Corriere della sera 11 luglio 2001
QUEL BALZELLO GLOBALE

di GEMINELLO ALVI

Eccoci mediaticamente invasi dai protestatari di Genova. Banda composita di autonomi che si sfogano, o di onesti preti o di quanti difendono i diversi ma ci vorrebbero tutti eguali. E verrebbe quasi da tranquillizzarsi. Giacché danno l’impressione di sapere solo un po’ confusamente quello che vogliono; e dunque diverrebbe possibile a chiunque identificare i propri più strani malumori con la loro agitazione. Purtroppo invece dietro la protesta non c’è solo questo. Anzi, a ben pensarci, diviene addirittura forse improprio il definire i vari protestatari di Genova antiglobalizzatori. Costoro paiono piuttosto voler perseguire una globalizzazione superstatuale, che se attuata peggiorerebbe i già non piccoli difetti di questa. Ahinoi, l’esito delle uniche due proposte leggibili emerse in queste settimane, Tobin Tax e delega all’Onu delle funzioni dei G8, genererebbe una specie di demagogico superstato mondiale. Decenni addietro, in un altro mondo, James Tobin propose una piccola tassa dello 0,25% portata poi allo 0,1% su tutte le transazioni in divise estere così da ridurre la speculazione aumentandone il costo. L’idea aveva un precedente illustre. Già Keynes aveva scritto nel 1936 che i peccati della Borsa di Londra erano meno di quelli di Wall Street, perché il mercato inglese era più costoso. Elevare le tasse sarebbe stato quindi un buon modo per mitigare la speculazione per cui era, già allora, famosa Wall Street.
Malgrado il plauso di non pochi economisti, negli anni seguenti non sono mancate però sensate critiche a questa idea di Tobin. Si notò anzitutto che una tassa così piccola non avrebbe impedito certo agli speculatori di attaccare monete sopravalutate, per le quali sono frequenti deprezzamenti a due cifre. Se poi fosse stata troppo elevata avrebbe aumentato la volatilità dei mercati, riducendo il volume delle transazioni. Inoltre la tassa dovrebbe essere applicata su una base globale e coordinata in modo uniforme, altrimenti favorirebbe un mercato invece di un altro. E questo, con tutta la buona volontà, è assai difficile da garantire. Oppure si dovrebbe pensare al sacrificio di alcuni Stati. Gli Stati Uniti ad esempio sono uno dei produttori di servizi finanziari a più basso costo. Ma è pensabile oggi un simile unilaterale sacrificio, degli Stati Uniti o di quant’altri? E su quali strumenti finanziari imporrre la tassa? Se riguardasse solo le transazioni in contanti, si favorirebbero quelle a termine; altra complicazione.
Ma anche ammesso l’improbabile, ovvero che sia efficace e sia fattibile, chi poi gestirebbe tecnicamente, e per che fine, la cifra che se ne ricaverebbe? Secondo alcune stime riferite al 1995, ammonterebbe ad una cifra compresa tra i 148 e i 180 miliardi di dollari. E chi potrebbe incaricarsi di incassare e redistribuire una simile cifra sterminata? Quel Fondo monetario odiato da chi protesta a Genova oppure quell’Onu che, secondo alcuni, dovrebbe sostituire il G8? I nemici del summit paiono chiedere qualcosa di simile, per far diventare più ricchi i poveri, dicono loro. Lodevolissima intenzione. Ma quello che troppe volte è accaduto finora è che la politica di aiuti allo sviluppo è servita a trasferire soldi dai poveri dei Paesi ricchi, con le tasse, ai ricchi dei Paesi poveri e quindi ai ricchi dei Paesi ricchi. Quante volte gli aiuti sono finiti sui vari conti svizzeri dei governanti africani o in acquisti d’armi? Insomma coinvolgere l’Onu, o un’altra istituzione perciò inventata, nella riscossione della Tobin Tax, ammesso che sia fattibile, rischierebbe di rimettere in gioco proprio quei governanti del Terzo mondo che non hanno dato a tutt’oggi gran prova di sé. Ma invece d’inventarsi altri statalismi superstatuali, per attuare le lodevoli intenzioni dei protestatari, non sarebbe meglio allora facilitare le donazioni da comunità a comunità determinate? Non sarebbe più sano riformare in Italia la legge sulle Onlus, le Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, detassare di più le donazioni? Idea forse che non piacerà ai guevaristi. Ma sarebbe più pratica, di molto.
Geminello Alvi