La Stampa
Martedì 17 Luglio 2001

Ore 10, pacco-bomba esplode in caserma
Genova, ferito carabiniere. Disinnescato un ordigno contro i duri del Forum
Paolo Colonnello
inviato a GENOVA La paura, quella vera, è arrivata un attimo dopo. Non quando lo scoppio, fortissimo, ha fatto sussultare il quartiere di San Fruttuoso. E nemmeno quando il calzolaio e il venditore di computer hanno visto i vetri delle finestre sopra di loro andare in frantumi. La paura, il terrore, sono arrivati quando, finita l’eco dell’esplosione, dalla finestra devastata della stazione dei carabinieri di via Manunzio la gente ha visto il maresciallo Gamberesi impolverato di calcinacci affacciarsi e urlare con tutto il fiato in gola di chiamare un’ambulanza, di avvertire il 118. E poi ancora, cinque minuti dopo, quando, trasportato in barella, è uscito il carabiniere di leva Stefano Storri, 21 anni non ancora compiuti, con il viso coperto di sangue, la divisa strappata, le mani nascoste sotto la coperta, un occhio chiuso, l’altro sbarrato dal terrore. Tra due settimane si sarebbe congedato.
Allora qualcuno ha maledetto il G8 e i suoi muri, la contestazione e lo stato d’assedio, e ha provato l’angoscia e lo smarrimento di chi si scopre improvvisamente vulnerabile, indifeso. Una sensazione che è cresciuta a dismisura nel corso della giornata con un susseguirsi di allarmi bomba che, insieme all’innalzarsi delle barriere di metallo lungo la zona rossa e il rumore incessante degli elicotteri in pattugliamento nei cieli, ha fatto salire la tensione in città alle stelle. Una tensione che ha rischiato di sfociare nel panico quando, alle 19,30 è stata trovata una seconda bomba sotto un camper di fronte allo stadio Carlini, dove è ospitata l’ala dura del Gsf: la bomba era contenuta in una valigetta dalla quale uscivano dei fili elettrici. Dentro, una tanica di benzina collegata a una batteria e a un orologio al quarzo. L’ordigno sarebbe dovuto esplodere alle 20,30 ma è stato scoperto proprio dai ragazzi delle tute bianche e quindi disinnescato.
La prima bomba, rimasta fino a ieri sera senza rivendicazioni, è esplosa invece alle 10 e un quarto del mattino, portata da un’ignara postina (poi interrogata per un paio d’ore in caserma) in una busta commerciale di posta prioritaria spedita sabato scorso da un luogo imprecisato fuori Genova e indirizzata alla stazione dei carabinieri di San Fruttuoso, un quartiere popoloso oltre la ferrovia di Brignole. Una bomba probabilmente al plastico, nascosta in un portafoglio da donna con una molla a scatto infilato nella busta. Quando il giovane piantone l’ha presa in mano non ha avuto il minimo sospetto, ha pensato che si trattasse di un portafoglio smarrito o rubato fatto arrivare anonimamente ai carabinieri. Ma quando lo ha aperto in cerca di documenti, l’oggetto gli è esploso tra le mani, colpendolo con frammenti di cuoio all’occhio destro, rompendogli il naso e ustionandogli le dita. Ieri il militare, ricoverato all’ospedale San Martino, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico alla cornea lesionata: non è in pericolo di vita, ma potrebbe perdere l’uso della vista dall’occhio ferito.
La deflagrazione, secca, potente, ha completamente devastato l’ufficio del giovane militare, provocato una crepa sul muro e mandato in frantumi le finestre delle altre tre stanze della piccola stazione, che si trova al primo di un palazzo di sette piani, in una via stretta e lunga. Alcuni inquilini, terrorizzati, sono usciti correndo dall’edificio. In quel momento negli uffici si trovavano altri quattro militari che, dopo i primi attimi di smarrimento, si sono precipitati nella stanza del collega. Quasi contemporaneamente arrivavano anche agenti del vicino commissariato di polizia, seguiti poi da decine di pattuglie mobilitate in tutta Genova. Cinque minuti dopo ai centralini della questura e dei carabinieri fioccavano telefonate di falsi o minacciati attentati. Un furgoncino «sospetto» è stato fatto brillare davanti al comando provinciale dei Carabinieri di via Gobetti; stessa sorte è toccata a una scatola, munita di fili elettrici e una batteria, chiusa in un sacchetto di plastica e abbandonata su una panchina del Porto Vecchio a un centinaio di metri dal centro stampa del G8. Allarme anche per un’auto lasciata incustodita al Campetto, due passi dalla zona rossa. Ed è andata avanti così per tutta la giornata, tra la confusione più totale della gente che non riusciva più a capacitarsi degli allarmi. Fino a quando agli artificieri è arrivata una chiamata dai giovani delle «tute bianche» accampati allo stadio Carlini, dove già stazionano mille persone. Fuori da uno degli ingressi, alle 19,30, i ragazzi hanno notato una valigia con alcuni fili elettrici che spuntavano dalle aperture e un orologio-timer. Telefonano alla polizia, che invia alcune pattuglie, e mette al lavoro gli esperti di ordigni. Ci vogliono due ore prima che una piccola carica renda in offensiva quello che poi si rivelerà un ordigno vero e proprio.
Le indagini sull’ordigno esploso a San Fruttuoso, i cui frammenti sono stati mandati per un’analisi al centro di polizia scientifica dei carabinieri di Parma, vengono condotte dal pm Anna Canepa, che ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di strage. Tra le piste seguite, una indicata anche dal ministro dell’Interno Scajola: quella classica del movimento degli anarchici insurrezionalisti, forse per l’analogia con un pacco bomba che venne inviato nell’autunno del 1999 alla stazione dei carabinieri di Musocco a Milano. In quell’occasione si trattava di una videocassetta imbottita di plastico e contenuta in una busta che non esplose solo grazie all’esperienza del maresciallo che se la trovò tra le mani. Ieri tra l’altro, su ordine della procura di Bologna sono state eseguite alcune perquisizioni nelle case di 6 giovani dell’area degli anarco-insurrezionalisti e vi sarebbero state trovate barre di ferro, sfollagenti e fionde. Tutte le ipotesi per ora sono aperte. Intanto a Rapallo sono stati fermati ed espulsi sette cittadini tedeschi: sul loro furgone, trovate maschere antigas, elmetti chiodati, maschere con respiratori da sub e bastoni con lame acuminate.