Manifesto 17 luglio 2001 Una
busta scoppia sul vertice
Genova, ore 10,30: un pacco esplode nelle mani
di un carabiniere, che rimane ferito. Il Genoa social forum accusa: "E' una bomba
contro il movimento". E in serata, disinnescato un altro ordigno davanti allo stadio
Carlini, sede degli antiG8
AUGUSTO BOSCHI - GENOVA
La bomba è arrivata per posta. Un portafogli imbottito di esplosivo
nascosto in una busta commerciale. Nessun mittente e nessuna rivendicazione, finora, anche
se pare confermato che il pacco provenisse dal centro sud. Vai a pensare che la postina
che vedi tutti i giorni e che ogni mattina alle dieci suona al campanello per lasciare
lettere e pacchi è il mezzo inconsapevole di un attentato.
Sono passate da poco le dieci quando Stefano Storri, ventuno anni di Cortona, in provincia
di Arezzo, si siede alla scrivania negli uffici della stazione di via Manuzio dopo aver
salutato l'impiegata delle poste e ritirato la corrispondenza. Storri si è arruolato
nell'arma lo scorso ottobre e per lui, che non è militare di carriera, il congedo dista
solo tre mesi. Alle dieci e quindici prende in mano l'involto più voluminoso. Un
portafoglio in una busta affrancata con i bolli della posta prioritaria: roba di ordinaria
amministrazione, quante ne arrivano di buste così nelle caserme? E invece no. Appena la
apre una vampata lo investe in pieno volto. L'esplosione è violenta, la sentono in strada
e la gente del bar di fronte al condominio che ospita la stazione, al primo piano, esce a
vedere cosa è successo. Poco distante c'è anche il commissariato di zona. I soccorsi
arrivano nel giro di pochi minuti: i vetri della finestra dell'ufficio sono in pezzi, sul
soffitto sono rimasti attaccati brandelli azzurri della divisa. Il giovane militare viene
subito portato al pronto soccorso dell'ospedale San Martino. Non rischia la vita ma ha
ustioni di primo e secondo grado sul volto e sulle mani e l'occhio destro è gravemente
lesionato. E intanto, in tutta la città, si moltiplicano le segnalazioni e gli allarmi.
E' la psicosi della bomba. Poco dopo l'esplosione in via Manuzio gli artificeri dei
carabinieri intervengono in via Gobetti. C'è un furgoncino con targa francese
parcheggiato nelle vicinanze del comando provinciale dell'Arma. Si rompono i cristalli dei
finestrini e alla fine dell'ispezioone non si trova traccia d'esplosivo. Poi tocca agli
specialisti della polizia correre al porto antico. C'è una cosa nera in un sacchetto di
plastica appoggiata su una panchina a cento metri dalla grande sala stampa allestita ai
Magazzini del cotone. La zona viene isolata, si effettuano i controlli e si scopre che è
solo una batteria di automobile con dei fili attaccati. Che non si tratti di un semplice
relitto abbandonato da un automobilista cafone lo confermano gli specialisti intervenuti
sul posto: "Sembrava una vera bomba - dicono gli investigatori - l'hanno messa per
alzare la tensione". Non c'è tempo per pensare e per tentare di dare una risposta.
L'allarme attentato risuona in via Scribanti. Qui è una borsa abbandonata per strada ad
attirare l'attenzione. Gli artificieri la fanno saltare con una microcarica.
Poi via, a Brignole. Qui, dove le autorità hanno appena confermato che arriveranno i
treni speciali dei manifestanti, si dice che qualcuno abbia messo una bomba nella
stazione. Non è vero. Così come non risultano vere le altre voci che si inseguono e si
rincorrono in una città che trattiene il fiato. Alle 19 arrivano notizie fresche
dall'Ospedale San Martino. Il carabiniere Stefano Storri è stato operato alla mano e
all'occhio destri. Le operazioni sono andate bene e il giovane non perderà la vista. E'
solo un attimo di tregua: c'è una bomba al Carlini, lo stadio che ospita i saccoapelisti
del popolo di Genova. La tragedia è evitata per un soffio. Gli artificeri hanno
disinnescato la valigia esplosiva pochi minuti prima che saltasse in aria.
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