La Stampa
Mercoledì 18 Luglio 2001

«LA VALIGETTA CON L’ESPLOSIVO ERA STATA LASCIATA IN UNA ZONA AFFOLLATISSIMA»
«Ho visto il timer, è stato il panico»
Chiara Cassurino: «Così ho trovato la bomba allo stadio Carlini»

CHE paura quando ho visto quella valigetta aperta, anzi, era più simile a una cartella, morbida e scura, aperta, coi fili che spuntavano e un timer già in funzione. Ma non ci fermeranno con le bombe. Sapremo esorcizzare il terrore». Chiara parla come un treno che non s’è fatto fermare a nessuna stazione, la voce forte di chi conosce le sue ragioni e la necessità di farle valere con le parole. Ha ventitré anni, Chiara Cassurino, ed è iscritta a Scienze politiche a Genova. E’ lei la ragazza che lunedì, «assieme ad altri, mi raccomando, scrivilo», ha ritrovato la bomba allo stadio Carlini, poi fortunatamente disinnescata. E adesso racconta una serata surreale, in cui le è toccato telefonare a polizia, carabinieri, artificieri: gente con cui non è che si senta tutti i giorni. Pensate che il pericolo siano loro, quelle Tute bianche a cui anche lei appartiene? Chiara sorride e risponde serafica: «Sì, frequento il centro sociale "Terra di Nessuno" a Genova, dentro il movimento di Ya Basta. Facciamo politica, ovvio. E assedieremo la zona rossa. Ma senza fare nessuna violenza alla città».

Eppure qualcuno che non vi ama insinua che vi mettete le bombe e ve le disinnescate. Gli risponderebbe?

«Gli risponderei che non capisce una cosa molto semplice: questa bomba ci danneggia perché spaventa la gente. E l’unico modo per reagire a questo attentato alla democrazia è essere tantissimi alle manifestazioni contro questo vertice».
Finora quanti siete davanti allo stadio Carlini?
«Duemila. Domani sera (oggi) ne arriveranno altri ottomila qui e a Villa Gamba».
E quanti eravate quando avete visto la bomba?
«In quel momento i duemila si trovavano quasi tutti dentro lo stadio. Fuori eravamo dieci, quindici persone: tutti membri del servizio d’ordine di cento ragazzi che abbiamo creato per tenere sotto controllo, a turno, tutta la zona».
Come vi siete accorti della cartella?
«Si vedeva benissimo, oltretutto era in una zona di grandissimo traffico, tra giardini pubblici che di pomeriggio sono pieni di mamme e bambini e una lunghissima fila di macchine. Erano le 19,30, forse qualche minuto più tardi. Ci siamo subito coordinati con gli altri ragazzi e abbiamo chiamato prima la polizia, poi i carabinieri. Dopo venti minuti è arrivata la Digos. Dopo trentacinque gli artificieri».
Chi sono gli altri ragazzi?
«Qui al Carlini non dormiamo solo noi Tute bianche ma anche i Giovani comunisti, la rete "Rage" di Roma e quelli di "No global". Insomma, il nocciolo della disobbedienza civile. Con me c’erano Luca, Beppe, Paolino...»
E prima dell’arrivo degli artificieri che avete fatto?
«C’era un discreto panico: noi abbiamo bloccato tutto il traffico della zona e non è passata più nessuna macchina. Solo dopo abbiamo scoperto che il timer era impostato sulle 20,30 e la bomba era incendiaria, e avrebbe potuto fare un bel guaio».
Un guaio comunque l’ha fatto: ora anche per voi le cose si complicheranno.
«Di sicuro continueremo a organizzare i nostri eventi, che restano occasioni di festa: il concerto di Manu Chao, performances, discussioni e film. A Genova costruiamo un laboratorio di socialità che non verrà chiuso dai bombaroli».