Ammissione di colpa
Se qualche ingenuo avesse avuto ancora dei
dubbi, se li può definitivamente togliere: a Genova è successo qualcosa di enormemente
grave. Altrimenti non si spiegherebbe perché un ministro dell'interno come Scajola, un
vero duro, sia costretto a "tagliare" le teste di tre importantissimi dirigenti
della polizia, il vice di De Gennaro, il capo dell'antiterrorismo, il questore della
città.
Il provvedimento di Scajola è un'ammissione implicita del disastro di Genova,
un'ammissione che cozza frontalmente con quanto sostenuto in queste ultime due settimane
da tutti gli uomini del governo in carica, da Berlusconi a Fini, fino allo stesso Scajola.
Se la polizia si era comportata bene, se aveva solo reagito alle violenze dei
manifestanti, se l'incursione notturna era solo una perquisizione, se a Bolzaneto non era
successo nulla, allora perché cadono le teste del responsabili dell'ordine pubblico?
Domanda evidentemente retorica, risposta scontata: a Genova è successo tutto quel che
abbiamo visto e sentito, tutto quel che i ragazzi picchiati hanno denunciato e i giornali
e le televisioni raccontato. E adesso anche il governo di centro-destra è costretto ad
ammetterlo.
Perché a questo punto sia ancora in carica il capo della polizia che a Genova non c'era
ma che comunque porta l'oggettiva reponsabilità di quel che i suoi uomini hanno fatto,
resta un mistero. Ma è un mistero che si svelerà presto, forse addirittura entro
settembre quando anche De Gennaro lascerà il suo incarico, dopo aver perso la partita
dello scontro durissimo che in questi giorni ha sostenuto con Scajola nel tentativo di
salvare i "suoi". Ora aspetterà la conclusione dell'indagine parlamentare e poi
arrivederci e grazie. Soprattutto dopo che, contro la sua volontà, Scajola gli ha
silurato il suo fedele vice, il prefetto Andreassi. Resisterà l'estate, insomma, in una
posizione difficilissima e con un ruolo oggettivamente dimezzato. Se non si era capito
finora il motivo della sua ostinazione a non voler lasciare quel posto, tantomeno si
capisce adesso.
Basterà tutto questo a "sanare" la ferita prodotta a Genova e a tranquillizzare
il paese in vista di un autunno che si preannuncia stracolmo di conflitti sociali?
Evidentemente no, le responsabilità politiche sono ancora tutte lì e lì resteranno,
sarà ancora Scajola a gestire il Viminale, sarà ancora Fini a rimestare nel torbido
delle "sue" forze dell'ordine. Ma forse, molto forse, un primo risultato è
stato ottenuto: tra tutti quelli che hanno sbagliato, qualcuno ha cominciato a pagare.
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