Corriere della sera 19 luglio 2001

Sono i globetrotter della contestazione, ...

Sono i globetrotter della contestazione, girano il pianeta per protestare contro la globalizzazione, le multinazionali e gli organismi che governano la finanza e l’economia. I loro spostamenti seguono un calendario preciso: quello delle riunioni della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Fmi), dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) o, come in questi giorni a Genova, degli otto Paesi più industrializzati. Non sono veri e propri leader, perché il movimento di cui fanno parte vuole che le idee emergano «dal basso». Sono piuttosto i portavoce, o gli autori di testi che incarnano la filosofia del popolo no-global. Ecco le storie di alcuni di loro.


JOSÉ BOVÉ, francese, 48 anni - La mattina del 12 agosto 1999 le agenzie di stampa mandano in rete un dispaccio dalla cittadina francese di Millau: «Agricoltori assaltano il cantiere di un McDonald’s». Il mondo ancora non lo sa, ma sta per fare la conoscenza di José Bové. Contadino, pacifista, per anni attivista di Greenpeace, destinato a diventare l’icona delle campagne di boicottaggio contro la catena di fastfood americana. Oltre che membro del «popolo di Seattle» della prima ora: da quando (novembre ’99) attraversa l’oceano armato di 200 chili di formaggio Roquefort per dare una mano a fermare la conferenza del Wto. Dall’altro ieri Bové è a Genova. «Ci sarò ma non svelo dove passerò la frontiera - aveva detto -. Vorrei evitare l’arresto». Non sarebbe stata la prima volta in cella per Bové: le sue foto mentre sorride in manette hanno fatto il giro del mondo. È stato fermato in Francia nel ’99 e in Brasile (gennaio 2001) nel corso del World Social Forum di Porto Alegre. Quella volta aveva invaso con altri manifestanti un campo di semi transgenici.
La frase
: «Tutte le lotte sono la stessa lotta e lo sfruttamento è lo stesso dappertutto» (protestando contro un ristorante parigino della catena Pizza Hut).


SUSAN GEORGE, statunitense con passaporto francese, 67 anni - Se mai gli antiglobalizzatori dovessero eleggere una first lady sarebbe la loro candidata ideale. Perché anche chi non la sopporta riconosce che Susan George è una signora elegante, dalla personalità forte, oltre che un’infaticabile ed efficace divulgatrice. Con tre obiettivi dichiarati: fare approvare la Tobin Tax (imposta sulle transazioni finanziarie globali), cancellare i paradisi fiscali e ridurre il debito dei Paesi del Sud del mondo. Quando negli Anni 50 è partita dall’Ohio per la Francia, era una studentessa di filosofia. Oggi è vicepresidente di Attac Francia, l’organizzazione nata per promuovere la Tobin Tax, e dirige l’Istituto transnazionale di Amsterdam che ha contribuito a fondare nel ’73 per favorire studi su conflitti, povertà, emarginazione.
La frase:
«Competitività significa produrre beni a prezzi inferiori e questo può essere ottenuto solo peggiorando il tenore di vita dei lavoratori e danneggiando l’ambiente».


WALDEN BELLO, filippino, 56 anni - È riconosciuto come uno dei grandi teorici antiglobalizzazione. Negli ultimi anni ha partecipato a dibattiti tv che lo opponevano al direttore del Fmi o al presidente della Banca mondiale. Nato a Manila, Filippine, Bello ha studiato sociologia a Princeton, vivendo negli Stati Uniti dal 1978 al 1988. Oggi è professore all’Università di Manila e direttore del laboratorio di ricette economiche alternative alla globalizzazione Focus on Global South (con sede a Bangkok, in Thailandia). Ventitré anni fa faceva lo sciopero della fame in una cella di San Francisco: era il ’78 e la polizia lo aveva arrestato cinque volte perché era a capo dei gruppi di filippini che protestavano davanti al consolato del loro Paese chiedendo l’abolizione della legge marziale. Partecipa al Public Forum di Genova.
La frase:
«Il capitalismo è in crisi in termini di legittimità, ideologia e dinamiche. Ma siccome è inutile aspettarsi riforme, entra in gioco la protesta che serve anche a elaborare modelli economici alternativi» .
VANDANA SHIVA, indiana, 52 anni - Fino a 38 anni ha lavorato come fisico nucleare. Nel 1987, durante un convegno sulle biotecnologie, decise di abbandonare la carriera accademica per dedicarsi all’ambiente e ai problemi della condizione femminile. È una donna sorridente e apparentemente innocua. Ma nel ’90 riuscì a convincere una moltitudine di signore indiane e agricoltori ad abbracciare (letteralmente) gli alberi delle foreste himalayane per evitare che venissero abbattuti. È leader dell’International Forum on Globalization e membro del Third World Network, organizzazioni che criticano le storture della globalizzazione.
La frase:
«I sistemi di sapere sono sistemi di potere. Uniformità e diversità sono modi diversi di uso della terra, ma anche modi diversi di pensare e vivere» .


