La Repubblica 18 luglio 2001

Genova città in gabbia
Zona rossa chiusa. Scajola: respinti in 686 alla frontiera


GENOVA - Sessanta allarmi bomba in due giorni, più di seicento persone respinte alle frontiere perché considerate pericolose, una ragazza tedesca arrestata perché il suo furgone era blindato, aveva le pareti rafforzate con lastre di alluminio e, secondo la polizia, quel mezzo sarebbe servito per «sfondare» i blocchi della zona rossa. Le sue quattro amiche denunciate perché avevano «oggetti atti ad offendere» dice la polizia. «Solo clavi di legno da giocoliere» si sono difese le ragazze. Genova alle sette di sera si blinda in una gabbia di reti e si nasconde dietro pannelli di legno che sigillano portoni, vetrine e insegne contro l'assalto dei manifestanti. Spariscono in pochi minuti McDonald's, Ip, Shell, Blockbuster, possibili obiettivi delle marce dei prossimi giorni. «Sembriamo tigri in gabbia, neanche ai tempi di guerra» diceva, quasi piangeva, ieri sera, un anziano costretto a passare in una porticina ricavata fra il new jersey e una rete alta cinque metri.
E' il coprifuoco della vigilia del vertice. Un generale impazzimento collettivo. Anche un telefonino dimenticato su una balaustra e un sacchetto della spesa fanno intervenire gli artificieri. Cose minime come il quasi assalto del gruppo noglobal Attac che alle cinque e mezzo del pomeriggio riesce ad entrare nella zona rossa presidiata ma ancora non blindata e uno striscione antiG8 aperto sul Ponte Monumentale, sempre nel cuore della zona rossa, riescono a far saltare i nervi. Come quei tre ragazzi denunciati perché avevano fotografato la caserma dei carabinieri.
I grandi del G8 arriveranno solo venerdì mattina ma la tensione in città e nei palazzi della politica è altissima. Anche il porto è blindato, chi scende dai traghetti è sottoposto a code lunghissime e controlli inaspettati. I centralini della questura smistano richieste impossibili: chi ha l'indirizzo sbagliato sul passi per entrare nella zona rossa e rischia di non poter tornare a casa; chi deve andare a prendere i genitori anziani con la macchina ma non riuscirà ad arrivare in tempo per la chiusura.
La situazione è precipitata dopo il paccobomba esploso lunedì mattina nella caserma dei carabinieri di San Fruttuoso. «Non è stato questo governo a scegliere Genova come sede del vertice - ha voluto precisare ieri sera alla Camera il ministro dell'Interno Claudio Scajola - ma questo governo farà ogni sforzo perché il G8 possa svolgersi nelle condizioni migliori per tutti, per gli ospiti, per i genovesi e per coloro che vorranno manifestare».
Interviene alla Camera il ministro. Precisa che le persone respinte alla frontiera sono 686. Per il paccobomba che ha ferito il carabiniere: «E' molto probabile che sia coinvolta l'area anarcoinsurrezionalista. Non ci sono rivendicazioni ma ci sono molte coincidenze con episodi del passato». Aggiunge che «fa ridere l'ipotesi che quella bomba sia opera dei servizi deviati» come ipotizzano alcuni politici e soprattutto le tute bianche e che, invece, «il paese dispone di servizi affidabili e democratici». Ma Scajola ritiene anche «opportuno pensare ad una normativa più adeguata alle esigenze di una moderna intelligence». E' un uomo di poche parole il ministro. E se azzarda una dichiarazione di questo tipo non è da escludere che siano prossimi gli avvicendamenti ai vertici dei servizi.
Scajola vuole anche tranquillizzare. Annuncia che la «stazione di Brignole resterà aperta per consentire ai trenta treni speciali con 25 mila persone da tutta Italia di poter raggiungere il centro di Genova». E' la notizia più attesa per le Tute bianche e il Gsf. E' importante tenere calmo il fronte dei manifestanti che invece sta mostrando crepe e spaccature per i modi in cui manifestare. Anche il portavoce Vittorio Agnoletto non sembra più riuscire a parlare la stessa lingua per tutti. Il ministro si rivolge a lui, al Gsf e alle tute bianche per un appello: «Aiutateci ad isolare l'ala più dura. E' in gioco la credibilità dell'Italia». Stasera arriva la musica dolente e ribelle di Manu Chao. Domani il primo corteo, la prima prova generale per la sicurezza del vertice