Corriere della sera 11 luglio 2001 «Diecimila sfonderanno la zona rossa» Genova: contestatori in azione il 20 luglio. Manu Chao: governi pronti alla battaglia DAL NOSTRO INVIATO GENOVA - In prima linea, e avanti allattacco della zona rossa. Mica una cosetta dimostrativa, per dire «marameo, eccoci qua». Le Tute Bianche si assumeranno lonere di sfondare il «muro», aprire il varco, quindi far passare la truppa. «Entreremo in diecimila», dichiarano. Invasione in piena regola. Si sa anche la data: venerdì 20 luglio, giorno dedicato all«azione diretta», nellagenda dei contestatori anti G8. Intendiamoci, non è detto che ci riescano. Comunque, lo hanno deciso e pianificato. Con lavallo dei compagni di strada che si riconoscono nel variegato Genoa Social Forum. Lo stato maggiore del movimento si è riunito ieri pomeriggio, definendosi pomposamente «Direct Action Network» (DAN), per discutere e definire «come stare in piazza» durante i giorni del vertice. Venticinque portavoce (dal numero uno Agnoletto, a Zoratti della Rete Lilliput, Jade e Casarini dei Centri sociali, De Cristofaro dei Giovani comunisti, Paladini del Movimento antagonista toscano) si sono confrontati fino a tarda sera. E non è finita. Oggi lassemblea generale del Gsf chiuderà la partita, con il documento risolutivo. In sostanza, nero su bianco, verranno indicati modi e forme della «disobbedienza civile», parola dordine del «popolo di Seattle/sezione Italia». «Tutto chiaro, tutto dichiarato: alla città, ai grandi della Terra, alle forze dellordine», precisano i portavoce. In realtà, resta ancora lincognita degli «irregolari». Che stanno nel Gsf, con un piede dentro e uno fuori. Si tratta di gruppi che fanno capo ai Centri sociali Murazzi, Askatasuna di Torino, Vittoria di Milano, Movimento antagonista toscano di Firenze. Lobiettivo degli anti-global è bloccare il G8. Con quali azioni? Tanto per cominciare, cè chi il blocco lo invoca, ma, concretamente, non farà alcun atto di reale disturbo. Sono gli ultra/pacifisti cattolici, che sfileranno nei cortei, oltre a vegliare in preghiera nella chiesa di SantAntonio a Boccadasse. Poi, ci sono i non violenti gandhiani che parteciperanno allazione diretta, assediando la zona rossa, con sit-in e blitz. In sostanza, faranno resistenza passiva. Quindi, le Tute Bianche (appoggiate della Rete No Global), cioè la linea di sfondamento. Niente sassi, bastoni, mazze o altri strumenti offensivi; muniti di difese corporali (ginocchiere, salvabraccia, maschere antigas, scudi di plexiglas), Jade, Casarini e amici marceranno verso i muri (basi di cemento e reti metalliche) del fortino dei grandi, con lobiettivo di aprire i varchi, favorendo così linvasione. «Vedremo in che modo la polizia cercherà di fermarci - confidano -. Non ci risulta che gli agenti abbiano lordine di affrontarci con il corpo a corpo...». Come potrete farcela? «Siamo fantasiosi - rispondono -. I lillipuziani non hanno vinto Gulliver usando lunghe corde?». Sono ancora un punto interrogativo, invece, le intenzioni degli «irregolari» di alcuni centri sociali. A quanto si sa, vorrebbero scompigliare le carte, attuando lazione diretta il 21 luglio, e non il 20, come stabilito dal Gsf. Inoltre, non è affatto chiaro con quali strumenti scenderanno in piazza. Sassi? Bastoni? Loro sostengono di no, ma... «Che sassumano le proprie responsabilità», osservano, preoccupati, i ragazzi delle Tute Bianche. Insomma, a ciascuno il suo anti-G8. Non solo cortei, e invasioni. Gli hacker informatici, per esempio, sono attivissimi nel diffondere messaggi antiglobalizzazione. Il gruppo anti-crimine tecnologico della Guardia di Finanza ha bloccato nelle ultime 24 ore ben 20 intrusioni telematiche. E da Roma Manu Chao, considerato ormai una bandiera dal popolo di Seattle, dice la sua: «I giovani non portano armi, sono i governi che si stanno preparando alla battaglia». Quindi, sdegnosamente, rifiuta di incontrare il ministro degli Esteri Ruggiero. Infine, le «guerre stellari», per respingere eventuali attacchi aerei. Ci sta anche la «postazione missilistica» montata allaeroporto, nella Genova del Summit. «Cè, cè davvero - afferma il ministro della Difesa, Martino -. La decisione è del governo precedente. Forse è una misura di difesa eccessiva. Tuttavia, è meglio subire lironia per eccesso di precauzione, che non la condanna per non aver previsto eventi catastrofici». |