La Repubblica 12 luglio 2001

Le menzogne  dell'Occidente

LE IDEE

di GIORGIO BOCCA


IL G8 non sarà il demonio che dicono i suoi avversari ma la propaganda che lo ha preparato e che lo segue manda il dubbio profumo delle persuasioni menzognere. A cominciare dalla cosiddetta legittimazione democratica.
I capi di Stato riuniti a Genova, si dice, non sono dei despoti, sono stati democraticamente eletti dai loro concittadini.

Che è il ragionamento in gran voga nella nostra maggioranza per cui il voto popolare ripulisce anche le fedine penali sporche. Dovrebbe essere noto a chi si occupa di politica che la democrazia ha tuttora molti vantaggi, ma che esiste un abisso fra la delega popolare e l'autonomia degli eletti i quali, ottenuta la fiducia, fanno e disfanno come gli comoda per ragioni più spesso legate alla conservazione del potere che al bene comune.
La discutibile legittimità da voto popolare spiega in parte lo spettacolo imperialtrionfale del convegno, l'esibizione di spese, di lusso, di strutture militarpoliziesche da nulla giustificate salvo che dall'uso di questa esibizione come puntello ad una discutibile legittimità: celebriamo il nostro trionfo, mettiamo al nostro servizio una nobile città, occupiamo i suo storici palazzi dunque siamo autorizzati al comando. Segue la solita vaga speranza di un lieto fine: il mondo ricco e avanzato non può da solo cancellare la povertà abissale del pianeta ma può, come un fratello maggiore, aiutare i poveri a sollevare il capo. Come? Insegnandogli la tecnica e la scienza dei ricchi.
Un grande quotidiano ha fatto un esempio di questo progresso assistito: le tessitrici di una tribù amazzonica che riescono a vendere i loro tappeti grazie a Internet. E ha concluso. «Questa è la strada del futuro». Un'idiozia non tanto grave in sé, quanto nel fatto che possa essere spesa nel mercato dei gonzi. La soluzione tecnologica culturale sarebbe credibile se il fratello maggiore fosse un filantropo, un missionario comboniano, ma nella realtà è uno che basa il suo potere proprio sul fatto di essere sempre alla testa della ricerca e della innovazione. Ci fu un solo momento in cui il fratello maggiore americano si sentì in pericolo o finse di sentirsi, quando da Mosca giunse la notizia che uno Sputnik stava roteando sulle nostre teste. Ma già negli anni Settanta la sua forza militare, fonte di ogni ricerca tecnica e scientifica fuori da ogni concorrenza, aveva ristabilito il distacco e si preparava a ridimensionare il miracolo del Giappone a cui, a scanso di cattive sorprese, aveva dettato una costituzione che vietava il ritorno al potere militare.
Il G8 non è il demonio e la sua scenografia, salvo alcuni aspetti ridicoli, non è poi diversa dalle più famose della storia, come quella dei tre imperatori dell'era napoleonica che possedevano regge meravigliose, sicure, ma preferivano, come più spettacolare e simbolica, la zattera di Tilsit sul Nieme in cui per simulare la parità ognuno accedeva per una sua porta. Le scenografie del potere non hanno mai risolto da sole i suoi conflitti.
A Genova la contraddizione di fondo che nessuna diplomazia potrà risolvere è che il modo di sviluppo dei grandi paesi occidentali e del loro socio giapponese è congenitamente contrario a un accordo mondiale. La proposta di allargare all'universo mondo la rivoluzione tecnologica può essere intesa seriamente solo come la creazione di nuovi mercati gestiti da ricchi.
Microsoft, e prima l'Ibm, non sono nate per caso in America, sono nate lì perché gran parte delle loro tecniche erano il frutto della necessità militare di vincere la guerra mondiale, e il rapporto di forze non è certo cambiato ora che gli Stati Uniti dispongono di un potere militare unico nel mondo. La ragion d'essere di questo potere che viene prima di ogni delega popolare, e che regolarmente la ignora, è il controllo mondiale delle fonti energetiche e la necessità, in attesa della mitica energia pulita e gratuita, di possederne non solo la maggior parte ma di impedire che diventino un consumo di massa, cioè un consumo anche dei paesi poveri.
Questa politica di potere militare non può certo essere sostituita da una ripetizione su scala mondiale della new economy, dei suoi miracoli e delle sue truffe. L'innovazione continua, nella partita fra ricchi e poveri, funzionerà a favore dei primi e l'allargamento dei mercati ai beni immateriali gioverà a chi già possiede anche quelli materiali.
Il G8 di Genova servirà forse a chiudere qualche conticino fra i ricchi, non a colmare l'abissale debito dei poveri destinato a crescere.