Manifesto 18 luglio 2001 DA
NORDEST
Occhi chiusi sul G8
GIANFRANCO BETTIN
G8 e Nordest: mai tema così stringente e attuale fu meno affrontato, e
più superficialmente, dai diretti interessati. Non ci sono forse regioni italiane più
coinvolte del Nordest nel processo di globalizzazione, e tuttavia nessuna regione, o
quasi, sembra meno interessata all'andamento del G8 di Genova (e degli altri vertici che
l'hanno preceduto). I soli a prenderlo sul serio da queste parti - terribilmente sul serio
- sono i movimenti di critica e contestazione, assai radicati e assai consistenti per
numero e ampiezza della rappresentatività (dai centri sociali agli scouts, da componenti
sindacali significative a settori ampi del mondo cattolico), per qualità dell'analisi e
della proposta e per tenuta, negli anni, del lavoro che svolgono. Ma su fronti diversi, il
vuoto regna.
Eppure, il Nordest è una fucina formidabile di globalizzazione. In una regione come il
Veneto, che si vanta addirittura di aver ridotto uno stato sovrano come la Romania a
propria "ottava provincia", enorme è il contributo che viene dato alla
produzione e alla circolazione di merci sui mercati di tutto il mondo e al riprodursi
locale del vortice della globalizzazione neoliberista. Un vortice, tra l'altro, che non
manca di produrre effetti locali spiacevoli e spiazzanti, come lo snaturarsi del paesaggio
e delle stesse tradizioni particolari o, sotto un altro profilo, nel confronto con le
trasformazioni del mercato del lavoro e la questione dell'immigrazione. E' trattata,
quest'ultima, come se fosse un accidente della storia, e non come l'effetto dello stesso
modello di sviluppo tanto celebrato nelle apologie e autoapologie del Nordest.
Questa incapacità di fare i conti con la globalizzazione, a partire dal fatto che della
globalizzazione si à agenti e produttori diretti, spiega l'incapacità di affrontare le
contraddizioni che il modello apre nella stessa realtà sociale e nei suoi risvolti
culturali ed esistenziali, con la ricerca conseguente di capri espiatori che normalmente
vengono individuati negli immigrati.
E' di ieri, a questo proposito, uno spettacolare viaggio aereo di Umberto Bossi e del
ministro degli Interni Claudio Scajola, per accertare il grado di tenuta del confine
orientale, tra Trieste e Gorizia, e per difenderlo dalle "invasioni" di
immigrati da est a base di raggi infrarossi e potature di alberi e boscaglie.
La "disattenzione" verso il G8 della società economica e produttiva locale e
delle sue stesse istituzioni nasce da questa incapacità di definire, anzi di capire, il
proprio stesso ruolo nella globalizzazione. Se gli industriali e i politici locali
avessero verso il G8 anche solo una parte dell'attenzione che gli presta il
padovano-mestrino Luca Casarini, faccia spavalda e antagonista del nordest, avrebbero più
chiare le idee su come va davvero il mondo e anche sulla propria stessa identità nel
secolo ventunesimo.
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