Manifesto 15  luglio 2001

Tra gli esclusi dal G8
INTERVISTA Zanotelli, missionario che assedia Genova restando in Africa
FABRIZIO FLORIS - NAIROBI

Siamo sempre più incapaci di comunicare forse perché tutto è già stato detto alla Tv e quindi sempre più incapaci di ascoltare. Eppure oltre il lavoro, le vacanze e le ideologie c'è una meta da raggiungere che il tempo non erode. Così Alex Zanotelli, missionario comboniano, già direttore di Nigrizia, ha scelto di vivere a Nairobi nella baraccopoli di Korogocho dove la povertà è solo uno degli aspetti di una realtà tanto difficile quanto complessa, "dove non c'è nulla che tiene". La polizia è corrotta, il governo è assente e la gente vive come può, inventandosi il lavoro e ogni strada per vivere, nella consapevolezza di essere nelle "mani di Dio", come afferma Njonjo. A Korogocho non basta lavorare contro la povertà, ma anche confrontarsi con le cause profonde al di là della retorica della "grande narrazione" proclamata dagli otto grandi. La povertà per Alex Zanotelli "non è una situazione dovuta a problematiche personali, ci sono anche queste sì, ma è una situazione voluta. Si sta costruendo sul peccato, sull'ingiustizia, sull'apartheid economica, sulla separazione tra gli straricchi, che sono pochi, e i molti che non hanno nulla".Alex, ritieni che l'azione della chiesa riesca ad incidere efficacemente sui grandi problemi del mondo?

Le chiese in generale sono molto lontane dall'incidere sul reale, questo non soltanto perché uno è convertito solo a metà, ma perché ognuno di noi è prigioniero. Oggi gli psichiatri sostengono che il 90% di noi è suddito di ideologie, di economie, di politiche. Sei prigioniero delle idee che apprendi nel luogo in cui nasci e vivi e pensi che quelle siano la verità. Questo non è facile da capire. Penso che la parola di Dio dovrebbe aiutare a capire e a leggere la realtà mentre non riusciamo ad analizzarla, ci passiamo dentro senza cambiare nulla. Questo per me è un problema enorme. Le chiese sono lontane da questo anche per un'altra ragione, perché non riescono a far passare la conversione dal personale allo strutturale. C'è stata pochissima ricerca finora a questo livello. Ognuno di noi ha sempre pensato che se tu riesci a convertirti cambi anche la realtà, ma non è vero, la società può farti ritornare quel pagano che eri. Questi sono, a mio avviso, aspetti che dovranno essere presi seriamente in considerazione per vedere come riuscire a fare questo passaggio, per poter incidere sull'economico, sul politico, sul sociale. Marthin Luther King sosteneva che la chiesa è stata convocata da Gesù per essere il termostato della società è invece ne è semplicemente il termometro: direi che questo è il problema di fondo che ci attanaglia tutti.

Tuttavia negli ultimi mesi anche la chiesa cattolica italiana ha espresso la sua opinione a proposito delle distorsioni del sistema con alcuni documenti per molti aspetti alternativi. Cosa pensi della nuova posizione della chiesa nei confronti del G8?

Sono contento, è bello vedere una chiesa italiana che finalmente scende in un terreno che poteva sembrare un campo minato, troppo politico, economico o quel che si vuole, invece, il fatto che abbia prodotto dei documenti e che stia mobilitando la base per me è un segnale molto grosso che prendo seriamente in considerazione. La cosa che bisognerà vedere è un'altra: fino a che punto la chiesa italiana, al di là della mobilitazione per il G8, è capace di fare davvero delle scelte. Non si può fare la manifestazione contro il G8 e poi vivere in tutt'altra maniera. C'è una schizofrenia incredibile tra documenti e vita pratica. Ho affermato che la chiesa italiana è berlusconizzata e non parlo di vescovi o di chi sa chi, parlo del popolo di Dio, semplicemente perché la chiesa è parte integrante della società italiana. Noi cristiani abbiamo sposato i valori del benessere, del successo, dell'apparire ed è esattamente quello che Berlusconi esprime. In questo senso penso che la verità dovrà venire a galla. Non si tratta soltanto di fare la manifestazione: se la chiesa italiana davvero è critica nei confronti di questo processo di globalizzazione e lo esprime pubblicamente dovrà trarne le conseguenze nella vita quotidiana, pratica, sociale, politica ed economica. E' qui che vedremo davvero quanta serietà c'è.

Cosa ne pensi dell'idea di Beppe Grillo di non organizzare manifestazioni, ma di lasciare soli gli 8 grandi perché tanto hanno già deciso tutto?

Apprezzo molto l'idea di Beppe Grillo, però non so se sia la maniera migliore per esprimere il dissenso in questo tipo di società così dominata dai mass-media. Oggi c'è bisogno di visibilità per avere un peso politico.

La chiesa che esprime questa posizione compie una scelta politica. A tuo avviso che rapporto c'è tra fede e politica?

La chiesa deve rendersi conto che è passato il tempo della politica così come finora l'ha concepita. Oggi le decisioni sono essenzialmente economiche. Si tratta di recuperare per la politica lo spazio che le appartiene. E' ora che la chiesa insista e lotti perché il potere politico ritorni a prendere quelle decisioni, anche in campo economico, che oggi gli sono scappate quasi tutte di mano. Quella di cui parlo è la politica che il Dio biblico sogna per il suo popolo. Qualcosa di diverso dall'Egitto, impero fondato su un'economia di opulenza che esigeva una politica di oppressione e una religione dove Dio era parte integrante del sistema. Diverso anche dal mondo di oggi dove pochi hanno tutto a spese di molti morti di fame. Questa è una violazione radicale del progetto di Dio per il mondo. Dio sogna una società dove i beni siano a beneficio di tutti e non di pochi. Per fare questo serve una politica di giustizia che permetta di andare davvero verso un'economia di uguaglianza, che necessita di una religione del Dio libero. La chiesa deve ritornare ad esprimere quello di cui è portatrice: quel sogno di Dio che Gesù ha ripreso e rilanciato in quella 'Galilea delle genti'. Questo lo deve far suo e farlo sentire non come un'imposizione, ma come unica via per creare un mondo dove tutti possono vivere con dignità.