Corriere della sera 18 luglio 2001
«Il Social Forum avrà il massimo della visibilità»

Scajola: assurdo parlare di servizi deviati, la pista è anarchica. Manu Chao: canterò per la contestazione

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - «Non riduciamo il vertice G8 di Genova a un problema di ordine pubblico. È un evento positivo, ed è in gioco la credibilità dell’Italia». Il ministro dell’Interno Claudio Scajola lancia gli ultimi avvertimenti al popolo di Seattle. E formula le ipotesi investigative sull’attentato al carabiniere: «Nessuna rivendicazione. Abbiamo, tuttavia, motivo di ritenere che la matrice del gesto debba ricondursi all’area anarchico-insurrezionalista. Ma a coloro, per fortuna pochi, che parlano di strategia della tensione dico che oggi è assurdo parlare di servizi deviati».


I CONTESTATORI - «Al Social Forum garantiamo il massimo della visibilità», assicura Scajola. Mano tesa dunque verso i ribelli di Genova. Il ministro sembra voler recuperare con il movimento («Ma chi intendesse agire fuori dalla legalità troverà una risposta ferma e rigorosa»), dopo i momenti di tensione dei giorni scorsi. I duri della protesta, però, non si lasciano incantare. «Grazie tante, non abbiamo bisogno della visibilità concessa da Scajola. Noi siamo già visibili, abbiamo già vinto», risponde Matteo Jade, il leader genovese delle Tute bianche. Gli fa eco, con ironia, il veneto Luca Casarini, leader dei centri sociali del Nord-est: «È come se dicessimo: "Caro Berlusconi, noi ti rendiamo visibile, famoso". Lui lo è già di suo». Hanno il morale alto, i contestatori del G8. Domani si entra nella fase calda, cioè si scende in piazza, e loro sentono che ce la faranno. Che saranno migliaia e migliaia per le strade di Genova, a dispetto della tensione e degli allarmi, falsi o veri che siano. «Abbiamo fatto molte riflessioni sul perché e da dove è venuto il pacco-bomba spedito ai carabinieri di San Fruttuoso - racconta Casarini -. Se n’è discusso una notte intera. Siamo stanchi, ma non sfiduciati. Anzi. I nervi sono saldi, la macchina organizzativa non si ferma. Ogni gruppo che manifesterà nei prossimi giorni, disobbedienti o pacifisti non ha importanza, sta lavorando sodo perché nulla venga improvvisato. La vittoria dev’essere piena».


BOVE’ E MANU CHAO - Pomeriggio di ieri. Il baffone José Bové, contadino francese di fama internazionale, viene dato in arrivo a Genova (dopo un piccolo calvario alla frontiera, per via delle sue pendenze con la giustizia), mentre irrompe sulla scena Manu Chao ad alimentare gli ottimismi dei manifestanti in questo frenetico conto alla rovescia. Come aveva promesso, il «clandestino» sbarca nella città del Summit. E (questa sì che è una sorpresa) punta dritto verso il quartiere generale dei disobbedienti, lo stadio Carlini, che si sta popolando di ora in ora, con nuovi arrivi dall’Italia e dall’estero. L’idolo delle folle giovanili varca il cancello grigio, saluta, si guarda attorno. Poi, con naturalezza, si leva la maglietta, e via a tirar di pallone con i ragazzi più giovani. «E’ questo il suo modo di sostenere la nostra causa - gongola Jade -. Non parla di politica, ma sta con noi». Una sola battuta, all’indirizzo di Bush che ha dichiarato che «i contestatori fanno il male dei Paesi poveri», per ribattere, secco: «Parla proprio lui, che è un esperto di queste cose...», poi riprende a giocare. Infine, annuncia: «Canterò per la contestazione al G8». Bel colpo. Stasera, sul piazzale Kennedy, di fronte al mare, il concerto del quarantenne con l’aria da cucciolo. Diecimila lire il biglietto, prezzo «flessibile». Incasso a favore dei manifestanti. Trentamila spettatori previsti. Don Gallo, il prete amico del clandestino, in prima fila. Morale alto, dunque. Hanno giocato a pallone anche quelli di Attac: diamo un calcio al G8. Italiani contro francesi, arbitro un poliziotto. Il campo? Piazza Fontane Marose, piena zona rossa: piccola soddisfazione, prima che scatti il coprifuoco.


LE PROTESTE - La giornata di ieri è stata un susseguirsi di riunioni organizzative interne ai vari gruppi del Genoa Social Forum, riconducibili sinteticamente a tre: pacifisti della Rete Lilliput, Tute bianche, Network-No Global. Discussioni interminabili per decidere i dettagli della protesta. Dopo le baruffe dei giorni scorsi, pare che l’unità sia stata ritrovata. Il piano dei cortei verrà comunicato ufficialmente oggi ai media. Vittorio Agnoletto, leader politico del Gsf, fa gli scongiuri. È riuscito a far rientrare l’intenzione del Network di «bloccare gli Eurostar», ed è soddisfatto. Adesso i suoi obiettivi sono due: riempire le strade di Genova ed evitare gli scontri con la polizia.
Marisa Fumagalli