo di separare la frangia moderata del movimento anti-G8 dai gruppi estremisti, Ruggiero interpreta il ruolo dell’uomo comprensivo che viene incontro, finché può, alle richieste dei contestatori: che addirittura si mette nei loro panni. A Scajola invece tocca la parte del tutore dell’ordine pubblico, severo ma giusto.
Due parti in commedia che nel complesso descrivono un governo che sa prendere l’iniziativa e lo fa con un certo grado di creatività. Quando Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum, afferma che il movimento ha centrato un importante obiettivo perché ha ottenuto «l’apertura del tavolo della trattativa», significa che un punto politico è stato fissato. Certo, «Ruggiero è lontanissimo da noi, è uno dei responsabili della globalizzazione», come insiste a dire lo stesso Agnoletto: ma questa è una frase obbligata, un aspetto del gioco tattico.
Il punto importante è che il negoziato va avanti, sia pure avvolto nelle nebbie dell’incertezza. Il Gsf discuterà con i vertici della polizia e intanto, mercoledì prossimo, il ministro degli Esteri riferirà alla commissione Esteri della Camera. E’ evidente lo sforzo di coinvolgere il Parlamento nel dialogo in corso. Quanto più numerosi sono i soggetti che si muovono sulla scacchiera, tanto più la ragnatela della Farnesina e del Viminale riuscirà ad avviluppare il grosso dei contestatori.
S’intende che ci vuole ancora molto ottimismo per immaginare che a Genova gli incidenti saranno evitati. Anche ammesso che il Social Forum finisca per accettare un accordo sulle «zone di rispetto» e sulle modalità delle manifestazioni, ci sono frange che sfuggono a ogni controllo e non riconoscono l’autorità di alcuno, tanto meno quella di Agnoletto. Ma sarà già un successo circoscrivere le violenze, limitare il numero degli estremisti, separarli dagli altri.
In ogni caso Ruggiero e Scajola continuano a tessere il loro filo. Sempre che non finiscano a loro volta per subire il gioco degli avversari, lasciandosi dividere tra «falchi» e «colombe». Ieri Agnoletto ci ha provato, rivelando che «il vicepremier Fini è stato sconfessato» sull’impiego dell’esercito a Genova. Non è così, in realtà, ma l’operazione è comprensibile dal punto di vista dei contestatori. La partita è aperta.