Da "Umanità Nova" n.25 dell'8 luglio 2001 Genova per noiL'hanno detto in molti: Genova non è che un passaggio, non rappresenta né l'inizio né la fine di un movimento sociale. Specie, potremmo aggiungere, di un movimento sociale di chiara impronta libertaria che nel radicamento territoriale costruisce la radicalità della propria proposta di trasformazione. Nondimeno il passaggio di Genova è di indubbia importanza, un'importanza che per un perverso paradosso, la sovraesposizione mediatica rende meno chiara nei suoi contenuti di fondo. L'opposizione crescente alla globalizzazione liberista, alla riduzione di persone, risorse, ambiente a mere merci ha trovato una visibilità notevole grazie alla scelta di contestare le grandi riunioni periodiche dei vari FMI, BM, EU, WEF, NATO. Accerchiare i vertici dei potenti, tentare di bloccarli è stata l'arma vincente che ha consentito di rendere visibile un disagio non più comprimibile al sud come al nord. Ma, ed è il dato sicuramente più interessante, i vari movimenti che dall'opposizione al MAI, passando per Seattle, Praga, Bologna, Napoli, Davos, Quebec, sono scesi nelle piazze hanno saputo fondere una molteplicità di anime in un pluralismo di voci. Una sensibilità libertaria forte li ha innervati, sapendo rispettare e valorizzare i diversi approcci, le differenti tradizioni, le numerose sensibilità. Non sono certo mancate forti divaricazioni con le aree più autoritarie ma la convinzione dell'importanza del pluralismo e dell'orizzontalità delle forme organizzative è stata più forte che nel recente passato. Questo movimento, al di là delle diverse strategie di piazza, è accomunato da una forte tensione antisistemica, dalla consapevolezza che un mondo "altro" è non solo possibile ma necessario. Ma, forse inevitabilmente, si è venuta rapidamente raggrumando un'area riformista, dialogante con la controparte, alla ricerca di un "capitalismo dal volto umano". È quello che ama autodefinirsi "popolo di Porto Alegre", dalla località brasiliana ove, nel gennaio scorso, si svolse il Forum Sociale Mondiale grazie alla benevola sponsorizzazione di un'amministrazione locale impegnata - prudentemente - in politiche neowelfariste. Il Forum di Porto Alegre si svolse in contemporanea con quello del WEF (Word Economic Forum) riunito come ogni anno a Davos. Così, mentre nelle strade e nelle città svizzere i dimostranti venivano gassati, feriti, ghiacciati con i cannoni ad acqua, mentre ai posti di confine altri venivano perquisiti, intimiditi e respinti il WEF di Davos entrava in collegamento diretto con il proprio "antagonista", il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, aprendo un canale di "dialogo" tra due fronti opposti ed apparentemente inconciliabili. Erano iniziate le grandi manovre destinate a spaccare in due il movimento, a dividerlo in buoni e cattivi, intransigenti e dialoganti. Quel che ne è seguito è cronaca degli ultimi mesi: criminalizzazione dell'opposizione più radicale e tentativo di legittimazione istituzionale da parte del Genoa Social Forum. Le manifestazioni contro il G8 a Genova costituiranno con ogni probabilità un punto di svolta, un percorso senza ritorno per quel che concerne quantomeno il nostro paese, ove le capacità di "recupero" dei movimenti da parte della sinistra ieri al governo è stata ben collaudata negli ultimi cinquant'anni. Potremo impedire o, quantomeno, frenare questa deriva se sapremo sfuggire ai ruoli già ben disegnati che poliziotti, giornalisti e moderati vogliono farci assumere. Destra di governo e sinistra d'opposizione non chiedono di meglio che trovare una sponda nell'anima dialogante del movimento, per i cui portavoce si preparano poltrone e carriere, mentre vorrebbero un'ulteriore criminalizzazione di chi, nel movimento, non accetta un tozzo di pane sulla questione del debito o qualche dichiarazione di principio a favore del sud del mondo. La divisione all'interno del movimento non è tra buoni e cattivi ma tra radicali e riformisti, e il grado di radicalità di un movimento sta nella capacità di costruire ed approfondire gli spazi di autonomia politica e progettuale tra gli sfruttati. Un lavoro che richiede capacità di pensare ed agire localmente mentre si pensa e si agisce globalmente. Tutti i giorni in ogni luogo ed il 19, 20 e 21 luglio a Genova. Le idee e le sensibilità libertarie sono la linfa vitale dei movimenti di opposizione allo stato ed al capitale globale; gli anarchici sono stati ovunque in prima fila dando vigore politico e morale alle manifestazioni in ogni angolo del pianeta ed il nostro movimento ne ha a sua volta tratto forza e visibilità. Idee e pratiche libertarie fanno capolino anche all'interno di gruppi e collettivi che non si richiamano esplicitamente all'anarchismo ma che, nelle nostre idee e nelle nostre proposte, possono trovare alimento per la propria lotta, sia questa ambientale, sindacale, comunalista o femminista. Per questo Genova, per noi, è un'occasione importante, di quelle da non mancare. Eufelia |