Il Nuovo 17 luglio 2001
Anti-G8: ecco l'ala estremista
Non c'è solo il Genoa Social Forum nella protesta anti-g8. C'è
un'ala alternativa, che minaccia attentati e che si collega ai gruppi antimperialisti
baschi e greci. Eccone una fotografia.
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ROMA - "Contro i padroni del mondo
ma
anche contro i padroncini della piazza". I padroni del mondo sono, ovviamente,
i G8, cioè i governi degli "otto grandi".
I padroncini della piazza sarebbero i gruppi riuniti intorno al Genova Social Forum /Gsf)
rappresentato da Agnoletto e anche i dirigenti di Rifondazione Comunista. Insomma, com'era
largamente prevedibile, non solo il movimento antiglobalizzazione è diviso al suo interno
- fatto naturale data la sua natura estremamente eterogenea - ma c'è chi ha già deciso
di presentarsi a Genova in maniera del tutto autonoma e separata e di organizzare la
propria protesta indipendentemente da quelli che saranno gli esiti delle trattative (o
tavoli di confronto) che si stanno aprendo tra autorità e contestatori.La componente alternativa al Gsf è quella che fa riferimento all'ala
dura del movimento antimperialista, nel quale si riconoscono in Italia una
cinquantina di gruppi soprattutto del centro-nord e che vanta una serie di contatti
internaizonali, tra cui quello di alcune sigle antimperialiste greche, un gruppo basco e
alcuni gruppi "comunisti rivoluzionari" di Austria e Germania. I
"duri" - chiamiamoli così impropriamente per comodità - hanno già proclamato
per venerdì 20 luglio una manifestazione indipendente, in occasione della "giornata
di lotta antimperialista e internazionalista".
Lo slogan è: "Basta con l'imperialismo! Ribellarsi è necessario". La polemica
tra i duri dell'antiperialismo e il Gsf di Agnoletto verte essenzialmente su due punti: il
primo che Agnoletto e i suoi si sarebbero arrogati il diritto di rappresentare l'intero
movimento, mentre in realtà parlano solo a nome di un cartello di sigle. La seconda è
che il Gsf ha approvato un appello assolutamente debole e "riformista", che non
recepisce assolutamente le istanze rivoluzionarie che provengono dai lavoratori e i popoli
di tutto il mondo ch si stanno battendo contro la globalizzazione.
"Il Gsf - hanno detto gli antimperialisti - con fastidiosa supponenza si atteggia a
monopolista della mobilitazione e ad amministratore unico del popoli di Seattle spa, ed in
questa veste si arroga addirittura il diritto di aprire una trattativa col governo a nome,
esso afferma, di tutte le componenti anti-G8". I "duri" contestano questa
posizione e passano al contrattacco accusando anche Rifondazione Comunista: "Il Gsf
parla solo ed esclusivamente a nome delle associazioni che ne fanno parte, non a quello di
tutti i movimenti contro la globalizzazione, né tantomeno a nome degli antimperialisti
(quale che sia il mandato assegnatogli da Rifondazione).
Per quanto ci riguarda, noi svolgeremo la nostra manifestazione indipendente alla quale
prenderanno parte delegati di tutti i continenti, decisi a contrastare la globalizzazione
antimperialista, non nell'illusione di addolcirla o di darli un volto umano, quanto di
combatterla con ogni mezzo e in ogni angolo del pianeta". Nella presa di posizione
degli Antimperialisti non mancano riferimenti minacciosi, né i richiami ai moti di
Genova del 1960 che costrinsero alle dimissioni il governo presieduto dal democristiano
Fernando Tambroni: "Contro ogni esercizio tirannico del potere, contro un governo che
voglia usare Genova come prova generale di regime, tutti i metodi che eventualmente i
manifestanti saranno costretti a utilizzare saranno leciti. Berlusconi non dimentichi
Tambroni: verremo tutti con le magliette a strisce".
Ma oltre alle critiche in ordine alla "rappresentatività"
dell'associazione di Agnoletto ed all'annuncio di iniziative autonome,
indipendentemente dagli esiti del confronto, gli Antiperialisti hanno mosso anche un duro
attacco sui contenuti della protesta espressi dal Gsf: in pratica è necessario ipotizzare
quella "rottura rivoluzionaria" della quale non si parla assolutamente:
"Quello del Genova Social Forum - hanno detto i duri - è un appello dai contenuti
debolissimi, imperniato attorno all'idea riformista di una globalizzazione migliore e dal
basso. Non recepisce in alcun modo le lotte più significative che in tutto il mondo
lavoratori, popoli e nazioni stanno conducendo contro l'imperialismo.
Per questo ci rivolgiamo a tutte le forze antimperialiste e rivoluzionarie a scala
internazionale affinché siano presenti nelle mobilitazioni unitarie di Genova, ma in modo
autonomo e organizzato (
) è necessario che coloro i quali non separano la lotta
contro la globalizzazione neoliberista da quella all'imperialismo, al capitalismo e al
fascismo facciano sentire la loro voce". Non c'è dubbio, dunque, che una parte non
marginale dei manifestanti che andrà a Genova agirà in maniera del tutto indipendente
sia dal Genova Global Forum che dalle tanto temute "tute bianche" dei centri
sociali.
L'impressione è che la componente più radicale del movimento antagonista voglia
assolutamente distinguersi. Gli stessi riferimenti alla "liceità" di ogni gesto
che, eventualmente, metteranno in atto, sembra un proclama non proprio di un significato
preoccupante. Alcuni interrogativi sono, al momento, senza risposta: la durezza verbale
degli antimperialisti rientra in una sorta di "gioco delle parti" o davvero si
è intenzionati ad arrivare allo scontro? I loro legami con i greci e i baschi (i più
temuti dalle forze di polizia) ha un significato preciso? L'unica cosa certa è che il
movimento di protesta che si presenterà a Genova sarà estremamente variegato. Tanti
gruppi, idee spesso diverse, voglia di distinguersi dalla massa e qualche gelosia sulla
leadership e per la "visibilità". Proprio per quallo considerarli un solo
popolo, con una sola testa sarebbe un errore politico. Ma anche un grosso errore da parte
di chi gestisce l'ordine pubblico. Soprattutto in una situazione così delicata. |
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