La Repubblica 12 luglio 2001 All'attacco in funicolare tutti i varchi della sicurezza CLAUDIA FUSANI ROMA - «Il mare, per esempio: da lì possono arrivare piccoli commandi e attaccare la Stazione Marittima e i Magazzini del Cotone», due indirizzi importanti del G8. «Le funicolari: sono sei linee che dai quartieri in collina, che non possiamo controllare, arrivano all'interno della zona rossa. Quelle vie ferrate sono un ottimo condotto per gli antagonisti». Ma più di tutto non fanno dormire i 14 varchi, gli accessi veicolari come li chiamano in questura, che bucano la sterilizzata zona rossa e la mettono in contatto col resto del mondo: «Saranno presidiati da terra, dall'alto e dal cielo ma lì sarà solo un rapporto di forza e se riescono a fare breccia da una parte sarà l'alluvione. A quel punto le dai e le prendi, ma soprattutto noi poliziotti e loro gli antagonisti saremo tutti imprigionati dentro la zona rossa». Riflessioni ad alta voce di un funzionario della questura di Genova quando il conto alla rovescia segna meno 9 all'inizio del vertice. Molto tranquillo, il funzionario, ma anche «realisticamente preoccupato». A vederle sui tavoli degli uffici di via Diaz, mappe, piantine, particolari ingranditi di strade e carrugi, tratti di costa e di funicolari, pensi a un conflitto mondiale. Oppure a un immenso Risiko giocato dal vivo sotto la Lanterna: da una parte le forze dell'ordine, dall'altra gli antagonisti e tutta la loro voglia pazza di sfondare la zona rossa. Mettiamo da parte minacce terroristiche e allarmi dei servizi: a Genova ci saranno 2.700 uomini delle forze armate, quattro corpi speciali antiterrorismo, batteria di missili per la contraerea, satelliti e barbe finte di tutti i paesi. Il pericolo reale «è che non sappiamo veramente cosa arriverà in mezzo ai 100200 mila del pacifico popolo di Seattle». Le mappe anticipano e simulano tattiche di difesa contro eventuali attacchi alla zona rossa. C'è il pericolo "piazze tematiche", dove i no global organizzeranno sitin, e che sono a ridosso del confine della zona rossa. «Il 19, ad esempio - spiega il funzionario - ci sarà il corteo degli immigrati. Il tragitto è stato bonificato e ispezionato più volte ma c'è un punto, la salita Pollaioli, una stradina di pochi metri che porta dritta a palazzo Ducale. Noi l'abbiamo sbarrata con barriere e quattro metri di rete antiarrampicamento, ma se attaccano da lì siamo costretti a fare la guerra...». Le comunicazione radio fra le forze dell'ordine in quei giorni saranno schermate per evitare, come è già successo a Praga, che vengano impedite o intercettate le comunicazioni fra le forze dell'ordine. Isolati anche i telefonini degli irriducibili per impedire comunicazioni tattiche durante le manifestazioni: gli ordini di sfondamento, finora, sono partiti sempre via cellulare. Questo vuol dire anche che il Viminale ha una schedatura di quasi duemila persone, i duri e puri più o meno anarchici e non solo italiani ma soprattutto greci e baschi, di cui conosce volto e anche recapito telefonico. Questi dati sono già nella memoria elettronica che comunica con i visori di immagine allestiti in questura a Genova per identificazioni lampo. «Noi faremo di tutto per evitare il contatto fisico, cercheremo di tenere distanti gli attacchi ai 14 accessi delle zona rossa e per questo abbiamo armato di lacrimogeni e idranti pattuglie a terra e sui tetti - dice il funzionario - Ma se adotteranno quelle tattiche da guerriglia urbana che alcuni di loro ben conoscono, allora lo scontro fisico sarà inevitabile». Dove? Lungo il serpentone dei quattro cortei autorizzati. Ma soprattutto nei pressi dei 14 varchi. «Sfonderanno da uno di quei punti, è chiaro. Noi avremo anche rinforzi mobili, ma loro saranno di più...». |