Manifesto 17 luglio 2001

Chi apparecchia in zona rossa?
AUGUSTO BOSCHI -

Davanti al commissariato Centro, in piazza Matteotti, c'è il consueto affollamento di divise tipico di questi giorni. Arrivano i soldati, e la gente dei vicoli chiude bottega e se ne va. L'esodo, le vacanze forzate, inizieranno già dalla prossima settimana ma c'è qualcuno che della blindatura della città proprio non vuol sentire parlare. Maria è nata nel 1923 e dal 1946, tutti i giorni tranne il sabato, si mette dietro i fornelli alle 8 del mattino e abbassa la saracinesca dopo le 22. Ha un sorriso per tutti, la sua energia è contagiosa e la trattoria in vico Testadoro che porta il suo nome è un punto di riferimento per i genovesi e per i tedeschi, inglesi e francesi che la conoscono grazie al passaparola e alle guide di turismo alternativo. Tavolacci con le tovaglie a quadrettini bianchi e rossi, cartellini scritti a mano appesi ai muri con le specialità della casa ("Trenette al pesto", "minestrone buonissimo alla genovese"), un menù riscritto ogni giorno con pennarelli colorati su semplici fogli A4 e l'obbligo per chi entra a imparare la tolleranza e ad abbattere le barriere perché non si prenota, ci si siede dove c'è posto e capita di vedere bancari con giacca e cravatta seduti a discutere di politica con ragazzi pieni di dreadlocks o con la maglietta del Che. Qui ci è venuto a mangiare pure un premio Nobel per la letteratura: Dario Fo, insieme a Franca Rame, e anche il sindaco Giuseppe Pericu ha salito le scale che portano alla sala superiore. "Maria la conosciamo da cinquant'anni", dice Franca Rame "si mangia benissimo. Verrò a Genova il 18 e il 19 ma sono preoccupata: non so neanche dove andrò a dormire ma se Maria tiene aperto mi piacerebbe andare a mangiare da lei. Altrimenti ci porteremo i panini". Maria a chiudere non ci pensa nemmeno: "Chiudere i negozi per tre giorni vuol dire far morire la città: perché? Non è giusto". "Certo che non mi piacciono quelli che rompono le vetrine, ma credo che i contestatori verranno qui a manifestare e basta. Io servo tutti, senza distinzioni. Se verranno, sarò contenta di fare da mangiare per loro". Primo, secondo, frutta o dolce, acqua e vino a 13 mila lire. Nel locale lavorano dodici persone, italiani ed extracomunitari e tutti hanno già il pass. Sì, perché Maria è a uno sputo da Palazzo ducale, a due passi dal Carlo Felice e a meno di cento metri dalla prefettura. Zona rossa che più rossa non si può; vicino a piazza Corvetto, dove ieri pomeriggio gli
artificieri hanno fatto saltare una macchina pensando che nascondesse una bomba. Chi andrà a mangiare da Maria nei giorni del summit? I poliziotti di ronda? I parà della Folgore? Il popolo di Genova che invade la zona rossa? Gli uomini dei servizi segreti? Gli otto grandi? A qualcuno di loro non piace il pesto, altri hanno paura di fare brutti incontri. Però non si sa mai e Maria, che un pasto non lo rifiuta a nessuno, dal 19 al 21 come ogni mattina accenderà il fuoco sotto i tegami..