Manifesto 31 luglio 2001 Prossima
stazione, l'autunno
Oggi a Roma si riunisce il Genoa social forum
per discutere della controinchiesta sui fatti di Genova. Ma anche dei prossimi
appuntamenti in tutte le città
BENEDETTO VECCHI
Nuovo appuntamento del Genoa social forum oggi a Roma (presso la
sede della Fiom, Corso Trieste 36, ore 11.30). Ordine del giorno: talmente lungo che è
impossibile riassumerlo. C'è ovviamente il nodo della raccolta di testimonianze dei
pestaggi della polizia durante e dopo le manifestazioni di Genova. Ma anche l'assistenza
legale da garantire ai fermati e agli arrestati. Ma anche la risposta politica da dare al
dibattito parlamentare. Ma anche come estendere l'esperienza del Gsf nelle altre
città italiane. In altri termini, i gruppi, le associazioni, i Cobas, la Cub e la Fiom, i
centri sociali, i gruppi cattolici che si sono riconosciuti nell'esperienza del Genoa
social forum vogliono, da una parte, affrontare il doloroso "dopo-Genova",
dall'altra, aprire una discussione sul prossimo futuro del "movimento".
Per quanto riguarda il "dopo-Genova", l'attenzione è rivolta alla
controinchiesta che vede impegnati avvocati, giornalisti indipendenti, radio e periodici
di "movimento". In primo luogo, per affermare che gli "eccessi" delle
forze dell'ordine sono da considerare come la norma delle giornate genovesi e segnalano
ciò che il sociologo Salvatore Palidda ha definito nel suo libro La polizia
postmoderna un ritorno a una logica militare delle forze dell'ordine. Nella città
ligure, infatti, si sono verificati, su scala sicuramente maggiore, violazioni dello stato
di diritto da parte delle forze dell'ordine già viste nel marzo scorso a Napoli durante
le mobilitazioni anti-Ocse. Anche allora, la caccia all'uomo, i pestaggi, gli insulti e le
sevizie sono stati ampiamente documentati. Ma a Genova c'è stato un salto di qualità:
lì le forze dell'ordine hanno trattato la contestazione al G8 come la rivolta di uno slum
metropolitano, il movimento come i blood e i crips di Los Angeles.
Altro argomento spinoso è la discussione parlamentare in corso e il tentativo del governo
Berlusconi e di una parte del centro-sinistra di chiudere al più presto la "pratica
genovese", magari denunciando gli "eccessi" delle forze dell'ordine, ma
anche quelli dei fantomatici black bloc, puntando il dito sulle presunte ambiguità
nei confronti della violenza di chi nel Genoa social forum si è considerato
"disobbediente" o "inflessibile". Su questo versante, la discussione
(in Rete e non), spesso carsica, spesso a mezza voce, è la più difficile, perché
espressione di un sentimento diffuso nel "movimento" che vede nelle giornate di
Genova uno spartiacque.
Tra venerdì 20 e sabato 21 luglio è infatti accaduto che tutte le analisi della
globalizzazione economica e delle conseguenti esperienze e sperimentazioni delle nuove
forme politiche adeguate a contrastarla si siano trovate di fronte a una realtà
imprevista. Realtà che è sì la presenza dei black bloc - che sicuramente
esistono, ma non nella versione data da gran parte dei media -, ma sopratutto quella
caratterizzata da un'adesione impensata al venerdì della disobbedienza e al corteo
nazionale del giorno dopo. Ci sono ovviamente i 300mila manifestanti, ma anche quelle
migliaia di persone che hanno reagito alle cariche della polizia. Forse, il punto di
svolta a Genova sono stati i due appuntamenti dei "disobbedienti" e degli
"inflessibili".
L'appuntamento degli "inflessibili" (Cobas e Network per i diritti globali) è
stato significativo perché ha dovuto, per primo, confrontarsi con i cosidetti black
bloc. Rapporto non semplice, quasi di ostilità da parte dei "neri", nel
quale la strategia dei black bloc è apparsa chiara: ignorare la zona rossa,
colpire i simboli della globalizzazione capitalista e ripiegare nelle piazze degli
appuntamenti dei gruppi di affinità. Per quanto riguarda i "disobbedienti"
(tute bianche, la rete campana NoGlobal e i giovani comunisti) le cariche della polizia
hanno provocato la reazione di molti dei partecipanti a quel corteo. Nel pomeriggio
arroventatato di venerdì 20 tutta la strategia della disobbedienza civile è stata quindi
messa a dura prova. A questo punto va però detta una verità, magari amara, ma verità.
Le tute bianche, con la coreografia e l'iconografia scelta, la rappresentazione
"teatrale" del conflitto come scontro hanno funzionato come catalizzatore di una
possibile "innovazione" delle forme dell'agire politico per migliaia di persone.
A Genova quella forma specifica di azione politica, che ha sicuramenti echi nella Selva
Lacandona, ha mostrato precisi limiti all'interno di una dinamica di piazza che ha
stravolto tutti gli scenari tratteggiati i giorni precedenti la "giornata della
disobbedienza". La frase, sussurrata prima e pronunciata con fermezza subito dopo,
che "niente sarà come prima" deve quindi misurarsi con questa verità: venerdì
20 e sabato 21 hanno visto migliaia di persone che tiravano sassi e costruivano barricate.
Qualcuno parlerà sicuramente di "diritto di resistenza". Così facendo darà un
nome alla percezione, precisa o fallace, poco importa, che migliaia di persone hanno avuto
a Genova.
Tutto ciò apre, infine, il capitolo del futuro. La parola d'ordine di fare "social
forum" in tutte le città è l'oggetto della discussione, sia per condividerla che
per respingerla. Ma anche in questo caso è una proposta che deve fare i conti con la
natura di questo movimento. A settembre si riaprono le scuole e c'è già chi propone di
occuparle; in autunno rientrano in campo i metalmeccanici e il contratto contro il quale
è entrata in scena una nuova generazione operaia che ha sensibilità e modi d'essere non
molti diversi da quelli dominanti in questo movimento. Il loro incontro, auspicato sia dal
Genoa social forum che dalla Fiom, può essere un punto di passaggio nella storia
di questo movimento. Sempre in autunno si riparlerà di riforma della scuola e delle
università e i Cobas della scuola sono parte integrante di questo movimento. E a
novembre, infine, c'è l'incontro della Fao, un appuntamento a cui il Genoa social
forum ha già detto che non vuole mancare.
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