Manifesto 12 luglio 2001

"A Genova per la democrazia"
Dalla Francia in movimento per il G8. Parla Cristophe Aguitton di Attac
ANNA MARIA MERLO - PARIGI

I francesi, che hanno una lunga tradizione alle spalle e che in genere vanno numerosi agli appuntamenti della contestazione contro la mondializzazione, saranno bene organizzati a Genova. Le riunioni si moltiplicano in seno al "coordinamento", che riunisce varie organizzazioni, da tempo impegnate in prima linea nella lotta contro la mondializzazione liberista e i suoi effetti deleteri sui diritti sociali e ambientali, e sulla democrazia. Attac, le Marce europee contro la disoccupazione, Ac! e Apeis (due movimenti contro la disoccupazione), vari sindacati, come il Gruppo dei Dieci, Sud, Fsu (insegnanti), ma anche molte organizzazioni di giovani (Aarrg, Sud Etudiants, Scalp) si stanno preparando per arrivare a Genova. E sabato mattina, alla frontiera di Ventimiglia, i francesi manifesteranno insieme agli italiani contro la possibile sospensione del trattato di Schengen. Ne parliamo con Christophe Aguitton, membro di Ac! (Agir ensemble contre le chomage) e responsabile delle relazioni internazionali di Attac, l'organizzazione nata in Francia per iniziativa di Le monde diplomatique e ormai costituita anche in Italia.Lo sapete che Genova sarà letteralmente blindata, e che potreste trovare anche le frontiere sbarrate? Avete previsto qualcosa per aggirarle?

Le partenze saranno molto scaglionate. Ogni coordinamento locale sceglierà la data in cui vorrà andare a Genova. Ci sarà chi partirà già mercoledì, ma ci saranno arrivi fino a sabato.

I movimenti francesi verranno a Genova con delle rivendicazioni comuni, come era accaduto a Seattle o a Porto Alegre?

Sì, abbiamo due grandi rivendicazioni: in primo luogo la questione della remissione del debito dei paesi poveri, come avviene regolarmente a tutti i G7-G8. Poi, più in generale, visto che il G7-G8, anche se non in forma ufficiale, è il governo del mondo, manifesteremo contro questa istituzione. Ci sarà una mobilitazione molto consistente, per spingere verso un cambiamento radicale della politica. Le manifestazioni contro i vertici dei capi di stato e di governo, siano G8, Wto o consigli europei, da qualche tempo a questa parte si fanno sempre più numerose e massicce: è un segnale di rigetto crescente da parte dell'opinione pubblica e delle classi popolari delle conseguenze della mondializzazione in campo sociale: precariato diffuso, ambiente a rischio, paesi ricchi che sfruttano le risorse del terzo mondo. Infine c'è la questione della democrazia, poiché a discutere sono i capi dei grandi paesi, mentre la popolazione è esclusa. Per questi motivi saremo presenti massicciamente a Genova, per rifiutare tutto ciò e per trovare uno sbocco politico alle preoccupazioni sociali, ambientali e democratiche.

Avete preso contatti con le organizzazioni di altri paesi, in particolare italiane?

C'è un coordinamento con il Genoa social forum e con altri movimenti europei, per organizzare una grande manifestazione nel rispetto della non violenza. Teniamo tuttavia a ricordare le richieste che poniamo al governo italiano: Genova deve restare una città aperta e la polizia non deve ricevere ordini di andare al di là di un atteggiamento "normale". In altri termini, il governo italiano deve stare bene attento a non ripetere gli errori che gli svedesi hanno fatto a Goteborg. Il tutto lasciando Genova aperta.

A partire da Goteborg, in effetti, il ministro degli esteri italiano Renato Ruggiero ha affermato la necessità del dialogo con i movimenti di contestazione al G8. Ci sono stati dei contatti tra il movimento francese e il governo italiano?

Siamo d'accordo per il dialogo, ma dal punto di vista fattuale la principale responsabilità incombe sul movimento italiano. E' il Genoa social forum che deve tenere i rapporti con il governo italiano.