Manifesto 2 agosto 2001

Espulsi dall'Italia, anzi no
Picchiati e mandati via senza motivo. La Germania protesta, la Farnesina si pente
A. BO. - GENOVA

Possono a malapena camminare per le botte che hanno ricevuto e le operazioni che hanno subito, ma questo è un particolare senza importanza: Mark Ovell, giornalista di 34 anni, Melanie, una ragazza tedesca di 28 anni e Thomas Daniel, di 22 anni, hanno ricevuto la notifica del decreto di espatrio e, come il condannato al plotone di esecuzione di "Orizzonti di gloria", verranno accompagnati al loro destino in barella. Un destino che non è né beffardo né crudele, ma semplicemente estraneo al buon senso. Vediamo perché: i decreti di espulsione, firmati in blocco e validi per tutti gli stranieri arrestati durante il G8, non solo non tengono conto delle situazioni personali ma sono anche un curioso miscuglio di pressappochismo e ignoranza. Innanzitutto fanno riferimento a una legge del 1965 che dice che l'espulsione si applica a persone estremamente pericolose per lo Stato e l'ordine pubblico. Ora, Thomas Daniel è completamente rasato ed è costretto a indossare un foulard sopra la fasciatura che copre la cicatrice lasciata dall'operazione che ha dovuto subire: la riduzione di un ematoma cerebrale. Anche Melanie ha il cranio rasato, altrimenti i medici non avrebbero potuto applicarle i punti di sutura sulle ferite alla testa che, tra l'altro, presenta un osso fratturato. Di Mark Ovell, milza spappolata e pneumotorace, ormai si sa quasi tutto. Nelle loro condizioni, definirli pericolosi è una cosa da ridere. Tanto più che, nel provvedimento di espulsione si legge: "Visto il provvedimento con cui l'autorità giudiziaria ne ha disposto la liberazione...". Insomma: si espellono come persone pericolose dei cittadini ai quali la magitratura non ha convalidato l'arresto perché non c'erano gli elementi per tenerli dentro. Ma non è tutto. Per giustificare il provvedimento si chiama in causa l'articolo 13 del decreto legislativo 25/07/98, numero 286, che però si applica solo ai cittadini extracomunitari. E che dire del fatto che la legge impone di avvertire "entro i termini di legge" i consolati di appartenenza mentre il decreto di espulsione si limita a dire che i consolati "saranno avvertiti al più presto"? E quando? La chicca, però, è nelle motivazioni dell'espulsione: "E' persona ritenuta fare parte dei gruppi di manifestanti che nei giorni del G8 si sono abbandonati ad atti di devastazione e di saccheggio". Bene, ma quando? Il 20? Il 21? E dove? In che strada? In che piazza? E perché allora il fermo non è stato convalidato?
"Se mi impediscono di tornare in Italia nei prossimi cinque anni la mia vita è finita", ha detto preoccupata ai suoi legali Melanie, che ha studiato in Italia, parla il romanesco come il tedesco e fa l'archeologa, "il mio lavoro è qui, rischio di perdere tutto". Fortunatamente nella patria di Hegel il diritto è considerato una cosa seria e il ministro degli esteri Joschka Fischer è intervenuto personalmente presso il suo omologo italiano facendo sapere che la Germania ritiene "inaccettabili" i decreti di espulsione con divieto di rimettere piede in Italia per cinque anni, e un portavoce del ministero ha precisato che il governo tedesco chiederà il ritiro dei provvedimenti perché confutabili sul piano giuridico.
Preso atto che al di là del Brennero i minestroni giuridici malcotti non vengono digeriti con facilità, la Farnesina ha fatto sapere che, ai cittadini tedeschi e a tutti gli altri cittadini comunitari espulsi, viene immediatamente revocato il divieto di tornare in Italia. Dopo quanto accaduto lo faranno in pochi, ma Melanie può tirare un sospiro di sollievo.