La Repubblica 7 agosto 2001

E' allarme sul vertice Nato
i noglobal: sarà battaglia

La Jervolino: rinviatelo, Napoli non reggerebbe

MARCO ANSALDO


ROMA - «Non ci faremo trovare impreparati. Questa volta dovranno spararci addosso per impedirci di accedere alle varie zone della città». Non è bastata Genova. Non c'è solo la preoccupazione per il summit della Fao a Roma. Adesso l'allarme si allarga a macchia d'olio e tocca il summit dei ministri della Difesa Nato, in programma il 26 e 27 settembre a Napoli. Una riunione altrimenti di routine, definita addirittura ufficialmente come "sessione informale" dell'Alleanza atlantica.
Ma la sfida, a chiare lettere, è ormai lanciata. A portarla è il portavoce della Rete No Global, Francesco Caruso, in un comunicato diffuso alla stampa. «Facciamo appello fin da ora a tutto il movimento antiglobalizzazione per costruire in occasione del vertice Nato una grande manifestazione di massa da concludersi con l'assedio ai palazzi dei vertice. Esprimiamo profonda indignazione per la scelta di far svolgere a Napoli la parata militare della Nato e invitiamo alla ragionevolezza tutti gli organismi preposti affinché quest'incontro non abbia luogo. Non ci faremo trovare impreparati come in piazza Municipio il 17 marzo. Potranno aprire il fuoco come hanno fatto a Genova, ma questo non basterà per fermare la nostra determinazione».
L'allarme postG8 si espande e ogni evento internazionale, anche di modesta portata, può trasformarsi in un appuntamento a rischio. Ora anche Napoli fa paura. Al punto che il sindaco, Rosa Russo Jervolino, non nasconde i suoi timori: «Preferirei che il summit della Nato non si tenesse qui. Non militarizzo la città». Dall'Avana giunge l'eco di un sarcastico commento di Fidel Castro: «I cosiddetti Grandi si riuniscano nello spazio».
E a Roma il vertice della Fao previsto per il 59 novembre, continua a preoccupare. Il Consiglio dell'organizzazione, l'unico in grado di decidere l'eventuale trasferimento del summit, potrebbe essere anticipato all'inizio di ottobre per permettere di organizzare il vertice in Kenya o in Senegal. I colloqui tra Farnesina e Fao proseguono intensamente, anche se il capo della sezione media dell'ente, Nick Parsons, tiene a precisare che la sua organizzazione continua «a lavorare per preparare il vertice a Roma». Al Palazzo di vetro di New York «non è giunta alcuna comunicazione da parte del governo italiano». Eppure il dialogo con la Fao «è aperto e avviato». Segno che la proposta di Silvio Berlusconi è ormai passata a un livello operativo.
Ieri il rappresentante italiano permanente presso le organizzazioni delle Nazioni Unite a Roma, ambasciatore Raffaele Berlenghi, dopo essersi consultato nella mattinata con il nuovo segretario generale del ministero, Giuseppe Baldocci, si è lanciato a capofitto nelle consultazioni con i vertici della Fao. Il direttore generale Jacques Diouf è impegnato in un viaggio in America Latina. Ma i suoi uomini si stanno occupando della faccenda, che ha gettato la Food and agricultural organization in un vortice di contatti, riunioni e colloqui per trovare una soluzione ragionevole all'improvvisa emergenza.
Mentre da una parte si continua a tenere presente il consueto appuntamento di Roma, dall'altra è iniziato un lungo e complesso lavoro di studio. Il Consiglio ha deciso il summit, e deve essere il Consiglio a decidere se spostarlo. Ministri e ambasciatori si incontreranno per vedere se è percorribile la strada del trasferimento a Nairobi o a Dakar nella stessa data prevista. Intanto i sondaggi diretti del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, con i paesi interessati sono stati avviati.