La Repubblica 17 luglio 2001

E Berlusconi chiede nervi saldi
"Non è ancora allarme rosso"

Il presidente del Consiglio ai ministri: abbiamo le forze per controllare la situazione
il retroscena

STEFANO MARRONI


ROMA - «La nostra linea resta quella di sempre: dialogo con chi vuole dialogare, fermezza estrema con le forze eversive e il terrorismo. Da questo punto di vista, la letterabomba di oggi cambia poco...». Gianfranco Fini imbocca in fretta le scale che lo portano al terzo piano di Palazzo Chigi. È la sera di una giornata lunga e difficile, la giornata che doveva essere del Dpef e che invece al governo ha imposto - oltre agli equilibrismi obbligati sul "buco" nei conti pubblici - anche l'ansia dell'unodue tra San Fruttuoso e Avezzano che a tratti è sembrato l'annuncio del peggio. E anche per questo - confidano i suoi - Silvio Berlusconi ha lasciato del tutto la scena al suo vice: per prudenza, per evitare che una cosa mal capita o mal riferita nell'arco di ore convulse finisse - in bocca al premier - per innescare un incendio. Ma con i suoi ministri è tranquillizzante, il Cavaliere: «Abbiamo le forze - assicura - per tenere la situazione sotto controllo».
Nervi a posto, è la linea, «allo stato non c'è ragione per tenere mezzo mondo col fiato sospeso». E così anche il leader di An tiene bassi i toni. In pubblico, è il primo a riferire quel che il Cavaliere ha subito assicurato al Consiglio dei ministri, e cioè che non c'è nessun «rapporto automatico» tra i due episodio. E a chi riesce a strappargli un minuto concede qualcosa di più, a spiegazione della calma ostentata del governo a meno di cento ore dal summit di Genova: «I servizi avevano previsto che episodi del genere potessero avvenire», racconta. «Chi tiene il fronte sicurezza avverte però che quel che è successo conferma le ragioni di preoccupazione, ma in sé non sembra una cosa da allarme rosso: terremo la guardia alta, come avevamo già deciso».
Al Viminale confermano che è esattamente questa, l'impostazione che fin dalla mattina Claudio Scajola ha suggerito a Berlusconi, nel dargli man mano - in un filo diretto con Paolo Bonaiuti - le informazioni in arrivo da polizia e carabinieri. Il presidente del Consiglio era appena arrivato a Palazzo Chigi, quando la notizia è arrivata nelle redazioni dei giornali. E non ha fatto in tempo a scendere dall'ascensore, perché gli mettessero in mano il lancio d'agenzia con il flash sull'attentato. Subito si è fatto cercare Scajola, che a Gorizia aveva già sentito al telefono i capi di carabinieri e polizia. E toccato - raccontano - dalla vicenda del giovane carabiniere ferito agli occhi («E ha solo 21 anni!»), ha voluto sapere personalmente dal generale Siracusa le condizioni del militare.
Poi, il Cavaliere si è chiuso con i sindacati a parlare di Dpef. E quando nel pomeriggio ha riunito il Consiglio dei ministri, la sua rassegna dei problemi è stata del tutto in linea con le conclusioni relativamente tranquillizzanti elaborate agli Interni sulla natura e i possibili autori di un attacco che si fa fatica a collegare a fatti di grande terrorismo. A segnarla, insomma, è stata più la soddisfazione per i problemi logistici risolti che hanno imposto a lui e al suo staff addirittura un tris di visite a Genova, che le preoccupazioni per l'ordine pubblico: «Certe cose - ha ripetuto - non stavano affatto andando per il verso giusto: come la parte architettonica, come l'organizzazione della sala stampa... Ma per fortuna le ho riprese per i capelli!».
Il brivido, lo sconcerto per quel che è sembrato a lungo un secondo attacco terroristico, è stato Berlusconi in persona a farlo passare al suo governo, dopo l'ennesima telefonata a Scajola. E c'è stato anche il tempo per parlare degli impegni che il Cavaliere vuole confermare al G8 sul terreno della riduzione del debito del Terzo mondo e nella lotta alle malattie nel Terzo Mondo. Il Genoa Fund, il fondo finanziato da governi e istituzioni private di cui il premier ha anticipato la creazione al Papa, ha «già superato la quota di un miliardo di dollari. E se sarà necessario - ha detto Berlusconi, confermando un'idea già confidata sabato a Rita Levi Montalcini - sono pronto a metterci del mio».