Manifesto 15  luglio 2001

Genova, Sudamerica
FREI BETTO* - GENOVA

Ci sono più poliziotti che turisti in questa città, la cui architettura racconta di due millenni di storia europea. Ma, nonostante tutto, "l'operazione setaccio" non mi sembra molto efficiente.
L'altro ieri l'auto in cui mi trovavo, guidata dal professor Marcello Danovaro, uno dei responsabili del forum organizzzato dall'università ligure, è stata fermata da una pattuglia. Ci hanno chiesto i documenti. I miei li avevo lasciati in albergo. Hanno controllato quelli del guidatore, senza importunarmi.
I genovesi non vedono l'ora che il G8 se ne vada. Ci sono ostacoli da ogni parte e armamentario militare pesante per tutto il lungomare. Le forze di sicurezza sono vittime delle proprie paure del terrorismo. E' bastato avvistare una vecchia automobile parcheggiata in zona proibita perché si mobilitassero le squadre degli artificieri. Che non hanno trovato né le bombe né il proprietario.
Per quanto la presenza dei latino-americani negli eventi organizzati qui contro il G8 sia molto ridotta, l'America latina viene citata di frequente, per via della gravità dei suoi indicatori sociali. Dei suoi 442 milioni di abitanti, 220 milioni vivono al di sotto della soglia di povertà.
Due sue caratteristiche in particolare sembrano preoccupare gli analisti: è il continente in cui la povertà è maggiormente cresciuta negli ultimi venti anni e in cui sono più accentuati i livelli di diseguaglianza fra i più ricchi e i più poveri. In soli tre anni, dal 1997 al 2000, il numero delle persone costrette a vivere al di sotto la linea della povertà è aumentato di 16 milioni.
L'Onu considera che siano necessari come minimo dieci anni di scolarità perché una persona possa uscire dalla palude della povertà. La media in America latina è di 5,2 anni. E i nostri indicatori di evasione e ripetizione scolastica sono alti. Gli insegnanti sono poco preparati, come se gli investimenti nell'educazione fossero a fondo perduto.
Un dato curioso emerso nel ciclo di conferenze in corso nella facoltà di architettura è la redditività dell'educazione delle bambine. E' provato che quanto maggiore è il livello di scolarità della madre, tanto minore è l'indice di mortalità materna e infantile. Attenzioni elementari nel campo della salute sono legate alla cultura.
Si riducono anche i rischi di gravidanze nell'età dell'adolescenza quando la ragazzina è occupata negli studi. E considerando che in America latina la tendenza, soprattutto fra la popolazione povera, è che sia la donna ad assumere la guida della famiglia (circa il 30% delle famiglie del continente), questo dato acquista ancor più rilevanza.
Di educazione il G8 s'intende. Il Giappone, che è grande come lo stato brasiliano del Maranhâo e ha una popolazione uguale a quella del Brasile, è uscito distrutto dalla guerra. Grazie agli investimenti nell'educazione (il 12% circa del bilancio annuale), si è conquistato il capitale di maggior valore: le risorse umane. Negli Stati uniti grandi fortune rompono la catena ereditaria per andare a ingrossare fondazioni che hanno come obiettivo l'educazione o la nascita di nuove università. Nell'Europa occidentale gli alunni passano, in media, otto ore al giorno a scuola. In Brasile quattro.
"Perché i governi latino-americani non investono nell'educazione? Il Fmi non lo permette?", ha chiesto il giornalista e scrittore Gianni Minà in uno dei dibattiti all'università. Nessuno dei latino-americani presenti aveva notizia che il ricettario del Fmi per il continente abbia previsto, qualche volta, maggiori risorse per l'educazione.
Educazione, distribuzione del reddito e politiche pubbliche d'urto contro la disoccupazione sono i settori unanimemente definiti urgenti per combattere la povertà del nostro continente. Secondo Albert Hirshman le politiche sociali sono, quando esistono, "politiche povere per persone povere". Non intaccano mai le cause strtturali.
Negli ultimi decenni, in America latina c'è stata una evidente inversione di ruoli fra lo stato e la chiesa cattolica. La chiesa investe in azioni sociali efficaci, come la Pastorale per i fanciulli in Brasile; la formazione di cooperative in Ecuador; le associazioni di abitanti in Honduras; le mense popolari in Perù.
Lo stato "minimo" degli aggiustamenti fiscali nell'area sociale si riduce a interventi di carità. I programmi di lavoro e i panieri di base per le popolazioni colpite dalla siccità nel Nord-est brasiliano, che si ripete da un secolo e mezzo, sono state citate a mo' di esempio. "Se non esistesse il Movimento dos Sem-Terra il governo Cardoso parlerebbe di riforma agraria?", ha chiesto Antonio Vermigli, della Rete Radio Resch, associazione italiana di solidarietà con iniziative del Terzo mondo.
I manifestanti contro il G8 guardano con attenzione estrema al secondo Forum sociale mondiale di Porto Alegre, fissato per gennaio-febbraio del 2002. Forse non dovrà neppure più fare da contrappunto a Davos, che corre il rischio di essere cancellato poiché molti dei suoi partecipanti preferiscono evitare il pericolo di nuovi confronti-scontri con manifestanti reali (gli attivisti presenti nella città svizzera) e virtuali (gli hackers e il Fsm di Porto Alegre). Così Porto Alegre potrà con più tranquillità, quantomeno, sbozzare il profilo di questo nuovo mondo possibile sognato dai critici del neoliberalismo e dell'attuale modello di globalizzazione.


Frei Betto è scrittore brasiliano, membro del "Centro de Justiça Global" e consigliere di movimenti sociali. (Latinoamerica, www.giannimina-latinoamerica.it)