La Repubblica 13 luglio 2001

"Cresce la febbre del Pianeta"
allarme Onu sull'effetto serra

A tre giorni dal vertice di Bonn, pubblicato il rapporto completo degli scienziati dell'Ipcc: "Nel 2100 situazione peggiore del previsto"

STEFANIA DI LELLIS


ROMA - La febbre della Terra sale molto più in fretta del previsto. È l'allarme lanciato dall'ultimo rapporto degli esperti di clima delle Nazioni Unite, l'International panel on climate change, a pochi giorni dalla riunione di Bonn che deciderà il destino del protocollo di Kyoto, osteggiato dalla Casa Bianca di George Bush. Le previsioni più nefaste nel ‘95 indicavano che i gas serra avrebbero fatto aumentare la temperatura atmosferica di 13,5 gradi nel prossimo secolo. Oggi i valori ipotizzati sono raddoppiati: nel 2100 il pianeta sarà più caldo di 5,8 gradi.
I GAS. Questo salto, avvertono gli scienziati, è dovuto principalmente all'uomo che produce una quantità sempre maggiore di gas serra, soprattutto anidride carbonica. Il livello di Co2 nell'aria (370 parti per milione) supera ormai del 30% i valori preindustriali. Gli effetti? Una sorta di "estremismo" climatico: le zone umide saranno più piovose, quelle secche più aride.
LA CORRENTE DEL GOLFO. Aumenterà il rischio di rivoluzioni ambientali rapide e irreversibili come quella che 3000 anni fa portò alla nascita del deserto del Sahara. Tra questi eventi, i ricercatori ne ipotizzano una che potrebbe condannare l'Europa del nord a una nuova era glaciale: la scomparsa della Corrente del Golfo.
GLI OCEANI. I livelli dei mari sono cresciuti di 1,5 centimetri ogni decennio nel secolo scorso, soprattutto a causa dell'espansione termica dell'acqua dovuta al riscaldamento. Nel prossimo secolo l'innalzamento potrebbe arrivare a 80 centimetri. Se anche si facesse qualcosa per fermare il termometro, le acque continuerebbero a espandersi per altri 500 anni. Che significa una crescita di circa due metri, e la conseguente cancellazione dalla carta geografica di zone e città popolatissime come la Florida, gran parte della Cina orientale, New York o Londra. Ma già entro il 2080 oltre 200 milioni di persone potrebbero essere sommerse da maremoti.
NATURA E MALATTIE. I cambiamenti climatici stanno già sconvolgendo la migrazione di animali, la fioritura delle piante e il ciclo vitale degli insetti. In futuro i raccolti di grano nelle zone tropicali diminuiranno, aggravando il problema della fame in zone già provate, come l'Africa. Il ciclo idrologico sarà alterato: l'acqua sparirà dove più è necessaria e ricomparirà dove non è attesa provocando guai. Se già le perdite economiche causate da disastri climatici sono aumentate di 10 volte tra il '50 e il '90, d'ora in poi non dovremo che aspettarci peggio. Gli squilibri portano malattie: è prevista la ricomparsa della malaria in Europa e negli Usa, ma anche il boom di asma e altri disturbi respiratori imputabili all'inquinamento.
IL TURISMO. Le spiagge del Mediterraneo diventeranno troppo calde, le isole greche saranno devastate dagli incendi. La neve sparirà dalla maggior parte delle piste alpine.
I RIMEDI. Un quadro fosco quello tracciato dagli scienziati dell'Onu, che bacchettano gli Usa: tra il '90 e 2000 hanno aumentato le emissioni di gas serra del 13%. Ai governi viene chiesto di agire: servono fonti energetiche alternative (che nel 2020 saranno solo il 2% dell'offerta di mercato) incentivi per auto, case ed elettrodomestici più "puliti". In Italia il ministro Matteoli ha annunciato per i prossimi dieci anni tra i 70 e i 100 miliardi di investimenti proambiente. D'altra parte cambiare conviene, sottolinea il Wwf, che proprio lunedì presenterà uno studio sul tema: così l'Europa trarrà vantaggio dal rispetto di Kyoto.