La Repubblica 16 luglio 2001 G8, la
sfida dei centri sociali
"Stop ai treni in tutta Italia"
Dopo la decisione del governo di chiudere la stazione di Brignole. Più
morbido il Genoa Social Forum
GESSI ADAMOLI
GENOVA - «Non fermeremo i treni dei pendolari o quelli che collegano Nord e Sud.
Bloccheremo, invece, i treni dei signori, quelli degli uomini d'affari. Sarà questa, in
tutte le stazioni delle più grandi città italiane, la nostra risposta alla decisione di
chiudere la stazione di Brignole. Al di là del significato simbolico, non poter arrivare
a Brignole creerebbe gravi problemi organizzativi, significherebbe frammentare in mille
rivoli la grande manifestazione di sabato prossimo. Quella del Governo è una
provocazione, è cercare a tutti i costi l'incidente, creandone i presupposti. Contiamo di
far cambiare idea a Scajola e Ruggiero», annuncia Luciano Muhlbauer, uno dei portavoce
del Network per i diritti globali, il movimento che raggruppa la Confederazione Cobas,
l'80 per cento dei Centri Sociali italiani.
Più morbida la posizione del Genoa Social Forum, che sembra essersi rassegnato all'idea
di non poter far arrivare sino in città i 30 treni speciali previsti, ed è già
mobilitato per allestire efficaci soluzioni alternative: «Abbiamo predisposto un servizio
sostitutivo di autobus che raccoglierà i dimostranti nelle stazioni in cui saranno fatti
sbarcare e li porteremo a destinazione. Tremila nostri volontari sono già al lavoro per
allestire un servizio ristoro ed accoglienza».
Diversa è anche l'impostazione di come interpretare il ruolo di anti G8. «Un assedio
virtuale alla zona rossa. Un assedio fatto di parole, idee e contenuti», spiegano i
rappresentanti del Genoa Social Forum. Cobas e Centri Sociali annunciano una protesta
molto meno simbolica: «Rispetteremo la città ed i suoi abitanti, ma non i simboli delle
politiche di globalizzazione liberista, come quelle vere e proprie imprese della
precarietà che sono le agenzie del lavoro interinale. E, naturalmente, non rispetteremo i
presidi delle multinazionali».
I capi del Genoa Social Forum e quelli del Network per i diritti globali si sono
incontrati ieri pomeriggio per studiare una strategia comune. La riunione si è protratta
sino a tarda notte con l'impegno congiunto di evitare ogni possibile strappo. «Una
rottura significherebbe la vittoria di chi dall'inizio sta cercando di dividere chi verrà
a Genova a dimostrare, creando una lista di buoni ed una di cattivi».
Ma Cobas e Centri Sociali non sembrano disposti ad alcun tipo di mediazione: «Siamo anche
molto preoccupati di quanto sta accadendo alla frontiera di Ventimiglia, dove sono già
stati respinti 15 militanti. Ma stiano attenti Berlusconi ed i suoi uomini perché quella
è una frontiera a rischio e lo scontro oltre che a Genova si potrà spostare anche là».
Giovedì la frontiera di Ventimiglia sarà presidiata anche da 10 deputati e da 20
avvocati: «Ci serviranno a capire entro quale spazio giuridico si muoveranno le forze di
polizia per considerare indesiderato un cittadino straniero che vuole entrare in Italia.
Per esempio: sarà sufficiente provenire dai Paesi Baschi per vedersi le porte delle
frontiere sbarrate?». Ieri, intanto, a Ponte Chiasso, alla frontiera tra la Svizzera e
l'Italia, una trentina di tedeschi in bicicletta, che erano diretti a Lecco per
partecipare alla biciclettata anti G8, per solidarietà con tre di loro ai quali è stato
proibito l'ingresso in Italia, hanno a loro volta rinunciato a passare il confine.
Foglio di via, invece, per cinque ragazzi torinesi del Centro Sociale Askatasuna (in basco
significa "libertà") fermati al casello di Genova Est. È Lele, uno dei cinque
fermati, a raccontare l'episodio nella palestra della scuola genovese, bandiere rosse dei
Cobas a fianco ai cesti della pallacanestro, che è diventata il quartier generale degli
anti G8: «Ci aspettavano al casello dell'autostrada, era stata la Digos di Torino a
segnalare che stavamo per arrivare a Genova. Si sono attaccati ai precedenti penali, ma
sono quelli di tutti coloro i quali partecipano alle manifestazioni in piazza». Nel
bagagliaio della Fiat Punto, che è stata sequestrata perché non ha passato la revisione,
sono stati trovati un manico di vanga ("è il bastone che usiamo per mescolare la
colla dei manifesti") e due taglierini di proprietà del conducente della macchina,
un edicolante: «Quei taglierini mi servono per aprire i pacchi dei giornali. Ma è stato
soprattutto lo striscione "viviamo per calpestare i re" a crearci problemi.
Abbiamo cercato di spiegare che si tratta di una frase di Shakespeare, ma non c'è stato
verso». |