Manifesto 18 luglio 2001

A Brignole si scende
Il ministro degli interni Scajola annuncia in parlamento: per i treni straordinari verrà riaperta la stazione. E' l'unica buona notizia in una giornata che per il resto è stata dominata da allarmi-bomba (uno dei quali vero) e perquisizioni a raffica
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA

Un sacchetto della spazzatura, un paio di borse da donna, qualche valigia, una Peugeot parcheggiata vicino alla prefettura e un furgoncino lasciato nei pressi del comando provinciale dei carabinieri, una scatola da uova, cinque scatole contenenti delle preziose ceramiche. E' l'elenco ancora incompleto di tutti gli oggetti che gli artificieri dei carabinieri e della polizia hanno fatto brillare in questi ultimi giorni convulsi e pieni di paura alleggeriti solo da una notizia che ha tutto il sapore di una vittoria: la stazione Brignole non chiuderà. Nei giorni del vertice i ventisette treni speciali che porteranno oltre 25mila manifestanti a Genova potranno fare scalo nella stazione più centrale del capoluogo. Solo il traffico ordinario sarà deviato.
Ma a Genova di ordinario c'è poco, specialmente dopo l'attentato che ha ferito il carabiniere Stefano Torri. A proposito, il militare sta meglio e la doppia operazione effettuata dai chirurghi del San Martino ha permesso di salvargli l'occhio e la mano destra e ieri pomeriggio è stato visitato da Vittorio Agnoletto e da altri rappresentanti del Gsf. Un gesto che serve ad allentare una tensione che, comunque, si taglia con il coltello.
C'è tensione tra le forze dell'ordine. Un maresciallo dei carabinieri sorveglia nella notte la posa in via Fieschi delle barriere di cemento e le reti che terranno isolata la zona rossa: "Sono 48 ore che non dormo", confida, "non c'è tempo: c'è il servizio, e poi da alloggiare i militi e da risolvere i loro problemi pratici. Sono di Napoli ed ero lì al Global Forum", continua, "li conosco quelli che verranno a fare casino. Che vengano, anche adesso. Abbiamo un collega ferito e siamo incazzati per questo".
C'è tensione tra la gente che resta in città e vive tra le sirene che passano, le divise ovunque e gli elicotteri che sorvolano Genova. Così il garzone di un gommista vede due ragazzi in motorino che lanciano un pacchetto nel cassonetto della raccolta carta. "Una bomba". Del resto siamo in via San Martino, il cassonetto è di fronte a una stazione dei carabinieri e lo stadio Carlini dista soltanto un paio di centinaia di metri in linea d'aria. E' l'ordinario caos quotidiano. La via viene bloccata nei due sensi dalle 18 alle 19 mentre accorrono artificieri e vigili del fuoco. Il cassonetto viene sollevato da una gru e, con grande cautela, il fondo viene aperto e il contenuto del grande bidone si riversa sull'asfalto. Carta. Gli specialisti frugano alla ricerca del pacchetto ma alla fine l'unico ordigno da disinnescare è qualche scatola di cartone per pizza.
Bombe finte, falsi allarmi e bombe vere. Almeno tre nelle ultime 48 ore: quella recapitata l'altro giorno nella stazione dei carabinieri di San Fruttuoso; quella trovata al campo sportivo Carlini e resa inoffensiva dagli artificieri e quella di ieri mattina, rinvenuta in un contenitore per rifiuti alla stazione Principe. Anche in questo caso sembrava uno dei tanti "al lupo al lupo" che si susseguono in queste ore. "Altro che falso allarme - spiega un funzionario di polizia che preferisce restare nell'anonimato - quella era vera". Le chiamate e le segnalazioni si sprecano. La psicosi raggiunge e contagia un po' tutti: un signore lascia per un attimo il borsone nell'atrio della stazione Brignole e deve correre gridando "E' mia è mia" quando si accorge che un gruppo di tutori dell'ordine si appresta a chiamare gli artificieri.
Ma la giornata di ieri era iniziata molto presto sul fronte allarme bombe. Una telefonata anonima indica che su un camion di una ditta di trasporti viaggiano ordigni pronti all'uso. Una volta individuato il camion sospetto, viene bloccata l'autostrada Genova-Livorno dalle 2,30 del mattino fino alle 7,30, vengono fatte esplodere per precauzione cinque scatoloni: contenevano solo ceramiche preziose. Tra una corsa e l'altra in cerca di bombe resta il tempo per le perquisizioni e i fermi. Alle 7 gli uomini della Digos entrano nel centro sociale Pinelli e perquisiscono tutti senza trovare niente. E nel pomeriggio, in via Gobetti, la polizia ferma un furgoncino. A bordo cinque ragazze, quattro tedesche e una polacca. E poi una tanica di gasolio, un'ascia, arnesi vari. "Servono per i giochi di piazza", spiegano le ragazze. Quattro sono espulse e una arrestata.