La Repubblica 28 luglio 2001

"Parlo del summit", poi l'attacco
il premier gela Pera e Ciampi

Berlusconi garantisce un discorso "istituzionale", invece lancia l'affondo contro l'Ulivo
il retroscena


ROMA - «Mi raccomando colleghi: oggi si parla solo degli aspetti politici del G8», ammonisce severo Pera in apertura di seduta. I capigruppo dell'Ulivo annuiscono: certo, siamo d'accordo, oggi si vola alto. Come no. Spiazzando tutti e stracciando il gentlemen's agreement della sera prima, Berlusconi picchia duro. Con un intervento tutto centrato su sicurezza e ordine pubblico. Salvi, Boco, Bordon tempestano Pera di bigliettini al banco della presidenza: ma che diamine sta succedendo? Non erano questi i patti.
No, non erano questi i patti. Anche il Quirinale nelle ultime ore si era speso, molto discretamente, per far sapere che una distensione dei toni fra maggioranza e opposizione sarebbe assolutamente opportuna. L'impegno stretto l'altra sera in Senato con i capigruppo dell'opposizione lasciava ben sperare. Al punto che Pera, all'unisono con gli auspici di Ciampi, aveva passato tutta la mattinata di ieri a tessere una tela che potesse condurre il dibattito politico fuori dal cul de sac in cui si è cacciato. L'idea è quella di favorire al Senato l'indagine conoscitiva che la maggioranza ha negato alla Camera. In cambio, l'opposizione accetterebbe di rinviare la discussione della mozione di sfiducia contro Scajola. La materia è delicatissima, si procede con i piedi di piombo. Casini, da Montecitorio, fa anche lui la sua parte. Sente Letta e Scajola. Interpella i capigruppo di maggioranza, riceve Violante e Boato...
L'irruzione di Berlusconi è una secchiata d'acqua gelata. Su trentadue minuti di intervento tutto a braccio, in diretta tv sette il premier li dedica alle polemiche sulla sicurezza. Sette minuti, un tempo interminabile. Durante il quale dai banchi del centrosinistra gli gridano di tutto: «Arriba il caballero Pinochet!», «Sei tu che devi rispondere di quello che è successo, non il capo della polizia!». «La verità è che ci ha fregato», ammettono adesso i Ds, colti a dir poco impreparati, «ma soprattutto ha ingannato Pera». Pera, e ogni volontà di dialogo. Da Palazzo Chigi tengono a sottolineare che il premier ha reagito alle provocazioni. Ma sono in molti a ritenere che in realtà fosse tutto preparato, così da affrontare un'opposizione con la guardia abbassata (iscritti a parlare erano i capigruppo dell'opposizione, né Amato né Mancino...). Una controtrappola, dopo il durissimo j'accuse pronunciato l'altro giorno a Montecitorio da Massimo D'Alema.
(b.j.)