La Stampa
Martedì 17 Luglio 2001

Blitz della polizia in due centri sociali
In un quaderno appunti con i motivi della contestazione anti G8 a Genova e il comportamento da adottare durante le manifestazioni organizzate nel capoluogo ligure
Digos e Reparto Mobile fanno irruzione all’Askatasuna e all’Alcova sequestrando mazze, caschi e biglie La rabbia dei giovani «Avevano le armi spianate volevano intimidirci»
Gli agenti anche nelle abitazioni di numerosi militanti

La polizia entra nei centri sociali. Alle 17.50 di ieri agenti della Digos e del Reparto Mobile hanno bloccato le uscite dell’Askatasuna in corso Regina Margherita, iniziando subito dopo una perquisizione che è terminato solo in serata avanzata. Circa un’ora dopo, analoga azione è stata compiuta all’Alcova di corso San Maurizio, una realtà che si riconosce nelle posizioni anarco-insurrezionaliste. Contemporaneamente i poliziotti hanno effettuato nove perquisizioni nelle case di altrettanti militanti dei centri. Il bilancio è di vario materiale sequestrato: mazze, caschi, biglie di ferro, batterie usate che avrebbero potuto essere adoperate come proiettili. Nell’alloggio di Daniele P. i poliziotti hanno rinvenuto dieci caschi, una fionda, ottanta biglie e trentotto dadi: oggetti da lanciare in caso di scontri. Secondo i funzionari della Digos non si tratta di un risultato eclatante: «Non ci facevamo troppe illusioni - hanno spiegato - perché se c’era altro è stato certamente già trasportato a Genova». Al termine dei controlli alcuni giovani sono stati accompagnati in Questura per l’identificazione e subito dopo rilasciati.
In realtà le due perquisizioni hanno radici diverse. Quella dell’Askatasuna, effettuata su ordine del pubblico ministero Onelio Dodero (in data 9 luglio scorso), aveva come obiettivo la ricerca di «armi» e si era imposta, come indica la motivazione, in seguito ai numerosi appelli apparsi sul sito Internet, a firma dell’Askatasuna, in cui si caldeggiava lo sfondamento dell’area rossa di Genova, la zona riservata allo svolgimento del vertice e vietata a chiunque voglia contestare.
All’Alcova, dove i poliziotti sono stati accolti lanci di batterie usate, gli agenti sarebbero arrivati in un secondo tempo. Qui i tempi dell’intervento della polizia sono stati più lunghi, anche perché l’intervento non era stato programmato. In questo frangente sarebbe stato reperito materiale che in Questura è definito «interessante». C’è anche un quaderno fitto-fitto di appunti sul G8, sulle motivazioni della contestazione e, pare, del tipo di comportamento da adottare durante le manifestazioni che ci saranno nel capoluogo ligure.
Secondo i militanti dell’Askatasuna, che hanno convocato per questa mattina alle undici una conferenza stampa per spiegare le loro ragioni, «la polizia non ha trovato niente di quanto indicato sull’ordine di perquisizione. Cercavano esplosivo che naturalmente non c’era». Aggiungono: «In corso Regina Margherita sono entrati con le pistole spianate e le hanno puntate contro i presenti. Poi hanno perquisito da cima a fondo le abitazioni dei cinque militanti fermati a Genova». Secondo loro si tratta «dell’ennesimo atto intimidatorio, rientra nel tentativo di criminalizzare una parte del movimento anti G8».
Tra i cinque fermati e ai quali è stato consegnato il foglio di via non solo da Genova ma anche da tutta la provincia, ci sono tre esponenti storici del centro di corso Regina Margherita che fanno riferimento all’area dell’Autonomia. Raccontano: «Eravamo andati in città per incontrare alcuni nostri compagni purtroppo il materiale trovato sull’auto, che serve per il lavoro di uno di noi, è stato considerato pericoloso».
Al momento non risultano perquisizioni negli altri centri sociali e nelle case occupate di Torino e dei comuni della cintura. Ma ieri, per un paio di ore, tra i militanti del movimento anti G8, o meglio quella che viene classificata come «ala dura» e non si riconosce nelle posizioni del Genova Social Forum, si era diffusa la voce che analoghi interventi delle forze dell’ordine erano in corso. Anche per questo quelli di Askatasuna parlano di «tentativo di seminare panico e paura tra i militanti del movimento. Si tratta di azioni che, come la decisione di bloccare le frontiere e di impedire l’arrivo a Genova dei treni, intendono scoraggiare se non addirittura fare del terrorismo contro chi protesta».