Manifesto 27 luglio 2001
No all’indagine, D’Alema accusa il governo

«Si vogliono coprire e incoraggiare le rappresaglie cilene e i comportamenti fascisti visti a Genova»

ROMA - A Genova ci sono state «rappresaglie di tipo cileno», comportamenti «fascisti» che «ci fanno rimpiangere la Dc», fatti di tale «gravità che toccano anche la nostra immagine internazionale». E a fronte di ciò «il centrodestra respinge la richiesta dell’opposizione di una indagine conoscitiva, autorizzando così a sospettare che si vogliano coprire non solo responsabilità e inadeguatezze, ma atti di violenza di tipo fascista denunciati da vari testimoni e compiuti non, genericamente, dalle forze dell'ordine, ma da gruppi ristretti e determinati all’interno di esse, con copertura, avallo politico se non forse incoraggiamento». E’ durissimo Massimo D’Alema quando interviene in Aula in sede di dibattito dopo l’illustrazione del ministro degli Esteri sulle conclusioni politiche del G8. Renato Ruggiero ha appena finito di spiegare quelli che a giudizio del governo sono gli ottimi risultati ottenuti dal vertice, ma nell’aria risuona ancora il no secco opposto in mattinata dal centrodestra alla richiesta dell’opposizione di dare vita a una indagine conoscitiva sui fatti di Genova. Un no che per tutta la giornata i leader del centrosinistra definiscono «inaudito» e «gravissimo».

COMMISSIONE D’INCHIESTA - E allora l’ex premier vìola quello che la maggioranza considerava un patto d’onore - discutere solo sulle conclusioni politiche del G8 - e mette il dito nella piaga, spostando il baricentro del dibattito e annunciando che la richiesta dell’Ulivo diventa a questo punto l’istituzione di una vera e propria commissione di inchiesta sui fatti di Genova: «Perfino l’ambasciata di Germania aprirà un’inchiesta, e al Parlamento italiano non è concessa nemmeno un’indagine... Dove sono i garantisti del Polo?», insiste D’Alema. Rivolgendosi in conclusione anche a Ruggiero: «Questi fatti rischiano di rendere il suo lavoro impossibile. Lo dica al premier, gli faccia capire che servono risposte diverse».
IL CENTRODESTRA - Il centrodestra insorge: «D’Alema ha fatto una cosa gravissima, non erano questi gli argomenti di cui si doveva dibattere», grida il ministro Carlo Giovanardi. Ruggiero si dice «dispiaciuto» delle parole dell’ex premier, anche se «non colpito» e sostiene che questo «non è il Paese dei desaparecidos», ma si tiene fuori dalla polemica. Oggi, quando parlerà in Senato sul bilancio politico del G8, si saprà se Berlusconi accoglierà il messaggio di D’Alema (difficile) o se continuerà a tirar dritto per la sua strada, evitando di dare giudizi sui fatti di Genova. Ma quel che è certo è che ieri il premier ha giudicato un’imboscata l’intervento di D’Alema, ed è dovuto intervenire il ministro Giovanardi per dargli rassicurazioni, andando dal presidente del Senato e chiedendogli di garantire che oggi in Aula si parli solo di G8, non d’altro. Pare che la rassicurazione sia arrivata, anche dai Ds. Il patto? Lo ha comunicato lo stesso Pera a Berlusconi: nessuno provoca l’altro, ci si attiene strettamente alla politica estera. Ma indipendentemente da come andrà oggi al Senato, lo scontro tra maggioranza e opposizione pare davvero insanabile. L’Ulivo è compatto, sul piede di guerra: ha presentato una proposta di legge per una commissione d’inchiesta monocamerale, proposta da votare «subito, prima della pausa estiva». La Cdl è chiusa a riccio sul no, perché «se davvero volevano un’indagine conoscitiva - attacca il ministro Giovanardi - perché non hanno ritirato la mozione di sfiducia come gli avevamo chiesto? E’ incredibile, D’Alema parla come Casarini». «La sinistra sta veramente perdendo la testa», chiosa Gianfranco Fini, scandalizzato. In questo clima, si sono rivelati inutili i tentativi messi in atto dal presidente della Camera, Casini, per una mediazione tra le parti.
Paola Di Caro