Manifesto 5 agosto 2001

David e Kara, al sicuro
Sono in Canada i proprietari dei 16 rullini ritrovati alla Diaz
BENEDETTO VECCHI - ENKIDU*

Li abbiamo trovati. Si chiamano David e Kara gli autori di quei 16 rullini fortunosamente ritrovati all'interno della Diaz dopo il bliz di sabato 21 e portati da una fotografa free lance, Germana, qui al manifesto. Sono canadesi della British Columbia. Giovanissimi. In viaggio per mesi sulle sponde del Mediterraneo. Quattro, cinque, sei telefonate, e scopriamo che a Roma c'è qualcuno che li ha conosciuti. Le foto prendono vita dai racconti raccolti. Dicono che li hanno accompagnati a visitare la Roma meno turistica, quella degli squat e di Porta Portese.
Volti e voci amiche narrano di due giovani che visitano le mense della Caritas per conoscere i volontari e i sopravvissuti negli interstizi della metropoli. Sono stati nei centri sociali Forte Prenestino, Corto Circuito, Laurentino38 dove li hanno anche ospitati. La prima persona a cui abbiamo chiesto se li conosceva non sapeva il loro cognome né tantomeno la città d'origine: "Sono i canadesi pestati a Genova - ci dice -. Li abbiamo visti gonfi e malridotti in tv... Però almeno loro sono usciti con le proprie gambe da quell'orrore". Altre telefonate. In meno di un'ora troviamo un indirizzo di posta elettronica. E' quello di Kara. Ci risponde quasi subito. Ora, sta bene. La e-mail è però da brivido: "Eravamo stanchi, abbiamo avuto la brutta idea di andare a dormire alla Diaz. Mentre dormivamo entra la polizia, ci pestano, ci arrestano e ci portano in carcere. Lì abbiamo subito una pesantissima tortura psicologica. Per quattro interminabili giorni. Poi ci hanno detto che non potevamo più tornare in Italia per cinque anni accusandoci di essere membri di una organizzazione criminale chiamata black bloc e di aver disturbato la tranquillità del vostro paese". Questi due globetrotter avevano fatto amicizia su Internet visitando il sito di Tactical media crew - www.tmcrew.org - che ha molti documenti in lingua inglese sulla globalizzazione e le news sulle proteste noglobal in varie lingue. "Se vuoi è un aspetto positivo della globalizzazione - ci dice la voce amica -. Con Internet "incontri" uno che sta dall'altra parte dell'Oceano e scopri interessi in comune".
Apprendiamo anche che "in Canada, David e Kara organizzano assieme ad altri la distribuzione di cibo ai poveri che vivono in strada. Anche questo è un effetto della globalizzazione". Che strani criminali, questi due giovani. In giro per il mondo a cercare di capire cosa non va, magari considerati black bloc e espulsi solo perché ne vogliono un altro.
Enkidu è il nickname
di un hacker romano