La Regione Ticino
Guerriglia urbana
Chiasso/Momenti di tensione in vista del vertice G8
La polizia attacca con i lacrimogeni i dimostranti

Ci sono stati momenti di grande tensione, ieri sera a Chiasso, tra polizia, quella ticinese, ed i manifestanti anti-G8 intenzionati a recarsi a Genova per contestare il vertice che riunirà i «ricchi del mondo». Dal giorno prima si sapeva che il gruppo di giovani giunti in bicicletta dalla Germania nella città di confine, dopo aver bivaccato presso la ex-villa Bernasconi di via Volta, si sarebbe fatto vivo con azioni dimostrative sotto lo slogan «Tutti a Genova». Una parola d'ordine molto chiara: «O tutti, o nessuno» dopo che già sabato a tre ragazzi era stato impedito dalle autorità italiane di raggiungere il suolo della vicina Repubblica la quale, nel frattempo, ha sospeso gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone. Un diniego opposto alla loro entrata in Italia con motivazioni ritenute insufficienti dagli interessati. Così ieri, dopo che un altro gruppo di una ventina di giovani nel corso del pomeriggio ha potuto raggiungere l'Italia (uno solo di loro sarebbe stato respinto) in sera ta è giunto in stazione un altro Intercity con a bordo non più di una ventina di manifestanti attesi dai loro compagni muniti di bandiere e striscioni. Finanza e Polizia di Stato hanno setacciato il treno rimasto fermo sui binari della stazione internazionale per oltre un'ora. Quando le autorità italiane hanno imposto ad alcuni di loro (almeno quattro) di scendere dal convoglio la situazione è precipitata. In un clima di accresciuta confusione i manifestanti si sono portati davanti alla locomotiva pronta a partire bloccando il treno. é stato qui che si è mosso per la prima volta il servizio d'ordine della Polizia ticinese in assetto antisommossa. Dopo aver minacciato i manifestanti di far uso di gas lacrimogeni gli agenti hanno usato mezzi forti per liberare i binari. La manifestazione si è sciolta per ricomporsi, poco dopo, alla dogana di Chiasso-strada. Ed è qui, a valico praticamente bloccato, che si è creato un clima da «guerriglia urbana». Mentre la polizia italiana ha costruito uno sbarramento a ridosso della «terra di nessuno», a cavallo del confine di Stato, gli agenti ticinesi hanno creato un baluardo lungo via Motta. Intanto il numero dei dimostranti era cresciuto ed a coloro che erano giunti dalla Germania si erano aggiunti anche numerosi giovani ticinesi. Ancora una volta la polizia, quella nostra, ha minacciato l'uso della forza. Dalle parole ai fatti. Quando poche decine di ragazzi si sono sedute sulla strada è partito un primo ordigno lacrimogeno caduto proprio in mezzo al gruppo. Ne sarebbero poi stati esplosi almeno altri due qualche attimo dopo, proiettili finiti anche sul tetto della vicina sede della Banca dello Stato tra il fuggi fuggi generale nel quale i manifestanti si sono frammischiati al numeroso pubblico di curiosi accorsi sul posto per assistere alla scena. Finiti questi momenti di tensione i dimostranti si sono ricomposti per re carsi, poco dopo le venti, ancora una volta davanti all'entrata della stazione viaggiatori in via Motta dove hanno improvvisato un «sit-in» sorvegliato a vista dalla polizia. é circolata anche la voce di alcuni fermi che, però, non sono stati confermati dalla Polizia cantonale la quale, in serata, ha rifiutato di fornire qualsiasi tipo di informazione ufficiale sull'accaduto. Per tutto il tempo la polizia italiana, fatta eccezione per i controlli delle persone sul treno, è rimasta a guardare. Dopo le ventuno la situazione sembrava tornata alla normalità, ma è chiaro che nei prossimi giorni vi saranno nuovi arrivi da nord di persone intenzionate a recarsi a Genova per contestare i partecipanti al maxi-vertice dei G8. Sul luogo della manifestazione sono giunti anche diversi esponenti politici. Tra questi il consigliere regionale lombardo di Rifondazione comunista Giovanni Martina che ha tentato una mediazione tra manifestanti ed organi di frontiera italiani. Alla dogana di Chiasso-strada, non appena venuta a conoscenza dell'accaduto, si è pure portata la presidente del Partito socialista ticinese Anna Biscossa la quale, a caldo, ha rilasciato una preoccupata dichiarazione ai microfo ni di Teleticino. «Non ho assistito a quanto è accaduto. Mi pare comunque che il comportamento della nostra polizia sia stato sproporzionato rispetto alla reale pericolosità dei manifestanti. Tanto più che il problema, oggi, riguarda prevalentemente lo Stato italiano e non il nostro. Per questo ritengo necessario che il Consiglio di Stato fornisca spiegazioni per giustificare la portata dell'intervento e soprattutto per sapere da chi è partito l'ordine di esplodere lacrimogeni. Mi muoverò in questo senso con il nostro gruppo parlamentare». e.b./f.le.