Manifesto 18 luglio 2001 Diritti
umani, una leadership mancata
Contro i grandi del mondo, un documento di
denuncia di Amnesty International
IAIA VANTAGGIATO
Jacques Chirac, Silvio Berlusconi, George W. Bush, Jean Chrétien,
Gerhard Schröder, Tony Blair, Vladimir Putin, Junichiro Koizumi, Guy Verhofstadadt e
Romano Prodi: destinatari eccellenti per il documento presentato, ieri, dalla sezione
italiana di Amnesty international. Ai capi di stato e di governo presenti a Genova
sono state avanzate una serie di richieste per assicurare il rispetto dei diritti umani
tanto all'interno dei rispettivi paesi quanto a livello internazionale. "Una
leadership del tutto immeritata, quella riconosciuta ai paesi del G8 - dice il comunicato
- quando sia riferita al riconoscimento dei diritti umani". Tra le violazioni più
comuni - ricordate da Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty
international - maltrattamenti e torture oltre che la sostanziale impunità dei
responsabili. In cima alla classifica dei più fulgidi esempi di "bontà e
tolleranza", risultano Stati uniti, Regno unito e Italia, chiamati in causa come i
tre principali produttori di armi leggere.
Ma non si salva neanche la federazione russa, che le usa massicciamente, nel suo
territorio, da sette anni: a muro di Berlino già caduto, verrebbe subito da pensare.
Quanto alla pena di morte - tra Stati uniti e Giappone - è solo una guerra per il
primato.
Bypassati, insomma, nei rapporti diplomatici e nelle politiche internazionali, i diritti
umani vengono ovunque calpestati in nome della globalizzazione e degli interessi dei suoi
attori principali: organismi economici quali le imprese multinazionali e le agenzie
finanziarie internazionali, cui Amnesty international chiede di assumere
comportamenti concreti e più responsabili."C'è un grande spiegamento di retorica -
ha affermato Bertotto - sui diritti umani, ma la realtà è che la loro protezione viene
ancora sacrificata a interessi di natura economica, politica o strategica". Un solo
esempio per tutti: a tre anni dall'adozione del Trattato di Roma, il tribunale penale
permanente - da quel Trattato istituito - è inoperativo poiché manca il numero minimo di
ratifiche tra cui quelle di Giappone, Inghilterra, Federazione russa e Stati uniti.
Richieste specifiche sono state poi avanzate a Silvio Berlusconi: introdurre il reato di
tortura nella legislazione penale, istituire un organismo indipendente di controllo sulle
condizioni di detenzione nelle carceri, approvare una normativa organica sul diritto
d'asilo, vietare maltrattamenti e torture da parte delle forze di sicurezza e portare i
responsabili di fronte alla giustizia.
Ma il segretariato di Amnesty international non la manda a dire nemmeno a Scajola e
chiede che siano garantiti - durante lo svolgimento del G8 - i diritti di chi intende
manifestare in forma pacifica e che venga assicurato il rispetto, da parte delle forze
dell'ordine, delle disposizioni del diritto internazionale relative all'uso della forza.
Protocolli che impongono il rispetto dell'uso delle armi da fuoco, dei diritti alla
libertà di espressione e di assemblea, del diritto a non essere sottoposti ad arresto o
detenzione arbitraria. In una parola, dei diritti delle persone private della libertà
personale. La scorsa settimana Amnesty international - in una lettera inviata al
governo italiano - aveva rinnovato la richiesta, già presentata ad aprile, di istituire
una commissione d'inchiesta per indagare sulle tattiche usate e il comportamento tenuto
dalle forze dell'ordine durante la manifestazione svoltasi il 17 marzo scorso, a Napoli,
in occasione del terzo Global Forum. Ulteriori informazioni sono disponibili su Internet: www.web.amnesty.org/ai.nsf/index/eur710012001;
www.web.amnesty.org/ai.nsf/index/eur300012001; www.web.amnesty.org/ai.nsf/index/eur430022001.
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