Corriere della sera 12 luglio 2001 Il G8, le fioriere e il Cavaliere I l presidente del Consiglio è, oltre che operaio, taumaturgo, botanico, eccetera, anche un grande regista. Sa che è molto importante la cura dei particolari: ricordo quando nella sua Tv lanciò il primo telegiornale e lo affidò al mio rimpianto amico Vittorio Buttafava. Gli ordinò di andare dal barbiere e di cambiare pettinatura. Fu quello che mi indusse a scrivere: «Se avesse una puntina di tette farebbe anche lannunciatrice». Ha fatto un altro sopralluogo a Genova e ha dichiarato: «I lavori vanno bene». Non quelli che preludono alle scelte politiche, ma le decorazioni floreali, lilluminazione, larchitettura degli ambienti. Giolitti, considerato uno statista, non ci avrebbe mai pensato, ma Berlusconi è più psicologo. E osservando il degrado di certi quartieri genovesi si rammarica per il brutto spettacolo che sarà offerto alle delegazioni straniere. È vero che ognuno ha la sua sensibilità, ma forse, più che dei fiori, sarebbe il caso di occuparsi delle opere di bene. Ho limpressione, seguendo con un po di cura la stampa straniera, che lopinione pubblica internazionale non riesca a capire fino in fondo la sua straordinaria carriera, e linnegabile favore popolare che lo sospinge. Perché il Cavaliere piace, e la sua irresistibile ascesa è accompagnata da un plebiscitario e democratico consenso. Del resto, lo aveva già capito quel genio di Charlie Chaplin: «Il successo rende simpatici». I l presidente è ripartito soddisfatto, offrendosi anche per una successiva ispezione «per gli ultimi consigli», anche se, sono convinto, possono sbagliare benissimo da soli. Certo non se ne erano accorti, se non glielo faceva notare il Premier, che è brutto lasfalto della rampa di accesso alla Stazione Marittima, e ha proposto di allargare il porfido e possibilmente, per i partecipanti allincontro, anche le idee. Ma quelle di Berlusconi sono le acute osservazioni di un uomo che ha un vivo senso dello spettacolo: lo si deduce anche a prima vista, dal trucco e dallabbigliamento, e sa che Strehler e Copeau, maestri del genere, facevano osservare agli attori che di notte - ad esempio - si parla con toni meno accesi. Gli illustri ospiti non si soffermeranno solo sulle aiuole, ma saranno anche informati che, nel nostro Parlamento, ci sono 50 «onorevoli», arrivati con le elezioni del 13 maggio, che risultano (leggo nellappassionante libro di Peter Gomez e Marco Travaglio La repubblica delle banane , prefazione di Curzio Maltese) «inquisiti, imputati, condannati e miracolati (amnistie e prescrizioni)». Non sono calvinista, e credo nel pentimento e nel riscatto, e poi nei tribunali e nelle sentenze definitive, che possono anche contemplare errori, ma fa una qualche impressione scoprire che Berlusconi «è il primo indagato, nella storia dItalia, a diventare presidente del Consiglio». A ltri tempi: mi pare che in un lontano passato un deputato si uccise perché accusato di avere sottratto un calamaio a Montecitorio. Da gentiluomo scrisse una lettera di congedo a Giolitti, capo del governo, che terminava con un compito «porga i miei ossequi alla Signora», o una formuletta del genere. Ma era sempre lo stesso statista piemontese che affermava: «La legge con gli avversari si applica, con gli amici si interpreta». Si parlava di un suo incontro con Mussolini e di un improbabile dialogo sulla corruzione. «Anche i suoi mangiavano», avrebbe detto il duce al vecchio politico. Risposta: «Sì, ma almeno sapevano stare a tavola». Silvio Berlusconi ha contro i tribunali ma ha dalla sua buona parte degli elettori, i quali guardano ai risultati: se ha fatto tanto per sé, pensano, è bravo, e farà qualcosa anche per noi. Sono anchio tra quelli che sperano e glielo augurano. E sistemi, oltre alle fioriere, anche le vertenze giudiziarie: il sospetto, non solo alla moglie, crea fastidi anche a Cesare. Dica al ministro della Giustizia che, nel rispetto delle regole, se può, solleciti il disbrigo della pratica. |