ROMA Sarà unoperazione «dolorosa ma necessaria», un«operazione
verità» che il ministro dellInterno, Claudio Scajola, si appresta ad annunciare
oggi. Le relazioni dei tre ispettori, inviati dal Viminale a Genova, per accertare i fatti
accaduti alla scuola ex Diaz, alla caserma Bolzaneto, e nel corso degli scontri di piazza,
hanno ricostruito il quadro di insieme, non fermandosi a una «asettica» ricostruzione
degli avvenimenti ma spingendosi sino a far emergere «responsabilità individuali»,
«errori e omissioni» dei dirigenti e dei funzionari delle forze di polizia.
Nitide le responsabilità che gli ispettori imputano al prefetto
Arnaldo La Barbera, capo dellAntiterrorismo e dellufficio prevenzione, del
questore di Genova, Francesco Colucci, dei vari vice - a partire da quello di La Barbera,
Gianni Luperi, presente alla perquisizione - e capi della Digos e della Mobile, del
comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, i cui uomini hanno fatto
lirruzione nella scuola ex Diaz. Ma sarà il ministro Scajola che oggi, in perfetta
«solitudine», ne trarrà le conseguenze. Ufficialmente, il rinvio ad oggi delle
decisioni - annunciate per ieri sera - è stato preso perché lispettore Lorenzo
Cernetig non aveva ancora consegnato la sua relazione sulla gestione dellordine
pubblico a Genova, nei giorni del G8.
E, dunque, il capo della polizia e il ministro dellInterno non
potevano trarre le conclusioni del lavoro degli ispettori in due tempi. In realtà era
stato palazzo Chigi a suggerire il rinvio: deve essere un ministro nella pienezza dei suoi
poteri e non tenuto sotto scacco da una mozione di sfiducia, a prendere le decisioni che
riterrà opportune. Un ministro di primo piano ieri mattina anticipava: «Il capo della
polizia, De Gennaro, si salverà». Mentre un altro esponente di governo, si sbilanciava
ulteriormente: «Lispezione non si potrà certo concludere con lindividuazione
di responsabilità locali. Non si potrà fermare al questore di Genova perché sono
evidenti le responsabilità di vertici del Viminale». Nel pomeriggio il ministro dellInterno,
Claudio Scajola, e il capo della polizia, Gianni De Gennaro, hanno «esaminato» il lavoro
degli ispettori, di Pippo Micalizio sulla perquisizione alla ex Diaz, e di Salvatore
Montanaro sulle violenze nella caserma di Bolzaneto.
Dopo quattro ore di silenzio, alle nove di sera un comunicato dellufficio
stampa del ministro ha annunciato «la sospensione» dellincontro riconvocandolo per
oggi, nel primo pomeriggio. Nella bufera è ora il capo dellAntiterrorismo e dellufficio
prevenzione, il prefetto Arnaldo La Barbera. A lui, gli ispettori del Viminale hanno
contestato una colpa oggettiva: è stato presente alla perquisizione della ex Diaz, ha
partecipato, in questura, alla pianificazione dellintervento. Questo per quanto
riguarda lepisodio specifico della perquisizione. Più in generale, gli ispettori
hanno registrato il fallimento delle attività di prevenzione, che sono prerogative
istituzionali proprie del direttore generale Arnaldo La Barbera. Dunque, il capo della
polizia e il ministro dellInterno capo della polizia e il ministro dellInterno
hanno ben chiara la dinamica di quello che è accaduto nella scuola ex Diaz e nella
caserma di Bolzaneto.
In prima battuta, si confermano le responsabilità del questore di
Genova, Francesco Colucci, del capo della Digos, Spartaco Mortola, del suo vice,
Alessandro Perugini, che aveva la responsabilità del centro di smistamento dei fermati,
la caserma di Bolzaneto. Sin dalla mattina del sabato, un elicottero aveva registrato le
immagini del furgoncino che si riforniva, in una struttura gestita dal Gsf in via Maggi,
di «mezzi doffesa» (spranghe, bastoni...), che poi distribuiva ai manifestanti. E
quel furgoncino ha portato gli uomini della polizia a via Cesare Battisti, alla ex Diaz.
Gli uomini della Digos, così, hanno effettuato un sopralluogo per pianificare loperazione
di perquisizione. Trovando conferme ai sospetti: cera stata anche una segnalazione
precedente che portava a ritenere che i Black bloc si fossero rifugiati nella scuola. Il
titolare della impresa edile che stava eseguendo dei lavori nelledificio, aveva
denunciato infatti la scomparsa di attrezzi dal «gabbiotto».
Chi ha partecipato alla fase organizzativa, alla pianificazione e alla
esecuzione della perquisizione? Secondo gli ispettori del Viminale, il questore Francesco
Colucci, il capo della Digos genovese, Spartaco Mortola, ma anche il prefetto La Barbera,
il suo vice, Gianni Luperi, il direttore dello Sco, Franco Gratteri. E stata la
questura di Genova, avendo il quadro delle forze presenti, a decidere di mettere in campo
il reparto mobile di Roma. Nel momento dellirruzione nella scuola, cera anche
il capo dellAntiterrorismo. La Barbera non sarebbe entrato allinterno delledificio,
sostando invece nel cortile. Ma in ogni caso era presente. E questo per gli
ispettori non è secondario. |