Manifesto 14 luglio 2001 Il
governo chiude. Genova off-limits
Da oggi al 21 luglio salta Schengen, controllo
dei documenti ai confini
ALBERTO D'ARGENZIO - BRUXELLES
" Il governo italiano non chiuderà le frontiere, come invece già
fatto da altri paesi in casi analoghi", "il governo italiano ha aiutato
finanziariamente l'organizzazione della manifestazione", "il governo italiano
permetterà a chiunque voglia manifestare pacificamente di farlo e inoltre vuole garantir
loro l'incolumità dai violenti". Uno Scajola versione Babbo Natale quello giunto a
Bruxelles per pubblicizzare il piano dell'esecutivo sul G8 di Genova.
Bottino pieno all'esordio al consiglio dei ministri della giustizia e degli interni dei
15, riunitosi ieri espressamente per affrontare la nuova "emergenza" della
gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni politiche. Scajola raccoglie
infatti una "condivisione unanime" delle posizioni del governo italiano ed una
promessa di aiuto dalle prospettive non meno inquietanti.
La linea che ora accomuna l'Unione è quella "del dialogo con i pacifici e del rigore
e della fermezza per quanti utilizzano occasioni come quella di Genova per esprimere con
violenza le loro rivendicazioni". La via europea al difficile mix tra tutela del
diritto di manifestazione e quella dell'ordine pubblico è completamente asimmetrica e con
un peccato originale: passa attraverso la creazione dell'equazione manifestante
potenzialmente non pacifico = hooligan. Risultato: trattiamo il manifestante come
quelle frange di imbecilli che animano stadi e zone adiacenti. In fondo si tratta
solamente di perfezionare gli strumenti tecnici e legali che già abbiamo a disposizione.
Le proposte: "Utilizzare tutte le possibilità legali per limitare l'espatrio, il
transito e l'entrata in paesi stranieri per i facinorosi riconosciuti" (la
giurisdizione nazionale lo permette senza ordine del giudice in Germania e Inghilterra,
Scajola non ha risposto sulla fattibilità in Italia), integrare le banche dati delle
forze dell'ordine e dei ministeri degli interni dei differenti paesi ed aggiornare i
sistemi Sis ed Europol con nuove informazioni (la proposta tedesca di una
nuova banca dati ad hoc è stata bocciata da Finlandia, Danimarca, Olanda e Portogallo),
creazione di "punti di contatto permanenti in ogni paese per l'analisi e lo scambio
di informazioni", "creazione di un pool di coordinamento delle polizie prima,
durante e dopo avvenimenti a rischio", "ricorrere a funzionari di polizia
esperti nel riconoscimento e l'identificazione di persone o gruppi in grado di minacciare
l'opinione pubblica".
Manca qualcosa visto che si trattava di tutelare l'ordine pubblico come il diritto di
manifestazione. Nessuna traccia di proposte per la creazione di un comitato europeo
sull'esercizio delle libertà pubbliche che vigili sull'abuso della forza e della legge,
nessuna indicazione legale per il termine "facinoroso", (chi decide chi lo è,
cosa bisogna mai fare per apparirlo e soprattutto per smettere di apparirlo?). In sintesi
troppa libertà e tutta da una parte sola.
I tempi dell'Unione non sono brevi e Genova è alle porte, ma i 15 non si perdono d'animo.
Dalle 0.00 di oggi e fino al 23 per entrare ed uscire dal Belpaese bisognerà mostrare i
documenti (il trattato di Schengen lo prevede per questioni di ordine pubblico, art. 2.2),
poliziotti dei 15 e di Slovenia, Usa e Russia sono già solertemente in azione in Liguria.
Prove generali per i vertici del futuro, in cui i 15 o gli 8 di turno si sceglieranno chi
trovarsi di fronte a manifestare. Tu sí, tu no, non puoi andare, ma non ti preoccupare ti
aiutiamo a tornare a casa (un'altra proposta). Sempre in libertà.
Già in serata, dall'Italia, le prime reazioni: "Siamo anche d'accordo sul ripristino
dei controlli documentali - dicono alcuni centri sociali liguri che si apprestano oggi a
manifestare alla frontiera di Ventimiglia - ma no all'applicazione di liste nere".
Mentre i Verdi chiedono la garanzia di libera circolazione delle persone in ambito
europeo: "La sospensione di Schengen - secondo il deputato Paolo Cento - è una
svolta autoritaria e antieuropeista". In una nota, Cento chiede la revoca immediata
del provvedimento.
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