Manifesto 18 luglio 2001 I
Ds: "In piazza con il movimento"
L'ULIVO Il disappunto di Rutelli: "Io non
ci sarò. La coalizione aveva deciso altrimenti"
ANDREA COLOMBO - ROMA
"Non si può non stare nel movimento". A usare questa formula,
nella riunione dei reggenti Ds di ieri, è stato addirittura l'ex presidente del
consiglio, Massimo D'Alema insomma. Segno dei tempi. Anzi, segno di quanto la
mobilitazione in vista del vertice del G8 sia stata sinora vincente. Non è passato un
mese da quando, alla camera, il vertice della Quercia scelse di astenersi sulla mozione
del governo nel dibattito sul G8. Ma l'orologio cammina in fretta, e ieri il comitato di
reggenza diessino ha deciso di lanciare un appello agli elettori perché partecipino alla
manifestazione del 21.
Il vertice della Quercia invierà in piazza anche una sua delegazione. Senza D'Alema:
troppo impegnato, salvo ripensamenti, anche se "non si può non stare nel
movimento". Senza Violante. Senza Mussi. Dovrebbero esserci invece il coordinatore
Pietro Folena, Cesare Salvi, gli esponenti della sinistra come Fulvia Bandoli e Marco
Fumagalli, forse la veltroniana doc Giovanna Melandri.
E il candidato alla segreteria, nonché numero due della coalizione, Pietro Fassino, che
fa, manifesta o resta a casa? Mistero. Per un po', la presenza dell'ex guardasigilli viene
data per certa. Ma è lui stesso a smentire, facendo sapere che una decisione ancora non
c'è. Non è questione d'impegni precedenti, poco importa se accampati o no come comoda
scusa. Qui il problema è esplicitamente politico, e di quelli delicati assai.
Francesco Rutelli questa storia dell'improvvisa adesione della Quercia al movimento l'ha
presa malissimo. L'ex sindaco di Roma non è tipo da lasciarsi andare a espressioni
pubbliche di disappunto. Il comunicato con cui spiega e motiva la sua non adesione alla
manifestazione è un capolavoro di equilibrismo. Ma tra le righe trapela la stessa
insoddisfazione che esplode apertamente nelle dichiarazioni del segretario del Ppi
Castagnetti: "Quella dei Ds è una decisione autonoma. Potevano anche avvertirci. E'
l'ultima volta che fanno così".
Rutelli è ben più sfumato. "Non vado - spiega - perché ho responsabilità
istituzionali come leader dell'opposizione, ma mi va benissimo che chi vuole andare vada,
anche Fassino". Poi annuncia una grande inziativa del centrosinistra sulla
globalizzazione. A Roma in novembre però, non a Genova con la canicola di luglio. Tutto
bene insomma? Mica tanto. Il capo dell'Ulivo non manca di ricordare che il coordinamento
dell'Ulivo aveva deciso di non partecipare. Segnala che lui, restando a casa, amministra
"la decisione che è stata presa, pur rispettando in pieno il diritto a
partecipare". Quanto basta perché il capo dei senatori diessini Angius possa
assicurare che Rutelli è contentissimo della scelta dei Ds. Ma anche quanto basta perché
chiunque sappia leggere fra le righe capisca perfettamente che è vero l'esatto opposto.
Del resto, non è che tra gli stessi Ds le cose filino così lisce come sembra. La destra,
va da sé, non potrebbe essere più ostile a questa idea bislacca di protestare in piazza.
Roba d'altri tempi, come segnala l'ex repubblicano Bogi, quando "la sinistra
immaginava che il suo compito fosse manifestare". Ma ci sono anche dubbi e
perplessità più articolati, e non privi di ammirevole onestà. Come quando Mauro Zani
afferma: "I Ds devono essere un interlocutore credibile del movimento no global. Ma
la credibilità si ottiene quando non si dà l'impressione di voler fare due parti in
commedia".
Con tutte le divisioni e i distinguo del caso, va tuttavia riconosciuto all'Ulivo intero,
non solo ai Ds, il merito di non essere caduti nella trappola delle lettere bomba e della
conseguente giustapposizione "protesta di piazza uguale prototerrorismo" (una
tagliola che ha decapitato sul nascere molti dei movimenti nati nell'ultimo decennio, a
partire dalla Pantera universitaria del '91). Lo stesso centrodestra, dopo l'attacco delle
prime ore, abbassa i toni e Frattini è il primo a sottolineare che tra il rischio che si
riformino le nuove Br e le manifestazioni di Genova non c'è rapporto alcuno.
Al contrario, governo e maggioranza sembrano a tratti persino sulla difensiva rispetto ai
sospetti che dietro le lettere esplosive ci sia una manovra provocatoria. Rispondendo alla
camera alle interrogazioni, il ministro degli Interni Scajola ha confermato che la
stazione di Brignole sarà aperta per i treni straordinari dei manifestanti, indicato
"secondo le prime indagini" nell'"area anarchico-insurrezionalista" i
responsabili degli attentati e declinato ogni responsabilità dell'attuale governo nella
scelta di organizzare il G8 a Genova. Soprattutto ha definito "risibile" ogni
accenno a una nuova strategia della tensione e "assurda" ogni ipotesi di
coinvolgimento dei "servizi deviati".
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