La Stampa
Martedì 31 Luglio 2001

«IL VOTO SUL MINISTRO SCAJOLA DEVE AVVENIRE AL TERMINE DELL’INDAGINE»
«Sfiducia soltanto alla fine»
Il capogruppo della Margherita Bordon

ROMA
NON è pensabile votare prima la mozione di sfiducia al ministro dell’Interno e poi far partire una commissione d’inchiesta sui fatti di Genova: significherebbe salvare la faccia del vero responsabile di quanto è successo e lasciare sotto esame solo le forze dell’ordine». Willer Bordon, capogruppo della Margherita al Senato non accetta la proposta di mediazione discussa nella giornata di ieri e insiste affinché la sfiducia venga messa ai voti solo al termine dell’indagine parlamentare.
E’ ancora possibile un accordo?
«Continuo a ritenere che occorra accertare la verità, tutta la verità, su quanto è accaduto a Genova. Se facessimo un sondaggio, di quelli che piacciono tanto al Cavaliere, sono certo che il 99 per cento degli italiani sarebbe d’accordo. E poi questa è la richiesta che è venuta, in modo così naturalmente sintetico, dal capo dello Stato».
La discussione innanzitutto si è concentrata sullo strumento per ottenere chiarezza: una commissione, come chiedete voi, o più semplicemente un’indagine parlamentare come propone il Polo. Accettate questa seconda ipotesi?
«Credo che per un problema così sia più opportuno dare vita ad una vera e propria commissione parlamentare d’inchiesta, con poteri reali. Di fronte alle richieste che salgono da tutto il Paese e perfino dall’opinione pubblica straniera mi chiedo cosa stiano aspettando. Ci spieghino loro perché tergiversano. Vorrei che fosse chiaro che più si attende ad avere una ricostruzione oggettiva e più si fanno danni all’immagine dell’Italia, a chi ha subito violenze e anche alle forze dell’ordine, che restano infatti sottoposte nella loro globalità a critiche ed accuse, quando nella loro stragrande maggioranza sono serie, sane e responsabili».
Torniamo al dunque: di fronte all’offerta della semplice indagine parlamentare direte di no?
«E’ troppo poco, ma è meglio che niente. La accetteremmo: almeno concorrerebbe a far capire cosa è successo a Genova. E’ evidente però anche in questo caso che la mozione di sfiducia deve seguire, e non precedere, l’indagine. Mi pare ovvio e naturale».
Su questo secondo punto il centrodestra sembra irremovibile e chiaro: vuole che la mozione che avete presentato contro il ministro Scajola venga votata subito.
«E’ una cosa davvero bizzarra, lo vogliono fare per levare di mezzo subito il problema. Dico che è una cosa bizzarra perché così facendo vorrebbero precedere con un giudizio politico l’accertamento dei fatti. Vorrebbero assolvere Scajola ancor prima di aver chiarito cosa è successo a Genova».
La maggioranza le risponderebbe che significa rasserenare il clima per evitare che l’indagine sia terreno di scontro politico.
«No, significa non accertare la verità ma fare solo le ragioni della maggioranza, del più forte. Significa piegare le ragioni dei fatti alle convenienze politiche».
Ma se non avete un pregiudizio politico, perché insistete per le dimissioni di Scajola?
«Una qualsiasi opposizione occidentale, e sottolineo occidentale, di una qualsiasi democrazia occidentale, di fronte a quello che è accaduto a Genova avrebbe chiesto le dimissioni del ministro responsabile. Questo perché è evidente che il primo a doversene andare è proprio chi ha lasciato per tre giorni una città nelle mani dei violenti».
Per voi quindi prima l’indagine poi il voto di sfiducia?
«Solo alla conclusione di un’indagine seria si può valutare se votare o meno la sfiducia al ministro competente».
Quale dovrebbe essere il terreno d’indagine dei parlamentari?
«E’ evidente che se vogliamo che ci sia tutta la verità l’attenzione deve essere puntata su tutte le violenze che si sono viste durante i giorni del G8. Non deve essere una verità politica, ma una verità oggettiva su tutte le violenze».