Manifesto 25 luglio 2001

Amnesty denuncia

EUROPA "Nelle prigioni non si può entrare" Sit-in a Dublino, Vienna e Pamplona

Il comportamento della polizia italiana a Genova è sotto accusa in tutta Europa. Da giorni vengono organizzate manifestazioni davanti alle nostre sedi diplomatiche. Dopo Londra, Berlino, Amburgo e Atene, ma persino Buenos Aires, San Paolo del Brasile e Ankara, ieri centinaia di persone si sono radunate davanti alle ambasciate e ai consolati italiani di Dublino, Manchester e Pamplona (dove ci sono stati sei arresti). In Austria il movimento "Resistenza" manifesta da giorni in diverse città, da Vienna a Innsbruck e Linz, e domani un grande corteo percorrerà i viali della capitale. Invece di manifestare contro il governo nero-azzurro di Joerg Haider e dei suoi alleati, come fanno ogni giovedì, i dimostranti vienneesi andranno a palazzo Metternich, sede dell'ambasciata d'Italia.
Ma non ci sono solo le denunce delle forze di sinistra e delle associazioni no-global presenti a Genova. Adesso cominciano a preoccuparsi anche i governi, la stampa democratica e le organizzazioni umanitarie internazionali. Amnesty international ha segnalato le difficoltà incontrate dal personale diplomatico e dagli avvocati, che non hanno potuto incontrare gli arreestati stranieri, e ha chiesto al governo di assicurare al più presto il rispetto dei diritti delle persone detenute. Reporter senza frontiere, denunciando "la violenza senza precedenti" delle forze dell'ordine, ha annunciato l'invio in Italia di un'autonoma commissione d'inchiesta, mentre la Federazione per i diritti dell'uomo ha chieesto "un'indagine indipendente e imparziale sugli atti perpetrati dalla polizia".
A Stoccolma i giornali attaccano, citando anche fonti del ministero degli esteri. Le autorità consolari, scrive la stampa svedese, denunciano di non aver potuto assistere i connazionali arrestati dopo gli scontri di Genova. Si tratta di sei giovanissimi, detenuti nel carcere di Alessandria: per due di loro - rilevano a Stoccolma - ci sono specifiche accuse di violenza, ma "gli altri quattro non è neanche chiaro di cosa siano sospettati". Nessuno dei sei ha potuto ricevere visite e a difenderli ci sono soltanto legali d'ufficio.