La Repubblica 18 luglio 2001

Si indaga per strage
perquisiti gli anarchici

Cresce l'allarme per duemila estremisti greci e spagnoli
il retroscena


GENOVA - Armi in pugno, l'ordine di perquisizione in mano, il divieto di fare telefonate o di comunicare con chiunque. Due squadre, la prima al tendone del campo sportivo della Sciorba, prima collina lungo la valle del Bisagno, il dormitorio degli anarchici di tutto il mondo in transito a Genova. La seconda pochi metri più sotto, accanto al canile comunale, nel capannone di alluminio che è la sede del centro anarchico Pinelli, uno dei più sottolineati in rosso nelle informative dell'antiterrorismo. L'operazione è scattata alle sette di ieri mattina, ordinata dal magistrato, eseguita dalla Digos, il giorno dopo che il borsellinobomba ha inaugurato la settimana del G8 e mandato all'ospedale un carabiniere. «Cercavano esplosivi racconta Alessandro, maglietta rossa e lungo pizzetto al mento qualcosa per incastrarci. Ma non hanno trovato nulla. Hanno provato a sequestrarci una maschera a gas e a portare via un nostro amico tedesco ma il nostro avvocato lo ha impedito».
Sedi di centri sociali più vicini all'Autonomia e centri anarchici nel mirino di polizia e carabinieri. Le indagini per dare un nome a chi lunedì mattina ha spedito un portafogliobomba alla stazione dei carabinieri di San Fruttuoso partono da quella pista anarchicoinsurrezionalista confermata ieri sera alla Camera dal ministro Claudio Scajola e che i servizi rilanciano ora dopo ora facendo crescere l'allarme per quei duemila legati alle frange estreme dell'anarchia in arrivo a Genova da Germania, Grecia e Spagna.
Fra lunedì sera e ieri mattina le perquisizioni sono scattate quasi contemporanemante anche a Milano, Torino, Firenze, Padova, Napoli. Ma nei verbali di perquisizione e sequestro è rimasto poco o nulla.
Il sostituto antimafia di Genova Anna Canepa ipotizza il reato di strage e tentato omicidio. Gli indizi si contano su una mano: il paccobomba arrivava dal centro di smistamento postale di RomaFiumicino; il portafoglio era stato imbottito con almeno cinquanta grammi di plastico e pallini di ferro; l'innesco era a molla, un dispositivo lamellare azionato dall'apertura del bottone del portafoglio che ha liberato pochi grammi di gelignite. Tutto qua. Molte invece le coincidenze, più che sufficienti per dirigere le indagini verso gli ambienti anarchici. L'analogia più inquietante riguarda il timbro postale: anche i sei pacchibomba che nell'agosto '98 raggiunsero politici, giornalisti e magistrati (il gip di Torino Maurizio Laudi), passarono per quel centro postale e, come la lettera esplosiva di ieri, viaggiarono su un volo postale. Pacchibomba rimasti tutti senza colpevoli ma riconducibili agli ambienti anarchici piemontesi. Così come i due inviati nell'ottobre 1999 a Milano alla caserma dei carabinieri di Musocco e all'ufficio del turismo ellenico. E altri due fatti ritrovare sempre a Milano a luglio e a dicembre duemila. Questi ultimi episodi hanno segnato, secondo gli investigatori, la nascita di una nuova internazionale anarchica italiana, spagnola e greca impegnata sul fronte delle carceri: nelle rivendicazioni si faceva infatti riferimento alla scarcerazione del leader greco Nikos Maziotis e a Solidarietà internazionale, il movimento che combatte contro il regime di carcere duro in Spagna e che ha fra i suoi leader l'italiano Claudio Lavazza.
(c.fus.)