La Repubblica 11 luglio 2001

G8, scontro sulla Tobin tax
Nessun accordo sulla tassazione dei movimenti di capitale. La sinistra: "Misura irrinunciabile"
il vertice di Genova

GIAMPAOLO CADALANU


ROMA - La doccia fredda è arrivata a Palazzo Madama: Renato Ruggiero ha tolto ogni illusione ai critici della globalizzazione. «Fra i ministri delle Finanze del G8 non c'è accordo sulla Tobin tax», ha detto il ministro degli Esteri, ovvero: non è il momento di mettere in discussione la circolazione senza regole dei capitali. Per Ruggiero «gli obiettivi della tassa sulle transazioni finanziarie sono giusti, ma il metodo proposto non è dei più moderni».
Sarebbe meglio se i paesi industrializzati riuscissero a dedicare agli aiuti lo 0,7 per cento del Prodotto interno, sostiene Ruggiero. Lo dimostrano i conti: con la Tobin si arriverebbe a 3435 milioni di dollari, mentre la piccola quota del Pil potrebbe valere 180 miliardi di dollari. E questo vale anche per le speculazioni, perché «non è certo una tassa dell'1 per cento che ferma i mercati». Tanto più che la Tobin tax sarebbe pagata soprattutto dai paesi con controlli efficienti.
All'Ulivo, che dopo qualche incertezza ha abbracciato la ricetta del Nobel americano James Tobin, Ruggiero chiede di non costruire sulla tassa «una barriera ideologica». E promette il suo impegno perché al G8 si affrontino anche temi come «la trasparenza dei mercati finanziari» e «la limitazione dei paradisi fiscali». Fra l'altro, il vertice sarà «più largo» di quelli del passato: ci saranno incontri con i presidenti di Sudafrica, Nigeria, Algeria, Mali, Salvador e Bangladesh, ci sarà Kofi Annan, insomma i potenti della terra ascolteranno la voce del sud del mondo. E si parlerà anche di Aids e di ambiente.
Ma la sinistra va per la sua strada: oggi al Senato l'Ulivo, i Verdi e Rifondazione comunista presenteranno tre mozioni in favore della Tobin tax, che i firmatari definiscono «irrinunciabile». Cesare Salvi, vicepresidente del Senato, ha giudicato «insoddisfacenti» le argomentazioni del ministro, mentre per il verde Francesco Martone «Ruggiero non ha dato risposte, vive su Marte».
Neanche i militanti dei gruppi antiglobalizzazione sono soddisfatti, nonostante Ruggiero si sia detto disponibile a incontrare nuovamente il Genoa Social Forum. Per ora, ha detto Vittorio Agnoletto, il Gsf vedrà gli 80 parlamentari di opposizione in polemica con il voto di Montecitorio. Altra irritazione ha provocato l'indiscrezione sfuggita a Otto Schily, ministro dell'Interno tedesco, secondo il quale «l'Italia potrebbe sospendere il trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini come misura di sicurezza per il G8».
Dalla Germania arrivano anche le minacce degli Autonomen, che promettono il massimo impegno per dare l'assalto al summit via Internet, dedicando anche un sito (Gipfelsturm.net) alla ghiotta occasione di far parlare di sé. Per ora, comunque, gli attacchi degli hacker nostrani che hanno già colpito la Rai, i Ds, l'Ugl, l'Eurispes, sembrano essere arginati dalla task force della Guardia di Finanza.
Intanto le iniziative collaterali si moltiplicano: dal vertice mondiale dei sindacati, con la partecipazione delle confederazioni italiane Cgil, Cils e Uil, al "meeting di San Rossore", organizzato dalla Regione Toscana per discutere di globalizzazione con Ivan Illich, Vandana Shiva e Edward Goldsmith.