La Stampa
Ieri De Gennaro quattro ore da Scajola, oggi la decisione
Blitz di Genova, terremoto al Viminale


di Guido Ruotolo
1 agosto 2001

ROMA Sarà un’operazione «dolorosa ma necessaria», un’«operazione verità» che il ministro dell’Interno, Claudio Scajola, si appresta ad annunciare oggi. Le relazioni dei tre ispettori, inviati dal Viminale a Genova, per accertare i fatti accaduti alla scuola ex Diaz, alla caserma Bolzaneto, e nel corso degli scontri di piazza, hanno ricostruito il quadro di insieme, non fermandosi a una «asettica» ricostruzione degli avvenimenti ma spingendosi sino a far emergere «responsabilità individuali», «errori e omissioni» dei dirigenti e dei funzionari delle forze di polizia.

Nitide le responsabilità che gli ispettori imputano al prefetto Arnaldo La Barbera, capo dell’Antiterrorismo e dell’ufficio prevenzione, del questore di Genova, Francesco Colucci, dei vari vice - a partire da quello di La Barbera, Gianni Luperi, presente alla perquisizione - e capi della Digos e della Mobile, del comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, i cui uomini hanno fatto l’irruzione nella scuola ex Diaz. Ma sarà il ministro Scajola che oggi, in perfetta «solitudine», ne trarrà le conseguenze. Ufficialmente, il rinvio ad oggi delle decisioni - annunciate per ieri sera - è stato preso perché l’ispettore Lorenzo Cernetig non aveva ancora consegnato la sua relazione sulla gestione dell’ordine pubblico a Genova, nei giorni del G8.

E, dunque, il capo della polizia e il ministro dell’Interno non potevano trarre le conclusioni del lavoro degli ispettori in due tempi. In realtà era stato palazzo Chigi a suggerire il rinvio: deve essere un ministro nella pienezza dei suoi poteri e non tenuto sotto scacco da una mozione di sfiducia, a prendere le decisioni che riterrà opportune. Un ministro di primo piano ieri mattina anticipava: «Il capo della polizia, De Gennaro, si salverà». Mentre un altro esponente di governo, si sbilanciava ulteriormente: «L’ispezione non si potrà certo concludere con l’individuazione di responsabilità locali. Non si potrà fermare al questore di Genova perché sono evidenti le responsabilità di vertici del Viminale». Nel pomeriggio il ministro dell’Interno, Claudio Scajola, e il capo della polizia, Gianni De Gennaro, hanno «esaminato» il lavoro degli ispettori, di Pippo Micalizio sulla perquisizione alla ex Diaz, e di Salvatore Montanaro sulle violenze nella caserma di Bolzaneto.

Dopo quattro ore di silenzio, alle nove di sera un comunicato dell’ufficio stampa del ministro ha annunciato «la sospensione» dell’incontro riconvocandolo per oggi, nel primo pomeriggio. Nella bufera è ora il capo dell’Antiterrorismo e dell’ufficio prevenzione, il prefetto Arnaldo La Barbera. A lui, gli ispettori del Viminale hanno contestato una colpa oggettiva: è stato presente alla perquisizione della ex Diaz, ha partecipato, in questura, alla pianificazione dell’intervento. Questo per quanto riguarda l’episodio specifico della perquisizione. Più in generale, gli ispettori hanno registrato il fallimento delle attività di prevenzione, che sono prerogative istituzionali proprie del direttore generale Arnaldo La Barbera. Dunque, il capo della polizia e il ministro dell’Interno capo della polizia e il ministro dell’Interno hanno ben chiara la dinamica di quello che è accaduto nella scuola ex Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

In prima battuta, si confermano le responsabilità del questore di Genova, Francesco Colucci, del capo della Digos, Spartaco Mortola, del suo vice, Alessandro Perugini, che aveva la responsabilità del centro di smistamento dei fermati, la caserma di Bolzaneto. Sin dalla mattina del sabato, un elicottero aveva registrato le immagini del furgoncino che si riforniva, in una struttura gestita dal Gsf in via Maggi, di «mezzi d’offesa» (spranghe, bastoni...), che poi distribuiva ai manifestanti. E quel furgoncino ha portato gli uomini della polizia a via Cesare Battisti, alla ex Diaz. Gli uomini della Digos, così, hanno effettuato un sopralluogo per pianificare l’operazione di perquisizione. Trovando conferme ai sospetti: c’era stata anche una segnalazione precedente che portava a ritenere che i Black bloc si fossero rifugiati nella scuola. Il titolare della impresa edile che stava eseguendo dei lavori nell’edificio, aveva denunciato infatti la scomparsa di attrezzi dal «gabbiotto».

Chi ha partecipato alla fase organizzativa, alla pianificazione e alla esecuzione della perquisizione? Secondo gli ispettori del Viminale, il questore Francesco Colucci, il capo della Digos genovese, Spartaco Mortola, ma anche il prefetto La Barbera, il suo vice, Gianni Luperi, il direttore dello Sco, Franco Gratteri. E’ stata la questura di Genova, avendo il quadro delle forze presenti, a decidere di mettere in campo il reparto mobile di Roma. Nel momento dell’irruzione nella scuola, c’era anche il capo dell’Antiterrorismo. La Barbera non sarebbe entrato all’interno dell’edificio, sostando invece nel cortile. Ma in ogni caso era presente. E’ questo per gli ispettori non è secondario.