Manifesto 17 luglio 2001

"Un atto contro il Gsf"
CINZIA GUBBINI -

" E'una provocazione. Vogliono farci cadere nella spirale della violenza, nella logica dell'azione-reazione. L'unica risposta possibile è una partecipazione ancora più ampia alle manifestazioni di Genova". Questo il commento a caldo di Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social forum, il viso tirato dopo l'annuncio dello scoppio nella caserma dei carabinieri di San Fruttuoso. "Bisogna guardare alle frange interno allo stato - aggiunge - quelle che possono mirare alla distruzione di un movimento trasversale che ha saputo tessere relazioni con le istituzioni, con pezzi della società civile finora lontani". Oggi Agnoletto andrà a trovare in ospedale il carabiniere ferito: "Deve essere chiaro che i nostri nemici non sono certo i ragazzi obbligati a svolgere mansioni di ordine pubblico. Noi manifesteremo, ma le nostre azioni, come abbiamo più volte ribadito, saranno nel totale rispetto della città e delle persone, anche in divisa".
Insomma, la lettura degli "antiglobalizzatori" è chiara: non sono loro ad avere interesse che la tensione salga. "La bomba esplosa questa mattina a Genova è una bomba contro il movimento - si legge nel comunicato unitario del Gsf - non è casuale che questo attentato avvenga nel giorno dell'apertura del Public Forum. L' attentato cerca di chiudere la bocca alle nostre ragioni". "Sconfiggiamo la paura, veniamo tutti a Genova", diventa così il nuovo motto del Gsf (che ormai conta mille adesioni), mentre la città è già pacificamente invasa dalle prime delegazioni di manifestanti: l'accoglienza regge benissimo e si respira un bel clima nonostante i controlli, le perquisizioni, e l'alacre lavoro per blindare la zona rossa.
"Ecco che l'apputamento di Genova diventa un'occasione ancora più interessante - osserva Matteo Jade, uno dei portavoce delle Tute bianche - abbiamo l'opportunità di riscrivere il finale di un copione già noto. In Italia è sempre andata così: nel momento in cui migliaia di persone contestano il potere, come ora per chiedere una globalizzazione all'insegna della dignità e della persona, arriva la bomba. Una strategia per mettere il bavaglio al movimento, per intimorire le persone, per farle stare a casa. Questa volta, però, possiamo dimostrare che le cose possono andare in un altro modo. Venite in tanti". La condanna dell'attentato è dunque ampia e senza ambiguità. "Il pacco bomba inviato a Genova costituisce un atto gravissimo di terrorismo. La nostra condanna è come sempre fermissima", dichiara Tom Benettollo dell'Arci. "I fatti di questa mattina confermano che a Genova è in gioco la democrazia di questo paese e questo rafforza l'appello a esserci", rilanciano il Leoncavallo e le Tute bianche di Milano. "E' il Torino style - aggiunge Daniele Farina - sapevamo che qualcuno avrebbe provveduto a inasprire il clima con fatti cruenti". Un appello a "svelenire il clima" scendendo in piazza arriva anche dalle congregazioni missionarie. "Il corteo del 21 va fatto assolutamente - dice padre Giovanni La Manna - è l'unica possibilità di dialogo pacifico". E non mancano i consigli, da parte di chi una certa esperienza ce l'ha: "Vigilate. A Barcellona durante la manifestazione contro la Banca mondiale abbiamo fotografato poliziotti vestiti da contestatori intenti a spaccare vetrine", ricorda José Maria Antentas della Campagna contro la Banca mondiale. Walden Bello, del Focus on the global south, nota: "Il movimento antiglobalizzazione sta crescendo e per questo fa paura".