Corriere della sera 18 luglio 2001
Gli investigatori: forse sono stati già spediti altri ordigni

ROMA - Tutte le lettere recapitate a polizia e carabinieri dovranno essere passate ai «raggi x», mentre una sorveglianza straordinaria è stata disposta negli uffici postali, con attenzione particolare in quelli che smistano plichi e missive alle sedi periferiche. Dopo l’esplosione che due giorni fa ha ferito l’ausiliario Stefano Storri nella caserma di San Fruttuoso a Genova, sale la tensione e si intensificano i dispositivi di sicurezza. Il timore è che altri pacchi bomba possano essere già stati spediti. Così come avvenne tre anni fa, quando gli squatter fecero recapitare sei lettere esplosive a Roma, Torino e Milano, gli inquirenti non escludono che siano in viaggio nuovi ordigni. E che l’obiettivo dei terroristi sia quello di farli recapitare proprio durante il G8. La pista seguita porta agli anarchici-insurrezionalisti italiani che, insieme a greci e spagnoli, si battono contro il Fies, il regime di carcere duro nei penitenziari iberici. Sono gli stessi che lo scorso anno rivendicarono la bomba fatta ritrovare nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano e un attentato a Valencia, in Spagna. Nelle analisi degli esperti dell’Antiterrorismo stilate in vista del vertice dei Grandi, vengono collocati nell’ala «dura» dei movimenti No Global. Sospettati di aver rubato, il 9 maggio scorso, 500 tute bianche, numerose maschere di protezione, un generatore di fumo e alcune ricetrasmittenti dallo stabilimento Eternit di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria.
E’ il «blocco nero», che ha già annunciato di voler intraprendere un «percorso di opposizione al G8» con la collaborazione degli attivisti stranieri. Prima delle contromanifestazioni del 20 e del 21 luglio, potrebbero scatenare la loro protesta nel porto di Ancona, dove è previsto per domani l’arrivo di almeno 2.000 anarchici greci. Gruppi decisi a varcare in ogni modo la zona rossa sfidando il blocco di migliaia di agenti. E - sospettano gli inquirenti - pronti a manifestare il dissenso con azioni eclatanti e violente. Una potrebbe essere proprio la spedizione dei pacchi bomba. Le prime analisi compiute dal Ris di Parma sulla bomba di Genova parlano di «esplosivo lamellare»: gelignite sistemata a strati nel portafogli contenuto nella busta. Una tecnica sofisticata, che difficilmente fallisce.
Il plico aperto dal carabiniere Storri arrivava da Roma, esattamente da Ciampino. Gli investigatori stanno facendo l’inventario della posta smistata quel giorno per accertare se ci fossero altri pacchi «sospetti». Tre anni fa le lettere con gli ordigni furono imbucate proprio nella capitale. Sei missive indirizzate tra l’altro al procuratore aggiunto di Torino Maurizio Laudi, al giornalista di Ivrea Daniele Genco, al consigliere regionale del Piemonte Pasquale Cavaliere e al direttore sanitario delle carceri Remo Urani. Con il collega Laudi ha parlato a lungo il pubblico ministero di Genova Anna Canepa, titolare dell’indagine sul ferimento del militare. Nei prossimi giorni tra i due uffici giudiziari ci sarà uno scambio di atti. Insieme si cercherà un filo comune tra le due vicende per individuare gli attentatori.
Ai responsabili dell’ordine pubblico spetterà invece il compito di prevenire eventuali nuove azioni. Non a caso da due giorni reparti specializzati di polizia e carabinieri continuano a setacciare le sedi dei centri sociali più vicini agli anarchici. Ieri gli uomini della Digos e del Ros hanno compiuto perquisizioni al «Gramigna» di Padova, al «Pinelli» di Genova, allo «Stella nera per la rivolta» di Firenze e al «Tnt» di Napoli. Sono stati sequestrati fionde, manici di piccone trasformati in manganelli, biglie di vetro, bulloni di ferro, taniche di kerosene e di benzina, oltre a materiale propagandistico. A Genova è stato invece fermato un furgone carico di spranghe, coltelli, asce, catene e maschere: le cinque occupanti, quattro tedesche ed una polacca, avevano precedenti per scontri di piazza.
In passato, le indagini condotte sulla spedizione dei pacchi bomba hanno portato all’organizzazione guidata in Spagna da Eduardo Garcia Macias e ai Grapo, i gruppi di resistenza antifascista legati alla sinistra giovanile antagonista. Movimenti di «Solidarietà internazionale» che in Italia avrebbero stretto alleanze sfruttando i contatti di Claudio Lavazza, ex esponente di Prima Linea detenuto in Spagna con l’accusa di aver ucciso due poliziotte durante una rapina.
Fiorenza Sarzanini