Manifesto 17 luglio 2001 Dopo
la bomba, il ricatto del governo
La maggioranza sfrutta l'attentato: "Ora
il Gsf deve isolare i violenti". Letta si impegna a cercare di far riaprire una
stazione
ANDREA COLOMBO
Il Genoa social forum ha incontrato ieri una delegazione degli 80
deputati ulivisti che, in dissenso con le indicazioni della leadership, avevano rifiutato
l'intesa bi-partisan sul G8. L'incontro è avvenuto in un clima reso tesissimo dal
pacco-bomba di Genova, ma prima ancora dalla inaudita decisione del governo di blindare
Genova, chiudendo stazioni e aereoporti. Prima dell'incontro, la portavoce dei Verdi
Grazia Francescato e il capogruppo Pecoraro Scanio avevano visto il sottosegretario Letta,
per chiedergli di tornare sulla decisione di fare di Genova una "città chiusa".
Tema che del resto è stato anche al centro del successivo colloquio con il Genoa
social forum. Letta si è impegnato a fare il possibile perché almeno una delle due
stazioni genovesi, Brignole, sia aperta. Ma senza promettere nulla.
Le reazioni della Casa delle libertà e dei suoi ministri alla bomba non autorizzano però
grandi speranze. "C'è chi cerca di alzare la tensione", dice il ministro degli
Interni Scajola, aggiungendo l'augurio che "tutte le forze politiche e tutti gli
organizzatori del Genoa social forum prendano le distanze da chi vuole la
violenza". Passa così tra le righe, come se niente fosse, l'identificazione tra chi
non intende rispettare il divieto di manifestare nella famosa "zona rossa" e chi
spedisce lettere esplosive.
Il ministro degli esteri Ruggiero è più diplomatico, ma anche nelle sue parole il
tentativo di sfruttare la bomba per mettere con le spalle al muro il Gsf e
costringerlo a rinunciare alla disobbedienza civile è esplicito. "Speriamo - dice -
che sia solo un episodio. Credo che la violenza vada condannata sempre e spero che il
clima sia da oggi in poi più sereno". Il ministro non convince affatto il Gsf.
"Fin dall'inizio - risponde infatti il portavoce Agnoletto - la linea del governo è
stata quella di mostrare una doppia faccia. Quella del ministro Ruggiero, che a parole
chiedeva un colloquio e poi, nei fatti, quella dello stato che chiude la stazione di
Brignole. Ruggiero è il difensore degli interessi delle multinazionali".
Agli assoli dei vari ministri si aggiunge il coro che, soprattutto in area
nazional-alleata, strepita contro "i soliti violenti" (definizione di Gustavo
Selva), cioè "il nucleo duro della contestazione" (precisazione del
neo-deputato forzista Paolo Guzzanti). Ma se la tensione tra Gsf e maggioranza è
alle stelle, non si può dire che le cose vadano molto meglio con l'Ulivo. Il leader
Rutelli esprime solidarietà al carabiniere ferito, informa di aver telefonato al
comandante dell'Arma Siracusa, giura che "non bisogna dare spazio a chi si comporta
così". Ma una parola che è una sulla chiusura di Genova, sulla sospensione del
trattato di Schengen, sulle comunicazioni interrotte, non la spreca. L'importante, per il
capo del centrosinistra, è far sapere che "gli italiani hanno riconoscenza per
l'impegno delle forze dell'ordine". Complimenti. I Ds, stavolta, vanno un po' oltre.
Il capo dei senatori Angius chiede al governo di riferire in aula sulla bomba e Folena
aggiunge alle espressioni di solidarietà per il ferito l'auspicio che "sia presto
rivista dal governo la scelta di chiudere le stazioni".
Ad avanzare il sospetto che dietro la lettera esplosiva ci sia una nuova strategia della
tensione sono solo i Verdi e Rifondazione. "Il pensiero va immediatamente allo
stragismo impunito", afferma il rifondatore Russo Spena, e il verde Pecoraro Scanio
condanna "ogni forma di violenza ma anche i tentativi di ritorno alla strategia della
tensione". Dubbi e sospetti che, solo a nominarlo, provocano reazioni più che
isteriche ai vertici della maggioranza. "Chi parla di strategia della tensione e di
servizi deviati - butta là leggero il capo dei senatori azzurri Schifani - delegittima
importanti settori dello Stato". E non se ne parli più.
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