Manifesto 18 luglio 2001 Dov'è
finito l'uranio impoverito?
A Genova si torna a parlare di guerre ed
"effetti collaterali". E a Roma denunciato il governo D'Alema
ANGELO MASTRANDREA
Chi si ricorda più dell'uranio impoverito? Nessuno, a giudicare
dall'attenzione dei media sulla vicenda, che pure all'inizio del nuovo anno, e per più di
un mese, aveva tenuto banco sulle prime pagine dei giornali e nei titoli dei tg. Invece
c'è qualcuno che ha continuato a denunciare il grande inganno che si è consumato con la
pubblicazione dei risultati della commissione Mandelli, nominata dal ministro della difesa
Sergio Mattarella all'indomani dello scandalo dei militari italiani in servizio in Bosnia
morti o ammalati di leucemia. Ad esempio l'associazione telematica Peacelink, il
cui presidente Carlo Gubitosa, dopo essere stato chiamato a riferirne davanti al
Parlamento europeo, questa mattina ne discuterà con il pubblico degli antiG8, a Genova.
Non era affatto scontato che in uno dei workshop genovesi si discutesse di tale argomento,
anche perché gli otto grandi si sono ben guardati dall'inserire nell'agenda ufficiale lo
scabroso tema delle crisi internazionali e dei suoi nefasti "effetti
collaterali". Dunque, tanto di cappello a chi continua a non considerare archiviata
la vicenda delle guerre balcaniche e le cause delle misteriose morti tra militari e civili
(sull'argomento, l'archivio di Peacelink è molto esauriente: www.peacelink.it).
Ovviamente, nella sessione tematica di questa mattina non si discuterà solo di uranio
impoverito, ma più in generale dei conflitti internazionali (tra gli interventi, quelli
di Giulio Marcon dell'Ics, dell'europarlamentare Luisa Morgantini, di Mario Pianta,
di Fabio Alberti di Un ponte per... e Predrag Matvejevic).
Nei prossimi giorni, invece, sarà depositata alla procura della repubblica di Roma una
denuncia (primi firmatari Giovanni Russo Spena del Prc e Alessandro Curzi, direttore di Liberazione)
all'ex governo D'Alema - in carica durante la guerra in Kosovo - proprio sulla vicenda
dell'uranio impoverito. Nell'esposto si chiede se i vertici militari e il governo abbiano
correttamente informato i soldati e chi andava nei Balcani sulla pericolosità
dell'uranio, e se abbiano predisposto le misure cautelari necessarie; se vi siano stati
decessi legati all'esposizione a uranio impoverito, e se sussistano eventuali
responsabilità penali. Inoltre, se il ministro della difesa era tenuto a far entrare in
commissione i consulenti tecnici proposti dalle associazioni a tutela delle vittime e se
il mandato conferito a tale commissione fosse da estendere anche ai casi relativi alla
guerra del Golfo, a quella in Somalia, e alle popolazioni civili.
Infatti la commissione Mandelli aveva rifiutato di ascoltare i tecnici di parte, e dopo
pochi mesi dall'insediamento aveva depositato una prima relazione in cui escludeva
qualsiasi nesso tra i tumori e l'esposizione all'uranio impoverito, fatta eccezione per
una percentuale "statisticamente rilevante" di linfomi non-Hodgkin. Uno studio
contestato fin dal primo momento da numerosi scienziati indipendenti (mettendo in
discussione anche il metodo statistico adottato), ma che ha smorzato la querelle
sull'uranio impoverito. Poi, in primavera è arrivata la seconda relazione della
commissione Mandelli, meno perentoria della prima, ma passata sotto silenzio. Due
settimane fa, una lunga e dettagliata inchiesta di Usa today ha riportato a galla,
negli Stati uniti ma non in Italia, la vicenda dell'uranio impoverito: negli anni '40 e
'50 il governo americano ha utilizzato in gran segreto scorie radioattive da riprocessare
con altri materiali nucleari. Senza però avvisare dei rischi gli operai, che a migliaia
sarebbero stati esposti ad alti livelli di radiazioni. Da questo episodio, il periodico
statunitense ricostruisce i percorsi di trattamento dell'uranio (come tra l'altro aveva
già fatto il manifesto, il 10 e il 25 gennaio), spiegando così come il metallo
utilizzato come rivestimento di missili e proiettili in realtà contenesse anche il ben
più pericoloso plutonio.
Nei giorni scorsi, il ministro della difesa Antonio Martino ha annunciato di aver
prorogato i lavori della commissione Mandelli, che dovrebbe depositare un nuovo rapporto
entro ottobre. Martino ha ammesso che "mentre non c'è evidenza di una correlazione
tra l'uso di questi proiettili e fenomeni tumorali, c'è però una abnorme incidenza del
morbo di Hodgkin, che è molto superiore alla media nazionale". Dunque, che piaccia o
meno a qualcuno, il caso è ancora aperto.
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