Corriere del Ticino 17 luglio 2001

FRONTIERA - Momenti di tensione ieri in serata alla stazione ferroviaria e davanti alla dogana di Chiasso-strada -
Lacrimogeni per disperdere i dimostranti
L’annunciata manifestazione provoca l’intervento degli agenti in tenuta antisommossa


Francesco Somaini

Momenti di tensione nella prima serata di ieri a Chiasso. In seguito alla protesta dei ciclisti partiti dalla Germania il 22 giugno per contestare a Genova il vertice dei G8 vi è stato un inizio di scontro fra forze dell’ordine ed un folto gruppo di giovani.
E, cosa paradossale, a catalizzare il dissenso è stato l’intervento della polizia ticinese, nonostante la manifestazione dei contestatori della globalizzazione fosse diretta contro le autorità italiane, ree secondo loro, di avere «antidemocraticamente» sospeso gli accordi di Schengen – una misura definita «da regime totalitario» – e di conseguenza di avere respinto finora cinque persone alla frontiera perché considerate indesiderate.
Ma andiamo con ordine. La manifestazione contro i decreti di interdizione dall’Italia – divenuta ben presto anche una manifestazione contro le schedature per ordine pubblico in seguito alle quali tali decreti vengono emanati – era stata annunciata già domenica sera, quando la carovana dei ciclisti è tornata alla dogana di Chiasso-strada esponendo uno striscione davanti agli uffici di Ponte Chiasso (vedi il Corriere di ieri). Ieri alle 17.30 i trenta ragazzi che si sono accampati in una casa abbandonata in viale Volta (cfr. articolo accanto) si sono dunque recati alla stazione internazionale attendendo un treno proveniente da Zurigo sul quale era previsto l’arrivo di altri circa 150 manifestanti diretti a Genova. Al gruppo si sono aggiunti altrettanti membri del Centro sociale il Molino. Sul convoglio, giunto in ritardo di una ventina di minuti, si trovava però al massimo una ventina di contestatori anti globalizzazione: molti altri avevano già raggiunto la Penisola su altri treni durante la giornata. Durante i normali controlli effettuati dalla Guardia di Finanza e dalla polizia di frontiera italiana, sono stati trovati sul treno quattro dei ragazzi (tutti cittadini tedeschi) respinti negli ultimi due giorni. I quattro sono stati immediatamente fatti scendere dal convoglio, seguiti, per solidarietà dai loro compagni di viaggio. I manifestanti si sono allora posizionati davanti al locomotore per impedire al treno di proseguire per la vicina Repubblica. Qualche minuto dopo, attorno alle 19, una ventina di agenti della polizia cantonale in tenuta antisommossa si è disposta su due ranghi occupando l’intero marciapiede sul lato anteriore sinistro della motrice, per cercare di convincere i contestatori a liberare il binario 1. Dopo aver tentato, invano, di far alzare i ragazzi dal sit-in, è iniziato un parapiglia con quelli a diretto contatto con il cordone di scudi, nel frattempo raddoppiati. Sono volati alcuni colpi e una manganellata ha raggiunto Giovanni Martina, consigliere regionale per il gruppo di Rifondazione comunista, che stava chiedendo una trattativa ai tutori dell’ordine e contemporaneamente agli anti G8 di allontanarsi di alcuni passi. Annunciato il lancio di lacrimogeni, i dimostranti hanno liberato i binari e si sono diretti alla dogana di Chiasso-strada, dove hanno bloccato nuovamente il traffico per l’Italia. Sul confine erano disposte due file di agenti antisommossa della polizia di stato italiana e dell’arma dei carabinieri. Verso le 20 gli agenti ticinesi hanno lanciato alcuni razzi con gas lacrimogeno liberando cosí la zona, ma creando qualche problema anche ai malcapitati passanti.