ORONTO DOUGLAS, nigeriano, 35 anni - La sua è la storia di un avvocato scomodo, più volte minacciato di morte. Legata a quella di Ken Saro-Wiwa, attivista nigeriano che nel ’95 fu assassinato per essersi battuto a difesa delle terre sacre della sua tribù, gli Ogoni. Due giorni fa Douglas è sbarcato ad Amsterdam, diretto a Genova, e le autorità olandesi l’hanno fermato per qualche ora. Ma l’altra notte ha raggiunto il capoluogo ligure. Da anni Douglas, tra i fondatori dell’organizzazione Enviromental Rights Action, tiene segreti gli spostamenti e le coordinate della sua base di Port Harcourt, sul delta del Niger, da dove si scaglia contro le multinazionali del petrolio. Chi vuole comunicare con lui deve passare attraverso emissari fidati. Neppure l’e-mail è considerata sicura.
La frase:
«Le azioni non violente vanno incoraggiate, sono una chiara espressione di persone che vogliono essere libere» .


DON VITALIANO DELLA SALA, 37 anni, italiano - Nato a Mercogliano (Avellino), frequenta i centri sociali e nel ’98 è andato a dire Messa nel villaggio della selva Chiapaneca dove vive il subcomandante Marcos. Don Vitaliano è il prete delle Tute bianche. Ascolta i 99 Posse e loro l’hanno voluto in un videoclip. Nell’anno del Giubileo ha sfilato al Gay Pride.
La frase:
«Non datecele troppo forte» (ogni volta che comincia un corteo) .


ADR IAN LOVETT, ingle se, 31 anni - A metà Anni 90 lavorava in una radio commerciale, ma da allora la sua vita è cambiata almeno du******e volte. La prima nel ’94, quando ha lasciato l’etere per diventare assistente di un parlamentare britannico. La seconda tre anni dopo, quando ha sposato la causa di Jubilee 2000 UK, nato a febbraio ’96 in Inghilterra per la remissione del debito dei Paesi poveri. Oggi è direttore e senior partner di Drop the Debt, creata nel dicembre 2000 per organizzare una campagna mirata sul G8 di Genova e appoggiata anche da rockstar come Bono, degli U2.
La frase:
«Ogni giorno debito e Aids strappano un altro po’ di vita all’Africa».


LUCIA MARINA DOS SANTOS, brasiliana, 30 anni - Originaria dello Stato del Paranà, nel sud del Brasile, i suoi genitori erano contadini. Ha potuto studiare grazie al movimento dei Sem Terra (i senza terra), nato alla fine degli Anni 70 per contrastare il latifondismo. In Brasile l'1% della popolazione dispone del 46% delle aree coltivabili mentre circa 5 milioni di famiglie sono costrette a lavorare come braccianti per oltre dieci ore al giorno per salari da fame. I Sem Terra cercano di conquistare terreni e ridistribuirli, e istituiscono scuole riconosciute dal governo, gli asientamentos , per educare i figli delle aree rurali. Come Marina Dos Santos, diventata un’amministratrice delle terre su cui vivono i campesinos .
La frase:
«Vog liamo la riforma agraria, l'istruzione e la salute. Ma non le avremo da un sistema che produce miseria in campagna ed emigrazione verso le città. Perciò siamo qui» (a Genova, lunedì scorso).


VITTORIO AGNOLETTO, italiano, 43 anni - È il portavoce del Genoa Social Forum, il coordinamento di associazioni che da mesi organizza le contestazioni al vertice dei G8: i padroni di casa del controvertice. Milanese, medico e presidente della Lila, Lega italiana per la lotta contro l’Aids, è il membro italiano del consiglio del Forum sociale mondiale.
La frase:
«Noi non facciamo chiasso, ma poniamo a voce alta questioni che interessano tutta l'umanità» .


LUCA CASARINI, 34 anni, italiano - Veneto, è il leader dei centri sociali del Nordest, dal Rivolta di Mestre al Pedro di Padova. Quando Livia Turco divenne ministro per la Solidarietà sociale lo volle come consulente per le politiche giovanili. Con le Tute bianche ha sfilato alla testa di uno dei tre cortei che hanno assediato Fmi e Banca mondiale a Praga e ha preso parte alla marcia zapatista su Città del Messico fra febbraio e marzo 2001.
La frase:
«Non mi avrete mai come volete voi» (scritta sulla magliette a Praga 2001).


TARSO GENRO, brasiliano, 54 anni - Dicembre 2000: il sindaco di Genova Giuseppe Pericu riceve la visita di un collega d’oltreoceano. È un avvocato con occhiali e baffetti appena accennati. Si chiama Tarso Genro e in ottobre è stato eletto per la seconda volta sindaco di Porto Alegre. Si trova a Genova perché sa che il capoluogo ligure ospiterà il G8 e vuole invitare Pericu a Porto Alegre, dove di lì a poco si svolgerà la prima edizione del World Social Forum, meeting contemporaneo e alternativo al World Economic Forum di Davos. La capitale del Rio Grande do Sul è per gli esperti di pianificazione urbana una sorta di laboratorio.
La frase: «Basta combattere, siamo venuti qui per discutere» (al World Social Forum).