Manifesto 14 luglio 2001

AMBIENTE
Quel rischio che non si vuole vedere
GIANFRANCO BOLOGNA * -

I

l G8 è alle porte. I potenti della Terra sono chiamati a fornire risposte molto chiare e precise su argomenti la cui soluzione non può più attendere oltre: i mutamenti climatici, il fardello del debito dei paesi poveri, una nuova architettura finanziaria internazionale che consenta l'avvio di nuove regole ai finanziamenti per lo sviluppo, una revisione della struttura e del funzionamento dell'Organizzazione Mondiale del Commercio senza la quale non si può pensare l'avvio di un nuovo round di negoziati, l'inserimento di una tassa sulle transazioni finanziarie speculative, ecc.
Sappiamo già, da tutto l'imponente lavoro negoziale preparatorio e dalle tantissime dichiarazioni fatte in diverse sedi, che le risposte ancora una volta rischiano di essere deboli, non convincenti, assolutamente inadeguate alla drammatica realtà ambientale e sociale esistente nel mondo. Si tratta di un fatto veramente schizofrenico, di una vera e propria dicotomia comportamentale.
Da una parte gli stessi organismi delle Nazioni Unite (sono ormai tantissimi i rapporti autorevoli prodotti a scadenza annuale da Unep, Undp, Fao, Wmo, Who, ecc.), nonché la Banca Mondiale, per non parlare delle tante e qualificate strutture accademiche e scientifiche, come la National Academy of Sciences statunitense, l'American Association for the Advancement of Sciences (quella, per intenderci, che pubblica l'autorevolissima rivista scientifica internazionale "Science"), la Royal Society e tante altre, anche dei paesi del Sud del mondo, non fanno altro che illustrare, con i migliori dati scientifici a disposizione, lo stato drammatico in cui versano i nostri sistemi naturali planetari, nonché lo stato di profonda indigenza in cui versa più della metà della popolazione umana, e dall'altro la risposta politica ed economica appare sempre più inesistente e, nel migliore dei casi, insufficiente ed inadeguata.
Proprio quest'anno le Nazioni Unite hanno annunciato il lancio del Millennium Ecosystems Assessment, uno straordinario affresco delle nostre conoscenze sui sistemi naturali del pianeta, in particolare le zone forestali, di praterie, agricole, costiere e delle acque dolci, grazie alle quali la nostra specie riesce a vivere su questa Terra. I primi dati di un'analisi pilota già resa nota lo scorso anno hanno fornito elementi di grave preoccupazione: tutti questi ambienti sono profondamente modificati, dannneggiati e stressati e la loro capacità di ripresa è realmente a rischio. In questi giorni ad Amsterdam ha luogo la conferenza scientifica internazionale "Challenges of a Changing Earth" voluta dall'International Geosphere-Biosphere Programme (Igbp), il più grande sforzo scientifico mondiale di ricerca sui cambiamenti nell'ambiente globale. Gli scienziati ci ricordano che il pianeta è entrato in un'era senza precedenti a causa dell'intervento di una sola specie, la nostra, che sta profondamente modificando i sistemi naturali come non è mai successo precedentemente. Stiamo drammaticamente consumando il capitale naturale. La nostra economia è totalmente fuori registro. Quello che sta accadendo al nostro complesso sistema climatico e sul quale gli scienziati hanno dato l'allarme già dalla seconda metà degli anni Ottanta necessita un'immediata pronta reazione.
E cosa succederà invece a Genova? La politica e l'economia sembrano sempre più drammaticamente lontane dall'esser capaci di risolvere questi problemi. Risolverli realmente significa mettere mano ad un ripensamento profondo del nostro modo di fornire priorità, di avere la consapevolezza di vivere entro i limiti imposti dai sistemi naturali, di essere capaci di leggere come facce della stessa medaglia la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale e di dare risposte adeguate e concrete a queste esigenze ormai impellenti, ormai ineludibili, ormai inderogabili. Il Wwf che da anni segue con costanza queste problematiche ed i loro intrecci e che è anche una delle organizzazioni che ha dato vita alla Rete di Lilliput, ha avviato una raccolta di firme, con banchetti nelle piazze ed inserti in alcuni settimanali, per chiedere con forza, al presidente del Consiglio Berlusconi che è anche presidente di turno del G8, un impegno chiaro e preciso per ridurre le emissioni che incrementano l'effetto serra naturale. Non è più possibile che su un tema così grave come questo si vada avanti con atteggiamenti dilatori e drammaticamente irresponsabili. E' indispensabile che i modesti obiettivi del protocollo di Kyoto vengano finalmente perseguiti, soprattutto da parte dei paesi che hanno la grande responsabilità di inquinatori, poi si potrà procedere a un dopo Kyoto. Allo stato attuale delle cose l'inazione è in assoluto la politica peggiore da perseguire. Si può ancora aderire alla petizione, anzi fatelo e dite a tutti di farlo, cliccando su banner che troverete sul sito www.wwf.it o telefonando al numero verde 800-990099.
* Portavoce Wwf Italia