Da "Umanità Nova" n.28 del 5 agosto 2001

Stato Assassino!
Comunicato della Commissione di Corrispondenza della FAI

Comunicato stampa della Commissione di Corrispondenza

 

Il carattere violento, distruttivo, predatorio dei G8 si manifesta quotidianamente nella vita della maggior parte degli abitanti del pianeta. In nome del profitto di pochi, milioni di uomini, donne, bambini, anziani sono costretti a condurre un'esistenza priva di dignità e libertà, un'esistenza in cui sanità, istruzione, accesso a risorse fondamentali come l'acqua sono diritti costantemente negati. La globalizzazione dell'economia in fondo non è altro che la globalizzazione del mercato, un mercato onnivoro, senza altra morale che quella del profitto, senza altro limite che la propria capacità di estensione. Persino quelli che un tempo erano definiti libertà e diritti oggi non sono che merci accessibili solo ai pochi, pochissimi che possono permettersele.

Questo è un mondo intollerabile che induce sempre più vaste moltitudini alla protesta ad alla rivolta, una protesta ed una rivolta ormai globale che attraversa il pianeta, esprimendosi con grande valenza simbolica in occasione dei periodici vertici dei vari organismi transnazionali.

Anche a Genova si è dato appuntamento un movimento vivace, composito, plurimo, determinato a gettare un fascio di luce sulle politiche di distruzione e morte dei G8.

Il governo di centro destra presieduto da Berlusconi ha accolto la protesta con inusitata violenza, una violenza alfine sfociata nell'assassinio di un giovane di vent'anni. Dopo 24 anni da quel lontano 12 maggio 1977, quando sotto il piombo della polizia cadde a Roma Giorgiana Masi, le piazze d'Italia si sono nuovamente coperte del sangue di un ragazzo. E di tanti altri: picchiati, gasati, manganellati da poliziotti decisi a soffocare con la forza delle armi la marea montante della protesta, una protesta ormai ampia, tanto ampia da portare a Genova ben trecentomila persone, giunte nella città della Lanterna nonostante il terrorismo psicologico, le frontiere bloccate, le stazioni chiuse, le uscite autostradali a singhiozzo.

Le tragiche giornate di Genova si sono svolte secondo un copione che media, servizi segreti, Ministero dell'Interno stavano preparando da mesi. Un copione che prevedeva la criminalizzazione dei manifestanti, le cui ragioni dovevano essere ad ogni costo oscurate, trasformandole in una questione di mero ordine pubblico. I cattivi di turno, ossessivamente individuati nelle fila del movimento anarchico, dapprima indicati come minoranza sono stati progressivamente identificati con tutto il movimento antiglobalizzatore, definito come complice e sostenitore delle violenze. Culmine di questa strategia la frantumazione e dispersione del pacifico ed imponente corteo di sabato 21, il feroce pestaggio nella scuola che ospitava alcuni manifestanti, la devastazione del centro stampa dell'Indipendent Media Center.

Per i G8, e per il governo italiano in modo particolare, è necessario depotenziare la spinta trasformatrice del movimento.

Purtroppo l'ossessiva attenzione all'elemento mediaticamente spettacolare della protesta, che segna in modo vistoso svariati gruppi, dalle tute bianche al Black Bloc, più attenti alle strategie di piazza che alla diffusione delle ragioni della lotta ed al suo radicamento sociale, ha finito col porre in secondo piano le tensioni ideali e progettuali della presenza di piazza. Rifiutiamo la campagna di criminalizzazione del Black Bloc, campagna che vede concordi i media dal Manifesto al Giornale. Pur critici nei confronti di una strategia di lotta che, riducendosi a mero confronto di piazza con la polizia, smarrisce la necessaria tensione alla comunicazione diretta più ampia, consideriamo inaccettabili le falsità fatte circolare in questi giorni. Certamente, come comprovato da più parti, provocatori e poliziotti hanno avuto mano libera a Genova, rendendosi responsabili di attacchi e distruzioni indiscriminate. Ma le loro responsabilità non possono essere attribuite al Black Bloc, che, per sua stessa dichiarazione, si è limitato a colpire banche e altri simboli del potere. La nostra più profonda alterità rispetto alla loro strategia non può esimerci dal rispetto per la verità. Una verità che in questi giorni è stata più volte calpestata nel tentativo di fabbricare un perfetto capro espiatorio della violenza poliziesca, questa sì feroce ed immorale. La distruzione di cose non può essere comparata alla violenza di chi bombarda popolazioni inermi, di chi decreta la morte per fame, per malattia, per tortura. Di chi stronca la vita di un giovane manifestante a colpi di pistola.

 

Gli anarchici e le anarchiche della Federazione Anarchica Italiana aderenti al cartello di gruppi riuniti sotto la sigla "Anarchici contro il G8" hanno voluto svincolare la loro presenza di piazza dalla spettacolarizzazione imposta dai media, puntando altresì su un rapporto diretto con la popolazione genovese e con i tanti che delle politiche neoliberali sono vittime nel nostro Belpaese.

La nostra presenza sin dalla manifestazione nazionale svoltasi a Genova il 9 giugno è stata costantemente caratterizzata da questa scelta di fondo. Per questo abbiamo richiesto, sostenuto e contribuito ad organizzare lo sciopero generale contro il G8 e la manifestazione di oltre quindicimila lavoratori a Sampierdarena il 20 luglio.

Siamo stati in piazza anche il 19 luglio a fianco dei migranti ed il 21 con uno spezzone di oltre 2000 anarchici che è stato caricato a freddo sul lungomare.

Siamo sostenitori della necessità di un cambiamento radicale, un cambiamento che non può ridursi, come pretendono le tante anime del Genoa Social Forum ad un'umanizzazione del capitalismo o alla democratizzazione del G8. La vita e la libertà di sei miliardi di persone non sono trattabili con i signori della terra ma vanno riconsegnate nelle mani di ciascuno, uomo, donna o bambino che voglia, "padrone di nulla, servo di nessuno, andare all'arrembaggio del futuro". Erano le parole scritte sullo striscione che ha aperto le manifestazioni anarchiche contro il G8, uno striscione distrutto dalle cariche della polizia, ma i cui contenuti restano fermi nella lotta di ogni giorno, quella che in ogni luogo, costantemente, ci vede a fianco degli oppressi e degli sfruttati.

 

25 luglio 2001

 

Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana