La Repubblica 28 luglio 2001

G8, l'accusa di Berlusconi
"I vertici dell'ordine pubblico scelti dal centrosinistra"

GIANLUCA LUZI


ROMA - «Il governo non tenderà a coprire nessuna verità. Se attraverso l'indagine interna che sta svolgendo il ministero dell'Interno e attraverso le indagini della magistratura, verranno individuati abusi, violenze ed eccessi che si fossero manifestati, non ci sarà copertura per chi ha violato la legge». Silvio Berlusconi prende la parola alle tredici nell'aula del Senato e subito coglie un po' in contropiede il presidente del Senato Pera che aprendo la seduta aveva ricordato il patto voluto dallo stesso Berlusconi per essere presente in aula: un dibattito «sugli aspetti politici, e solo su questi, di carattere internazionale conseguenti al vertice G8 di Genova». Ma il vertice passerà alla storia più per le violenze che per i risultati che comunque Berlusconi difende e di conseguenza il presidente del consiglio ha cominciato il suo intervento rispondendo alle critiche sulla gestione dell'ordine pubblico. Del resto «non potevo non precisare», ha spiegato poi ai suoi collaboratori.
Nessuna copertura ha dunque assicurato Berlusconi per chi si è macchiato di violenze e abusi anche se «non si deve assolutamente confondere chi ha aggredito e chi è stato aggredito». Ma soprattutto in merito alle responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico il presidente del consiglio è tornato alla definizione che aveva dato domenica mattina, nella conferenza stampa finale del G8. E con vigore polemico ha ricordato alla sinistra che i responsabili delle forze di polizia sono rimasti gli stessi anche dopo il cambio di governo: un modo significativo era stata l'unanime interpretazione anche domenica scorsa non solo per attribuire alla sinistra la responsabilità delle scelte organizzative del G8, ma anche per prendere le distanze dai vertici della polizia. Infatti, dopo aver ricordato di non aver avuto «né il modo né il tempo» di cambiare nulla dall'impostazione del precedente governo, Berlusconi ha detto scandendo le frasi, rivolto alla sinistra: «Non abbiamo cambiato un solo funzionario delle forze di polizia. Il capo ed il vicecapo della polizia, il Questore di Genova e il capo dei Servizi sono coloro che voi avete ritenuto degni di fiducia e che voi avete messo a ricoprire quelle responsabilità».
Esaurito il capitolo ordine pubblico, Berlusconi è passato ad illustrare i risultati del vertice che ha definito «un successo politico e diplomatico» da cui sono uscite «decisioni concrete che non sono da sottovalutare». Ma prima ancora Berlusconi ha rivendicato le sue quattro missioni a Genova in cui «non mi sono occupato di fiori e di tovaglie», ma provocando l'ilarità nei banchi della sinistra «ho prodotto 106 indicazioni di intervento, cambiando la logistica e l'accoglienza, facendo abbattere edifici», in pratica «modificando l'assetto di una città che si presentava come se fosse situata ad un parallelo 2000 chilometri più in basso», insomma in Africa, con «un degrado inaccettabile che avrebbe esposto il nostro paese ad una figura che abbiamo risparmiato a tutta l'Italia».
La cosa forse più «positiva» per Berlusconi è stata «l'atmosfera in cui si sono svolti i lavori» con l'avvio del dialogo con le parti sociali, ricevute prima dell'inizio del G8 e con i paesi più poveri del mondo. Il G8 di Genova è stato «un successo politico e diplomatico». In futuro «deve continuare a riunirsi, magari ridimensionando le delegazioni e cambiando il modo in cui si tengono i vertici». Berlusconi confessa di essere stato preso a un certo punto dal dubbio: «Ma davvero vale la pena fare tutto questo sforzo e correre questi rischi per far incontrare otto teste coronate?». La risposta di Berlusconi è sì, perché «è importante per la prosperità, la pace e la stabilità del mondo che i leader dei paesi più importanti si possano incontrare, conoscersi e creare tra di loro quel clima di fiducia essenziale per risolvere le crisi».